3.4.13

Chieti - L'economia in Italia non riparte



La via crucis di quest'anno potrebbe avere come "stazioni" la catena di chiusure di aziende, la crisi dell'edilizia, il susseguirsi di licenziamenti, la crescita della disoccupazione, la perdita della speranza. Non ci sono isole felici, non ci sono categorie privilegiate. Tutti soffrono una situazione dalla quale non si intravede via di uscita. Italiani e stranieri, giovani e lavoratori maturi, tute blu e colletti bianchi, professionisti e operai, ciascuno potrebbe raccontare la propria storia, L'improvvisa presa di coscienza di essere finiti tra i poveri. Di non arrivare per davvero alla fine del mese. Sfratti, pignoramenti, debiti insoluti sono all'ordine del giorno. Interi comparti non ce la fanno più, la cassa integrazione anche straordinaria sta per giungere al termine, fabbriche chiudono i battenti, le multinazionali se ne vanno. Si potrebbe continuare a lungo con questa descrizione. A cui dovrebbe essere aggiunta una dimensione psicologica ed esistenziale: la crisi porta alla sfiducia, finanche alla disperazione. Se poi questa crisi è generalizzata, questi stati d'animo individuali diventano per così dire collettivi, sociali, politici. E si perde così definitivamente la bussola. Come leggere altrimenti i dati sul gioco d'azzardo il cui giro d'affari si è quadruplicato in 10 anni? E lo scandalo del "Compro oro", quasi un'usura legalizzata? Molte persone, molte famiglie non sanno più cosa fare. Così come le strutture di aiuto, pubbliche e private, che si vedono oberate di nuove esigenze, chiamate a risolvere casi di estremo disagio senza però avere le risorse necessarie per affrontare questi problemi. La società si sta disgregando perché ciascuno è quasi obbligato a "difendere" gelosamente la propria posizione: mors tua vita mea. L'Italia poi, paese dove il "particulare" regna sovrano, rischia ancora di più di vedere eroso quel già fragilissimo senso civico a cui proprio in queste situazioni dovremmo essere chiamati. Oggi però la logica di una chiusura egoistica sembra prevalere. Questi sono discorsi che privilegiano una dimensione etico-politica, ma l'economia e la finanza sono determinate da strutture ben definite e difficilmente riformabili attraverso esortazioni morali o generosi atti di volontà che, a conti fatti, non scalfiscono neppure i veri ingranaggi della storia. Viviamo un tempo di inquietudine generalizzata, come ha sottolineato qualche giorno fa il premio Nobel per la pace Elie Wiesel. Ora, lo sappiamo, la distinzione tra locale e globale è sempre più esile: tutto è collegato a livello internazinale, tutto sembra più grande di noi. In Giappone hanno deciso che uno stabilimento della Subaru, ubicato in una remota provincia montuosa italiana al confine con l'Austria, non ha più ragione di restare aperto e immddiatamente l’hanno chiuso. Cosa possiamo farci? Questo però è l'orizzonte dentro il quale dobbiamo vivere. E agire. Senza lasciarci andare alla contemplazione attonita delle macerie intorno a noi, ma resistendo alle avversità e progettando un futuro diverso. Non ci si può fermare al Venerdì Santo. Questo è il compito di tutti, non soltanto, di quella che comunemente si chiama "classe dirigente" certamente alla politica andrebbe chiesto qualcosa di più. Ma è meglio non guardare a quello che succede in Italia: è l'irresponsabilità a guidare il paese in questo frangente. Qualcuno è molto più colpevole di altri, tuttavia i cittadini sembrano non accorgersene, come ha testimoniato il" recente esito elettorale. Sembra che possiamo fare poco a livello globale e poco a livello nazionale. A mio avviso il cuore del problema sta nella capacità della politica di riavvicinarsi al cuore della gente, di sporcarsi le mani, di essere "pastori con l'odore delle pecore", come  ha detto Papa Francesco ai preti e ai vescovi.

@enio

6 commenti:

  1. Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco guadagna 495 mila euro l’anno, lui certamente non risentirà della crisi. Mi vien da pensare a come e se mai avrà il tempo di spendere questa valanga di soldi.

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  2. e te credo che non riparte
    ce conviene de più importà le cose dalla cina con gli ultimi euri che ce so rimasti, piuttosto che mettece a produlle qua da noi co tutti i papponi che stanno sulle spalle de chi sgobba.
    Ho scoperto che puro er basalto (sanpietrini, lastre per pavimentazioni esterne, etc) viene dalla cina, dopo aver cercato la vecchia cava vicino a viterbo che 3 anni fa ancora lavorava

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  3. Sono anch'io precario e capisco il dramma di chi perde il lavoro.
    Questi poveracci si accorgeranno presto della scarsa solidarietà dei politici e della Pubblica amministrazione nei loro confronti.

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  4. ... risanare i conti della Pubblica Amministrazione subito... bisogna innanzitutto fermare le spese pazze... il Governo deve autorizzare la PA solo ai pagamenti anticipati, cominciando a dichiarare nulli tutti i contratti di fornitura con altre condizioni di pagamento. Non ci vuole mica un professore: se hai i soldi in tasca li puoi spendere, se no tiri la cinghia. Altro che "pagamenti a babbo morto", qui muore l'Italia.

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  5. Per non parlare dei pensionati che, vedi il sottoscritto, deve anche tremare perché gli hanno messo in vendita la casa che occupa dal 1969.

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  6. Nessun aumento dell'Irpef né di altra tassa. Ma al momento anche nessun decreto. Il consiglio dei ministri che doveva varare il provvedimento per assicurare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione alle imprese è stato rinviato, con uno slittamento «di pochissimi giorni», necessari, secondo il governo, a «un approfondimento» del testo ancora in via di definizione... nessuno fa niente e Monti tenta di coprire i suoi fallimenti di tecnico. Ha sprofondato l'Italia in una crisi spaventosa ha fatto, con la sua politica e l'appoggio dei soliti partiti,chiudere i rubinetti dei soldi alle banche con conseguente chiusura di diverse fabbriche che hanno messo in mezzo ad una strada moltissimi lavoratori.

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