27.1.09

La noia


«Vi prego ragazzi, annoiatevi!». Con questa esortazione ci salutava il professor Zi Zolfi, di filosofia l'ultimo giorno di scuola. Era il suo modo di augurarci buone vacanze. La noia allora prendeva le forme di lunghe giornate calde, senza impegni e senza nuvole, al mare o in campagna. Spesso si restava senza televisione e allora non c'era molto altro da fare se non leggere, dormicchiare, sognare ad occhi aperti. La noia aveva una qualità seducente, era un tempo circolare, dilatato, che bisognava riempire con gli amici o con se stessi, senza temere il vuoto o la mancanza di stimoli. Semplicemente si poteva stare senza far niente, acquattati su un muretto o sdraiati sotto un albero, potendosi affidare ad una propria vitalità interna dalla quale lasciar scaturire idee, pensieri, sogni… il concetto di noia era associato alla solitudine, alla capacità di stare soli intesa come risorsa, «felice è l'uomo che sa stare solo in una stanza» diceva il filosofo Pascal. La noia che invocava il professore era in un certo senso una noia creativa. Adesso la parola noia evoca piuttosto scenari di angoscia o depressione, pigrizia, passività, qualcosa insomma da contrastare invece che assecondare, come se l'incontro con se stessi, in assenza di stimoli esterni, fosse foriero di brutte sorprese e non l'occasione per compiere un'esperienza di scoperta o di conoscenza. Credo che la paura sottostante sia quella di incontrare un vuoto incolmabile o di dover far fronte all'inevitabile fatica che costa il misurarsi con se stessi. Sfuggire alla noia e alla solitudine diventa perciò una necessità impellente e sembra che la nostra società abbia capito fino in fondo quali vantaggi economici comporti andare incontro a questa esigenza dei ragazzi, creando mode e inducendo bisogni. Le vie di fuga offerte sono pressoché illimitate. Solo per fare qualche breve esempio: le «smart drugs», il cui nome già di per sé chiarisce un intento; droghe «furbe», di facile assunzione, scambiate per compagne di una sera senza davvero valutare l'impatto nefasto che possono avere, specie se abbinate al consumo di alcool. Sull'alcol in particolare non esiste alcuna regolamentazione, offrire Vodka Lemon ai minorenni è una prassi, è dolce, fredda, va giù che è una meraviglia... ma che gradazione alcolica ha? Tutto va nel senso di un'accelerazione: molto, in fretta e subito, ecco il modo in cui si vorrebbe crescere, e tutti i messaggi che riceviamo sembrano colludere con questa illusione. Il tempo lento e spesso monotono del crescere viene considerato un'inutile perdita di tempo, quando invece è ciò che permette all'esperienza di sedimentare, l'attesa viene vissuta come frustrazione mentre è ciò che fa maturare il desiderio e costruisce la motivazione a raggiungere un obiettivo. Anche la noia fa la sua parte.


6 commenti:

  1. è semplicemente vero.....
    io non riesco piu' ad annoiarmi. non ho piu' un attimo della giornata di tutto l'anno in cui mi soffermo un secondo e dico: va beh, che faccio? come impiego le prossime 2 ore?
    anche la noia ha la sua grande utilità in questo modo veloce in cui le 24 ore non bastono piu'

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  2. @bruno

    Dicono che il mondo è cambiato. Ogni mattina, ancor prima di aprire la finestra sappiamo già che tempo farà, che cosa faremo nel corso della giornata, quali gli appuntamenti, gli impegni, le scadenze. Abbiamo programmato tutto, pianificato ogni dettaglio, legato ogni attimo all´orologio se non al cronometro.

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  3. adesso ho capito perchè non non mi annoio di noia

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  4. la tua è una bella riflessione..
    esiste la noia di vivere?

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  5. Ma Zi Zolfi era un professore o una professoressa? eh sì perché la noia non è la stessa

    Gen d'Alf

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  6. @Gen d'Alf

    Vedo che sei attento! Era masculo (professore - errore di battitura)ed era un napoletano. Era piccoletto che sembrava un bambino e quando spiegava si sedeva sulla cattedra rivolto a noi ragazzi e parlava, parlava, quanto parlava...La professoressa l'ho avuta al primo anno e non ho di lei un buon ricordo si chiamava : Piccone ed era la moglie del direttore della allora filovia di Chieti (anno 1962-1963)

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