1.3.14

Chieti - LA VOCE DEI MARRUCINI

Il 21 Febbraio, alle ore 10, c’è stata la conferenza stampa organizzata nel bar Vittoria a Chieti, per la presentazione del giornale La Voce dei Marrucini, che sostituisce La Voce dei Quartieri di Chieti. Presenti il direttore responsabile Ugo Iezzi, il capo redattore Mario D’Alessandro, il direttore artistico Elda  Di Matteo,altri giornalisti e collaboratori della testata giornalistica, oltre al pubblico. Al momento, questo giornale, a tiratura mensile,è l’unico edito in città ed è un punto di riferimento per chi ama l’informazione, raccontata dai “narratori della comunità teatina”. I quotidiani Il Tempo, Il Messaggero ed ultimo, nel mese di Gennaio, Il Centro,si sono trasferiti. A differenza della prima edizione, è stato aggiunto un inserto di 4 pagine “ Lu Rapelazze”. L’espressione dialettale “TA RECAPE LU RAPELAZZE" [ http://www.che-fare.com/progetti-approvati/orle-culture-popolari/ ] si può spiegare come, “sciogliere uno ad uno tutti i peli arruffati che formano un ammasso, che la grandissima parte delle persone ritiene inutile, perchè impossibile snodare”. In breve, risolvere la “Magagna”, cioè l’imperfezione, la colpa di un qualche cosa. Quindi, nell’inserto, ci sono articoli che segnalano alcuni “nei” nella città , ma in spirito di critica  costruttiva e collaborazione, come la chiusura di conventi, parrocchie, botteghe. Renato di Matteo pensò di realizzare anni fa un giornale, partendo dalla sua esperienza nel quartiere del Tricalle e coinvolgendo giornalisti ed amici.Lui,da autodidatta, partendo da zero, realizzava il progetto grafico e l’impaginazione degli articoli, lavoro non semplice. Non possiamo dimenticare le sue telefonate, anche insistenti a qualche ritardario, per accelerare l’articolo, al fine di rispettare la data dell’uscita del giornale. Il suo impegno, la voglia di fare, il suo sorriso, il trovare gli sponsor, ci ha galvanizzati. All’arrivo delle copie del giornale, per non dare fastidio,ne piegava 1500 senza chiedere aiuto, ma da subito,invitava a scrivere gli articoli per il mese successivo,ciò per accontentare i cittadini che chiedono insistentemente il nuovo numero, dal giorno successivo alla consegna. Purtroppo, la sua malattia ha creato tante difficoltà e dopo una interruzione e la ripresa, alla fine Renato ci ha lasciati. Il nostro impegno è stato quello di continuare la pubblicazione, non far morire questa sua creatura. Ce l’abbiamo fatta, non è semplice, ma con l’aiuto di sponsor che credono nella visibilità del giornale, mensilmente riusciamo a stampare. La redazione tutta ha voluto sponsorizzare IL PROGETTO n.26 Or@le – che fare, che vuole essere il primo social network delle culture popolari. La Rete Italiana di Cultura Popolare è un’associazione culturale nata nel 2009 che ha per scopo la realizzazione di azioni policulturali per la valorizzazione e la riproposizione delle culture popolari e dei rituali sociali, antichi e moderni. La proposta si può leggere nella quarta pagina dell’inserto Lu Rapelazze.  http://www.che-fare.com/progetti-approvati/orle-culture-popolari/ Sarà possibile votare sino alle ore 18.00 del 13 marzo 2014. Il prossimo passo è creare una pagina WEB e “glocalizzare” il giornale. La glocalizzazione ritiene che il fondamento della società in ogni epoca sia stata ed è la comunità locale, al fine di diventare multinazionale o globale e pone al centro della sua "filosofia", l'individuo, la persona umana, il patrimonio locale materiale e immateriale della persona e del gruppo di appartenenza. Chissà se queste considerazioni sono capaci di farci uscire dalla crisi e svilimento nelle relazioni sociali.

Scritto da: Luciano Pellegrini

5 commenti:

  1. le intenzioni all'inizio sono sempre buone e lodevoli poi i fatti si dimostarno difficili da attuare e preservare a lungo nel tempo. A parte la disgrazia capitata, all'art directors, di cui noi tutti siamo dispiaciuti, ma il giornalino è rimasto a latitare per diverso tempo e molti mesi siamo rimasti senza. Non può la mancanza dell'uscita della "voce di quartiere", dopo il battage pubblicitario per la scelta del logo e la propaganda fatta in città, essere legata a dei fatti contingenti... la gente aspeatta la sua uscita mese per mese o poterlo leggere sul web, perchè come è facile entusiasmarsi e facile disinamorarsi e il giornale fa la fine di tante altre pubblicazioni susseguitesi a Chieti nel tempo "il cassonetto della carta". Io apprezzo di più un giornale (sul web) tipo Chietiscalo.it, dove poche persone gestiscono il tutto in maniera egregia e tutti quelli che scrivono lì non hanno "la puzzetta sotto il naso" come certe persone che si spacciano, a parole, per giornalisti, ma che forse giornalisti non sono o non lo sono mai stati. Tutti dovrebbero poter scrivere, per dare il proprio contributo, tenendo magari conto della natura della pubblicazione, senza tema di essere censurati o dopo aver presentato il diploma della scuola dell'obbligo... e poi diciamocelo che occorrerebbe un bel pò di sponsor perchè è risaputo che [ "li quatrine fanne jè l'acqe a mont e ball" ] i soldi fanno andare l'acqua su e giu' a piacimento.

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    1. vedi caro gattone "rosso" tu sai meglio di me che i giornali come li abbiamo oggi sul cartaceo sono destinati a scomparire perchè manca l'immediatezza. Dicono che per annunciare la fine della guerra di Troia si sia ricorsi all'accensione di fuochi sulla cima delle montagne, dall'Asia minore fino alla penisola ellenica. Ci misero un po', ma erano altri tempi. Oggi invece succede tutto in diretta, i fatti e la conoscenza dei fatti, i mezzi sono sempre più sofisticati e già la Tv sembra lenta in confronto a Internet, che permette addirittura di scrivere «muoio» mentre uno sta morendo, come è successo giorni fa all'infermiera Olesya di 21 anni, arrivata per dare aiuto nella tragica battaglia di Kiev e subito colpita al collo da un proiettile. Con una mano si tamponava il sangue e con l'altra scriveva su Twitter per far sapere, per salutare, per non sentirsi sola. Superate ormai le parole di Fabrizio de André ne «Il testamento»: …partimmo in mille per la stessa guerra/ questo ricordo non vi consoli/ quando si muore, si muore soli.Tappe bruciate per fare tutto e subito. Condividere sentimenti e situazioni con gli amici del Web dei quali non si conosce la voce, non si ha presente la faccia, però dialogano con te, danno consigli e ne richiedono in questo grande spazio che li contiene tutti. Lì si possono offrire pillole di saggezza o si può dar sfogo alla rabbia repressa, si può offendere o blandire, si possono condividere frustrazioni, si può fare quel che si vuole senza scoprirsi, un nome magari falso, una fisionomia sfocata, una frase qualsiasi e già puoi dare il via alla sarabanda degli interventi favorevoli e contrari. Le conquiste tecnologiche, tuttavia, sono importanti come tutte le conquiste e impongono un aggiornamento continuo anche nel linguaggio. Così sempre più spesso sentiamo parlare di hashtag che in fondo è un cancelletto (quello che si vede anche sulla tastiera dei cellulari) davanti a una parola chiave, che permette di riconoscere subito un determinato argomento nelle lunghe sequele di interventi, i famosi cinguettii di Twitter, così da non dover perdere tempo per cercare,ciascuno dice la sua, il botta e risposta è
      immediato. Il popolo del Web sempre all'erta, nulla sfugge all'occhio vigile.

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  3. Caro Antonio,
    impegnarsi gratuitamente in qualsiasi campo e spendendo soldi propri, non è facile,specialmente oggi.Non siamo professionisti e trovare una persona che gratuitamente compone la pagina è stato impossibile.Poi,questa persona importante per la stampa del giornale, l'abbiamo trovata, ed ora speriamo di essere puntuali per le prossime pubblicazioni. La pagina web è nelle nostre intenzioni, ma anche questo richiede impegno,tu ne sai qualcosa con il tuo blog.Inoltre, la carta ha più fascino del video.Quante persone, che aspettano il giornale, hanno un computer? Noi vogliamo pensare prima a loro! Per Un giornale registrato al tribunale è obbligatorio un giornalista professionista iscritto all’albo dei giornalisti. Ci sono altri giornalisti professionisti e tanti collaboratori. Nessuno si crede “quello che non è”, siamo persone umili e responsabili.
    Gli Sponsor sono un forte dolore al dente. Riusciamo a far stampare con piccole somme che ci offrono persone e qualche negozio. Anche questo problema, grosso, è una preoccupazione. Però i cittadini sono contenti di avere questo giornale, sono contenti di non leggerlo su un video, sono contenti a farci coraggio, insomma …,andiamo avanti.

    Luciano Pellegrini

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  4. io vi auguro la continuità...perchè la gente si abitua a trovare il vostro foglio davanti o nei negozi in cui abitualmente lo distribuite. So cosa comporta metter giù 4 pagine e stamparle, so cosa questo comporta in termini di costi. Non credo comunque che questi siano insormontabili visto la gratuità della "VOCE" e pertanto vi auguro molta fortuna per il futuro.(Io preferivo il vecchio "taglio"). Io quel poco che potevo fare l'ho fatto,credendo in voi, vi ho dato visibilità sul mio blog, ma di più non posso, anche perchè non sono un GIORNALISTA (e questa forse è una grossa limitazione per la continuità) dato che Chieti ormai è diventato un "paesone" più che una città capoluogo di Provincia, pronta ormai ad essere fagocitata nell'area metropolitana pescarese volenti o nolenti in un futuro prossimo. La nostra, purtroppo, è una città autarchica che nei decenni non si è mai voluta mischiare con gli altri, ( nu seme sempre chiù fregne di chilletre)riten endosi diversi dagli altri. Mi piace ricordare quello che diceva mio nonno, non si volle il "treno" in città "perchè avrebbe fatto rumore", rimanemmo così isolati per anni sul colle, dalle vie di grandi comunicazioni, fino a che non è arrivata l'autostrada. Quà le cose che succedono sono quelle che ci ammannisce Vignali, la strada con la pezza di catrame, il lampione che ha la lampadina fulminata, la scala mobile che sta ferma, la chiesa della Civitella, che resta chiusa perchè mancano i preti o quelli che ci sono sono ultra ottantenni e così via... Con queste premesse, spero tanto che voi vi diversifichiate dalla massa dei bloggers che pullulano come la gramegna sul web e in facebook altrimenti la vedo dura. Comunque caro Luciano tu lo sai, io sono un pessimista e spesso mi sbaglio.

    PS. apprezzo sempre i tuoi scritti che insieme a quelli di pochi altri sono d3egni di essere commentati. A presto rivederci. ciao

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