15.1.11

Non rubate il futuro ai giovani

Senza alcun dubbio il dicembre 2010 verrà ricordato - per ciò che concerne il mondo del lavoro italiano - per due motivi fondamentali: la vicenda Fiat a Pomigliano e a Mirafiori (che può considerarsi l'inizio - positivo o negativo lo vedremo nei prossimi mesi - di un diverso sistema di relazioni azienda/sindacati) e, soprattutto, il problema della disoccupazione e del futuro dei nostri giovani. Difficoltà a trovare un lavoro e un futuro con poche speranze e pochissime illusioni sono i due problemi con cui si deve confrontare chi oggi ha meno di 25/30 anni e che, quasi sempre involontariamente, rimane a casa dei genitori.
Ecco, l'unico vero ammortizzatore sociale di portata generale continua ad essere, in Italia, la famiglia. Ma per quanto tempo ancora potrà funzionare efficacemente? Gli ultimi dati e le previsioni più aggiornate parlano chiaro: dentro o vicino alla soglia di povertà. si trovano ormai dai 13 ai 15 milioni di italiani e questa cifra è destinata ad aumentare ancora, nel breve e nel medio termine, se chi ci governa continuerà a vivere alla giornata nella più totale incapacità o volontà di varare - tranne rarissime eccezioni - provvedimenti coordinati tra loro e di applicabilità generale. Basta, a questo proposito, citare un solo esempio: governo e ministro del lavoro ormai da quasi due anni sostengono di avere istituito un valido ammortizzatore sociale anche per i co.co.co. e i co.co.pro.: gli stanziamenti troppo limitati e i requisiti per ottenerlo davvero difficili da far valere hanno fatto sì che soltanto poche migliaia di ragazzi hanno potuto ottenere questa nuova indennità, che, oltre tutto, è di poche migliaia di euro ed è una tantum. La realtà? La realtà è in questa lettera apparsa in questi giorni su un quotidiano: «Sono uscito otto anni fa da casa per lavorare e crearmi un futuro. Ho cambiato tanti posti, tutti di breve durata, facendo i lavori più diversi e umili. L'ultimo mio principale si dimenticava di pagarmi... Da tre mesi cerco un nuovo lavoro, in ritardo con l'affitto, con le rate della macchina, in ritardo con la mia vita...». Rubare il futuro e la speranza ai giovani è il più grande e vergognoso reato di cui non possono e non devono macchiarsi le attuali classi dirigenti, politiche e non politiche.

6 commenti:

  1. Quello che emerge con chiarezza, in questi giorni in Italia è che qui non c'è un posto per tutti lavorativamente parlando, e la soluzione che viene e l'unica soluzione, anche per un laureato è quella di emigrare all'estero come si faceva cento anni fa.
    Prima bisognerebbe sistemare la persone a rischio emarginazione, poi, forse, ci sarebbe spazio anche per chi si laurea, a cui si consiglia sempre e comunque di emigrare. Alla fine non so se valga ancora la pena di studiare tanto per fare una vita da emigranti. Forse è proprio il caso di rivalutare l'artigianato e le professioni ad alto contenuto specialistico, rivalutando una prospettiva di autonomia professianale che si fonda di più sulla concretezza del lavoro imparato da chi lavora, piuttosto che fondare la propria preparazione su studi teorici, che poi si rivelano pura accademia.

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  2. La realtà è che paradossalmente se ti laurei hai meno possibilità di trovare lavoro in Italia. Ormai conta apparire, contano i modelli del maschio dislessico e della femmina vamp che stanno seduti su una poltroncina a litigare e pavoneggiarsi, in uno studio pieno di anziani che li incitano, per la gioia del telespettatore rincoglionito. Con buona pace della cultura

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  3. @Inneres

    Il Presidente della Repubblica nel suo discorso di fine anno ha richiamato l'attenzione, speriamo non imutilmente, di tutti (Governo, Parlamento, Partiti, Forze Sociali Sindacati e noi cittadini) su quello che, a suo avviso, è il problema più importante ed immediato da affrontare: il lavoro e l'avvenire dei giovani. Alla sua soluzione è direttamente collegato il futuro della democrazia in Italia.

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  4. In Italia esistono due settori della vita pubblica intoccabili: l’Università e la Magistratura. Dalla prima ci si attende la selezione della classe dirigente di un Paese, la ricerca, l’innovazione, la spinta verso il merito e l’eccellenza. Dalla seconda una cosa semplice, quella sulla quale si fonda la democrazia: giustizia applicata con equilibrio, non a caso il simbolo è la bilancia. Ebbene, né l’università né la giustizia soddisfano questa aspirazione dei cittadini, anzi spesso la ignorano e calpestano. Chiunque abbia provato a rimettere a posto il cortocircuito presente nelle due istituzioni, c’è rimasto secco. L’università e la giustizia sono lo specchio di un Paese, indicano con buona attendibilità il suo stato di salute, la sua capacità di andare avanti nel club di quelli che contano, sono la catapulta per proiettarsi nel futuro.

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  5. Concordo con le tue parole. La situazione dei giovani sarà esplosiva tra alcuni anni. Il problema è che sembra che non se ne renda conto nessuno.

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  6. Per colpa di gente come lei che vota la classe politica che abbiamo sono andato via.
    AI giovani non si deve levare il futuro,ma a 10 milioni di lobotomizzati va tolto il diritto di voto.

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