22.4.19

I due litiganti

Se un marziano sbarcasse a Roma, finirebbe per credere che Matteo Salvini e Luigi Di Maio, lungi dall’essere i vicepresidenti del Consiglio dello stesso governo, siano l’uno il leader della maggioranza e l’altro dell’opposizione. Con ruoli interscambiabili, per cui, se uno dei due fa l’istituzionale, l’antagonista subito s’improvvisa barricadero. Neanche all’epoca della sfida del fuoco tra il democristiano De Mita e il socialista Craxi (correva l’anno 1983 e il «patto della staffetta» tra i due naufragò: a Palazzo Chigi andò solo il leader del Partito socialista), lo scontro nella maggioranza era una lotta continua di questi livelli. «È grave che la Lega minacci la crisi», accusa Di Maio, che teme la tresca fra Salvini e Berlusconi. «La crisi di governo è solo nella testa di Di Maio», gli risponde il leader leghista, che invece paventa trame fra i Cinque Stelle e il Partito democratico. Come in un matrimonio che traballa, ma in cui i coniugi capiscono che il divorzio sarebbe sconveniente (almeno fino al voto europeo del 26 maggio), entrambi denunciano le scappatelle con più attraenti amori politici a destra oppure a sinistra. Questa permanente campagna elettorale, alimentata dai sondaggi che danno Salvini con il vento in poppa, e lui cavalca l’onda, paralizza l’azione del governo nei molti campi della discordia. E offusca il ruolo di Conte

3 commenti:

  1. Tra i due litiganti, il presidente del Consiglio non gode. L’occhio per occhio riguarda anche l’ultima ed esplosiva polemica. La Lega si schiera contro il «salva-Roma», cioè lo Stato che si accolla una parte del debito storico della capitale, accusando la pentastellata Virginia Raggi di non saper amministrare. È la replica all’attacco dei Cinquestelle sul sottosegretario ai Trasporti, il leghista Armando Siri, indagato per corruzione nell’ambito di un’inchiesta fra Roma e Palermo. «Fatto grave», ha detto Di Maio, sostenendo che il sottosegretario (che si dichiara innocente e che la Lega difende), dovrebbe dimettersi per una questione morale. Intanto, arriva la notizia che Federico Arata, figlio dell’imprenditore Paolo indagato nell’ambito della stessa inchiesta del sottosegretario, è stato assunto a Palazzo Chigi dal sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti. «Non rispondiamo a polemiche e insulti, Federico Arata è persona preparata», ribatte la Lega.

    RispondiElimina
  2. staremo a vedere cosa succederà dopo le elezioni europee.Io sono sempre convinto che questo governo durerà poco e ho anche paura per quello che succederà dopo.

    RispondiElimina
  3. Offusca il ruolo di CHI?
    Cioè, ma questo Conte chi è?

    RispondiElimina