10.11.08

Immigrati


"Sono briganti, lazzaroni, fannulloni, corrotti nell’anima e nel corpo... Siamo certi che i nostri capitalisti non riceveranno beneficio alcuno dall’importazione di queste locuste". Può sembrare cronaca italiana recente, eppure a parlare non è un politico fautore delle cannonate sui gommoni né un cittadino che vede minacciata la sua sicurezza. Correva l’anno 1890 quando queste parole apparvero sull’Australian Workman e le "locuste" in questione erano gli italiani. Forse ce ne siamo dimenticati, eppure c’è stato un tempo, neanche molto distante, in cui sulle carrette del mare c’eravamo noi. E’ un pezzo di storia che preferiamo non raccontarci, salvo per quei pochi zii d’America che ce l’hanno fatta, nella convinzione che agli altri, per integrarsi, sia bastato un duro e onesto lavoro. Purtroppo per molti non è andata così. In 27 milioni lasciarono l’Italia tra il 1876 e il 1976, come pure mio nonno paterno, mai ritornato a casa, per cercare fortuna in America, Australia, Brasile, Argentina, Svizzera, Germania e le terre promesse offrirono spesso solo odio, umiliazioni, sfuttamento. Cioè quello che trovano molti immigrati che oggi approdano alle nostre coste. Il paragone non calza? Noi eravamo diversi, migliori? La storia ci dice che non è vero, che ogni accusa rivolta oggi a loro è stata mossa ieri a noi. Come loro eravamo clandestini, attraversavamo di notte le Alpi, anche in pieno inverno, tentando di sfuggire ai controlli di frontiera francese, che fermavano circa 80 persone al giorno solo nella zona di Ventimiglia, ospitate in " un immondo casermone dove le camere offrono come comfort un po’ di paglia umida, vento gelido garantito a tutti i piani, vetri alle finestre serviti come obiettivi a tutte le artiglierie del mondo." Ci ammassavamo sui ponti e nelle camerate di terza classe dei transatlantici, per giorni, in condizioni invivibili, superando di gran lunga la capienza effettiva della nave e senza essere registrati ". Quando, nel 1927, affondò il "Principessa Mafalda" al largo del Brasile, il Corriere della sera fece un titolo a tre colonne e questo sommario: "Sette navi accorse all’appello.1.200 salvati. Poche decine le vittime". Erano 314.


2 commenti:

  1. ma gli altri tuoi blog che fine hanno fatto??

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  2. Causa virus ho dovuto riformattare tutto e sto ancora sistemando lentamente le cose. Dalle ceneri degli altri due è nato questo quì. Se gli amici gentilmente, collegandosi volessero ridarmi i loro link, con calma li riaggiungero di nuovo.

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