29.6.13

Chieti - Tutto bene ? E' il nuovo modo di salutarsi ?


«Tutto bene?» Pare che, anche a Chieti, questo sia il nuovo modo di salutarsi. E la risposta non può che consistere nelle stesse parole, ma espresse con tono affermativo: «Tutto bene». Come è per gli inglesi con il loro «how do you do?», a cui cortesia vuole che si risponda con la stessa formula. Tutto bene, dunque? Non sempre, ma provate a rispondere: «No, va male». L'altro resta interdetto, non se l'aspettava. Allora annaspa, non sa cosa dire e finisce che, imbarazzato, passa a parlare d'altro. Guai, infatti, rispondere alla lettera su come vanno le cose. Non ci si deve dilungare per spiegare lo stato di salute, non è gentile annoiare l'altro se gli affari non procedono, o tediarlo con tormentose vicende familiari. Nella vita di oggi non c'è spazio per sentimenti ed emozioni, bisogna essere sempre in forma, costantemente sulla breccia, pronti a sbranare l'altro se mostra un cedimento. Bisogna correre, per arrivare dove non si sa, ma guai fermarsi. Non c'è tempo per occuparsi dello stato d'animo degli altri, per dimostrare attenzione e vera amicizia. Dice mio nipote: «Non raccontare i tuoi guai alla gente: non interessano all'80 per cento. E l'altro 20 gode che tu li abbia». Frase crudele, ma che ben esprime lo spirito del tempo. Se un bambino un giorno se ne esce con la frase: «Sono triste», le sue parole mettono in crisi chi non ha sensibilità, chi ignora cosa sia l'empatia, chi non sa ascoltare con il «terzo orecchio», quello del cuore che coglie le sfumature del vissuto altrui. E magari minimizza, non dà risposta al dolore del bambino, forse non sa dirgli che banalità tipo: "Su, su, non badarci. Passerà". E anziché abbracciarlo per fargli sentire il calore dell'affetto, del sostegno e della solidarietà, invece di chiedergli la ragione della sua tristezza, magari lo porta a scegliere un giocattolo o a mangiare un dolcetto. Così si nega all'altro il suo personale vissuto emotivo, gli si manda il messaggio che lo stato d'animo non conta, che la sua malinconia infastidisce gli altri, che deve imparare a gestirsela. Così si apre la strada all'insicurezza e alla sofferenza psichica. E poi si parla di solitudine, di infelicità, di incomunicabilità…

@enio
 

7 commenti:

  1. Guarda Enio, hai espresso con grande maestria e profondità un pensiero che mi gira nella testa da sempre. Proprio come tu dici. Il famoso "Tutto bene?" ti impedisce immediatamente di esprimerti, di dire magari anche solo 2 parole sul fatto che il giorno prima si è scoperto che hai un tumore all'occhio sinistro. E' un'espressione che io detesto e che non ho mai usato, un modo di salutare che blocca immediatamente la comunicazione. Proprio non mi piace.

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  2. Sai che riflettevo da un pò su questa cosa? A Napoli da anni c'è l'abitudine di salutare col "Tutt'appost?", che suona quasi retorico, considerando i tempi che viviamo. Io mi sono adeguato e rispondo "Non c'è male, si va avanti", che almeno lascia trasparire sempre qualcosa che non va come dovrebbe.

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  3. Enio, che fai? Hai il dono della lettura del pensiero a cotanta distanza? Ho appena salutato un vicino di ritorno dalle vacanze con il tuo "Tutto bene?" e mi sono beccata la tragica storia di come si sia perso il borsone con telecamera, Cubo della 3 per Internet, orologio, macchina fotografica e IPad perché appoggiata sul tetto dell'auto e poi partito alla grande senza riporla nel cofano.
    La sagra der cojone, come dicono a Roma...
    Ma se anche si tornasse al trito "Ciao, come stai?", sono in agguato le analisi del sangue con i valori che "eh, mica tanto normali!", lo strano dolore "un-po'-qui-un-po'-lì, che chissà cosa c'è sotto...".
    Ora, stante la tua saggezza, suggeriscici un'alternativa: come dobbiamo salutare le persone che incontriamo - delle quali non ci frega una sega - per non incorrere nei succitati monologhi frantuma fanerogame? "Salve"? "Ciao"? Illuminaci!!

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  4. Pensiero molto profondo e triste...e vero.

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  5. eeehhh ma come state indietro lì in provincia
    qui in città so' anni de "tutto a posto?"

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  6. Ciao Enio, ti ringrazio per la tua presenza sul mio blog :D
    Molto interessante questo articolo, fa riflettere sull'indifferenza diffusa della società moderna, in cui non contano gli affetti, la solidarietà o i sentimenti, ma importa solo il profitto. Ciò che hai descritto è uno dei fenomeni macroscopici del nostro modo di pensare e di agire.
    A presto :D

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  7. carino :) vero! il tuttobene lo uso anche io, ma perché penso che ognuno che abbia passato i, diciamo, 20 anni ha i suoi problemi (famiglia-lavoro-salute ecc) che già riesce a gestire con una certa difficoltà e forse non ha l'energia psichica sufficiente per gestire anche quelli di una persona non di famiglia o amica stretta, non è cattiveria.. ma accontentiamoci anche del tuttobene, c'è chi non usa neanche quello
    ciao

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