1.4.09

Genitori & Figli

Ogni tanto nei blog cittadini qualche giovane emergente cerca di dare una scossa all'ambiente Teatino spronando i giovani ad agire per il loro bene, senza lasciare sempre gli altri a decidere sul loro futuro. Lo fà con ardore attraverso i suoi scritti, senza ottenere grossi risultati come numero di partecipati al dibattito o come numero di risposte ai suoi "disperati" post. L'aria che si respira per loro oggi in Italia è questa: di un paese smembrato, disgregato, smantellato, in altre parole allo sfascio. La cosa preoccupante per me è che questo catastrofismo dilagante colpisce anche la categoria dei più giovani. Come se fossero ormai anch'essi una generazione bruciata invece di essere coloro che aprono le porte del futuro. A forza di sentirselo dire, finiranno per bruciarsi davvero sotto i riflettori violenti della ribalta mediatica. Oggi quando si parla di giovani si tende a fare l'associazione maschi-bulli (siano essi nelle scuole o nelle curve degli stadi), e femmine-veline. La cronaca recente purtroppo sembra confermare questa immagine. Alla domanda «cosa vuoi fare da grande?», la maggioranza dei maschi ha risposto «calciatore» e per le femmine la risposta più diffusa è stata «diventare un personaggio famoso» (ma non nel senso di vincere un premio Nobel). La seconda risposta, forse ancora più inquietante, è stata «non lo so». Questo «non lo so», più che un dubbio, che sarebbe anche legittimo, assomiglia piuttosto ad un abdicare al futuro, ad una mancanza di capacità di proiettarsi nella società degli adulti, della quale gli adolescenti non si sentono parte. La temono, la disprezzano, talvolta la odiano, quindi si autoemarginano vivendo in un mondo parallelo fittizio dove diventare famosi è la soluzione più facile. Se io fossi un'adolescente mi batterei per il ripristino del buon nome della categoria, laddove ormai fare una vita «normale» come andare bene a scuola, praticare uno sport, rivolgere la parola ai propri genitori, sognare di fare qualcosa da grande sembrano prerogative da eroi o da «soggetti». Ma come si è arrivati a questo punto? Guardavo alcuni dei video che girano su Youtube: ragazzine che si fanno filmare mentre fanno uno spogliarello nelle loro camerette dove sullo sfondo si vedono ancora i peluche che forse qualche volta ancora abbracciano prima di addormentarsi. Una ragazzina che ha bisogno di farsi guardare in questo modo dai suoi coetanei è una ragazzina che non è stata mai guardata da una figura affettivamente significativa. - Nessuno mi ha mai guardata-amata, ma se mi metto nuda qualcuno lo farà -. Penso che per i ragazzi che si comportano da bulli valga lo stesso ragionamento, una tremenda confusione tra amore e visibilità, laddove il primo dovrebbe garantire la seconda agli occhi di chi ti vuole bene. Ma se questo non è mai avvenuto, non resta che affermarsi mettendosi in mostra. Allora forse la domanda da farsi è: dove sono i genitori di questi ragazzi? Verso che cosa rivolgono il loro sguardo se non hanno mai posato gli occhi sui propri figli? Io a questa domanda non so rispondere ma forse gli stessi ragazzi avrebbero qualcosa di interessante da dire in proposito, perchè non lo fanno ?.

3 commenti:

  1. molto particolare il tuo post...
    fa riflettere sulle nuove generazioni, forse trascurate da genitori insoddisfatti da lavori pagati male e che non sanno nemmeno loro cosa augurarsi per i figli...
    conosco molti genitori che vorrebbero che i loro figli diventassero calciatori e li incitano anche poco nello studio... in realtà proiettano sui figli quelli che erano i loro sogni non realizzati....
    in generale c'è troppa tv dietro le risposte di questi bambini...
    per le femmine credo che i modelli proposti siano eccessivamente diseducativi ... ma vista anche la mia personale situazione incoraggiare lo studio e poi non trovare un lavoro che soddisfi anni di sacrifici non so se potrebbe essere la mia risposta....
    la cultura ormai serve soltanto a livello personale... se uno ne sente la necessità.... ma è difficile, troppo difficile, fare piani per il futuro a lungo termine....
    buon giovedì

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  2. Sono convinto anche io che i genitori giocano un ruolo fondamentale su questo tema. Io noto che quando ci sono delle bravate, i protagonisti arrivano sempre da buone famiglie. I genitori devono educare fin dal principio con consigli giusti, ed indicare le strade della vita, lasciando poi al figlio quale prendere.

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  3. Ciao, 
    sono Andrea Ciccarelli di Theblogtv - http://www.theblogtv.it/  (società di produzione user generated in Europa). Scusa l'intromissione in questo spazio.

    Attualmente stiamo lavorando a un format per Rai Educational dedicato al giornalismo cittadino. La raccolta dei materiali (video, foto, articoli) che saranno inseriti nelle puntate è solamente all’inizio e Rai Educational lancerà prossimamente uno spot per promuovere la partecipazione degli utenti in rete.

    Ho potuto vedere il blog che hai costruito (molto bello!) penso che potresti collaborare ai contenuti delle puntate; per questo ti chiedo, se pensi che il progetto possa interessarti, di contattarci per avere ulteriori informazioni.

    Chi partecipa può segnalare i contenuti dal nostro sito (www.theblogtv.it) e, a breve, potrà farlo anche dal sito ufficiale della trasmissione. L'iscrizione è naturalmente gratuita. Spero tu sia interessato a partecipare a questo progetto.

    Fammi sapere che ne pensi e per qualunque chiarimento in merito al progetto scrivimi alla mia mail o ad: elenaritondale@theblogtv.it

    un saluto
    Andrea 

    La prima puntata sarà interamente dedicata al mondo del precariato

    La flessibilità non è solo un attributo del lavoro ma una nuova condizione esistenziale. Un dramma per alcuni, un'opportunità per altri: nuovi spazi, nuovi tempi e nuove frontiere si aprono per i più e meno giovani, allergiche al cartellino da timbrare.
    Nel corso di questo viaggio nell'Italia del precariato e della crisi vogliamo raccontare storie di individui che la società spinge al margine e le opportunità di chi nella crisi vede la possibilità per una crescita. Invia il tuo contributo, racconta il mondo del lavoro al tempo del precariato

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