28.11.09

Chieti - 1957 e oltre

Allora noi ragazzi, contenti di poter giocare, usavano una palla di gomma bianca di una ventina di centimetri di diametro e spesso lo facevano nell'aia a piedi nudi e ogni tanti si pigliava pure qualche "cipolla". (picchiavano a terra il ditone del piede che si gonfiava). Mi ricordo che io iniziai in porta, solitamente quella del magazzino, e c'era Guiduccio di Ciavajone, un ragazzo più grande di me, con un gran ciuffo biondo un testa, che mi tirava la palla, di destro, di sinistro e al volo che io poi acchiappavo e gli rispedivo indietro. Poi c'erano le interminabili partite, di solito erano tre contro tre più i due portieri, con la formazione delle squadre fatte tirando a sorte con le dita, per accaparrarsi gli elementi migliori da destinare alla propria compagine. Un altro gioco in voga era chiamato "Mazza e Cuzz", che si giocava con una asta di legno, solitamente lunga 50 o 60 cm e un piccolo cuneo (lu Cuzz), appuntito ad ambedue i lati, anch'esso di legno di 20 o 30 cm di lunghezza. Battendo il cuneo da uno dei due lati con l'asta, questo si alzava da terra e a volo riceveva un'ulteriore battuta che lo mandava a cadere diversi metri più in là. Era in parole povere una specie di Baseball dei poveri. Chi riusciva a mandare il cuneo più lontano era proclamato vincitore. Il gioco necessitava di parecchio spazio e notevole abilità ed era solitamente praticato nelle aie in campagna. Altro passatempo di noi ragazzi, avvantaggiati dal fatto che allora erano pressochè inesistenti i parcheggi per la quasi assenza delle macchine, era quello di tracciare col gessetto due linee più o meno parallele tra loro, le quali, nella nostra fantasia, indicavano il tracciato di una strada sulla quale venivano mossi in successione da parte di ogni partecipante, stagnole ricavate dai tappi corona delle bibite, instaurando un ipotetico Giro d'Italia, il cui percorso era vinto da chi con un minore numero di "scucuzze" (ovvero la spinta data alla stagnola, facendo leva tra il pollice e l'indice della mano) riusciva ad arrivare per primo al traguardo del tracciato. Se si usciva dal tracciato, si "forava" e la posizione del tappo veniva riportata al punto dell'ultima scucuzzata.. Il gioco veniva contemplato da ciascuno di noi come un processo competitivo che univa la nostra fantasia e la nostra lealtà sportiva. Erano sopratutto svaghi innocenti che non impegnavano le tasche dei nostri genitori. Le stagnole venivano riempite solitamente con del sughero, pressandolo, su cui venivano poi attaccate le faccine dei corridori di allora, ritagliate da un giornale che si chiamava "Lo Sport Illustrato". Il traffico come detto, allora, era praticamente inesistente e per poter usufruire dell'autobus pubblico, per raggiungere Pescara o le altre località collegate a Chieti, in Piazza San Giustino, bisognava dare l'assalto alla diligenza in arrivo, per accaparrarsi un posto a sedere, magari vicino alla finestra. Questa non era un'impresa facile sopratutto per quei passeggeri non più in età giovanile.


6 commenti:

  1. @stella
    questa era la IV elementare e il maestro era Della Penna. Grande, severo e bravo maestro. Allora si usava il righello e le "bacchettate" erano 10 se il capoclasse ti segnava sulla lavagna e ti assicuro che facevano male !

    RispondiElimina
  2. Leggendo questo tuo post mi sono ricordato degli stessi vostri giochi che qui a Roma chiamavamo con nomi diversi.
    - Mazza e Cuzz con gli stessi attrezzi, da noi era la "nizza";
    - Scucuzzata con i tappi di latta delle bibite "fric" mentre scucuzzata stava per scambio di botte in lite tra ragazzi;
    - a palla, che noi giocavamo con un più alto numero di partecipanti ne parlo più dettagliatamente in un mio post del 25 maggio c.a. dal titolo "IL RETTANGOLO".
    Grato per i ricordi ti faccio, anche se in ritardo, i migliori auguri per il tuo recente compleanno.

    RispondiElimina
  3. @il monticiano
    vedo che tutto il mondo è paese, i giochi cambiano di nome ma sono sempre gli stessi... odio erano!

    RispondiElimina
  4. O_O
    io non c'ero ancora nel '57 e nemmeno le mie sorelle o mio marito....
    certo che le cose cambiano.... anzi sono cambiate...
    buon lunedì ^___________^

    RispondiElimina
  5. @pupottina

    allora si era appena dopo la fine della II guerra mondiale e gli americani ci riempivano la pancia (nelle mense scolastiche) col famoso formaggio giallo che veniva dato a noi ragazzi a tocchi, prelevandolo da una grossa tanica. ( teniamo presente una grossa tanica di vernice, tale era la grandezza del contenitore che arrivava alla scuola Nolli, levatene il coperchio e invece della vernice c'era un addensato di color arancione che noi chiamavamo formaggio giallo; buono, nutriente e gustoso). In aggiunta nelle nostre case, siccome la dieta era scarsa di proteine, per mancanza di carne, veniva integrata con dell'olio di fegato di merluzzo e delle iniezioni di calcio... quante ne abbiamo fatte !

    RispondiElimina