12.9.11

E' scomparso Gino Latilla

È morto domenica mattina a Firenze Gino Latilla, aveva 86 anni. Nato a Bari il 7 novembre 1924. Certo, adesso è facile dire che anche l’ultimo grande esponente della generazione dei primi Festival di Sanremo se ne è andato e con lui forse l’ultima bandiera del cosiddetto canto all’italiana. Scontato per chi, come Gino Latilla, cantò a Sanremo nel 1953 «Vecchio scarpone», ovvero un concentrato di patriottismo, fra stelle alpine, polverose soffitte e fili d’erba disseccati dal fango; e che nel 1957 propose «Casetta in Canadà», proprio quella «con vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà». Per giunta cantata insieme a Carla Boni (che l’anno dopo sarebbe diventata sua moglie) e indossando addirittura un cappello di pelliccia alla Davy Crockett!. A parte che queste canzoni hanno accompagnato l’immaginario dell’Italia della ricrescita e di una grande stagione radiofonica, si potrebbe obiettare che, scritte da grandi autori fecero il giro del mondo ottenendo prestigiose interpretazioni. Ma sarebbe comunque riduttivo nei confronti di un artista che in una carriera lunga e luminosa ha fatto bel altro. Negli anni Cinquanta Latilla fu quindi uno dei massimi protagonisti della musica italiana che abbandonò solo nei primi anni Sessanta per entrare in Rai come dirigente, prima a Roma e poi a Firenze. Negli anni Ottanta tornò a cantare con alcuni vecchi amici, tra i quali anche Nilla Pizzi e Carla Boni. Negli stessi anni il suo nome comparve nella lista della P2 di Licio Gelli.

Tra i suoi successi Vecchio scarpone (1953), Tutte le mamme e E la barca tornò sola (entrambe del 1954), Casetta in Canadà (del 1957 in duetto con la moglie Carla Boni), Timida serenata (1958), Io sono il vento (1959) e Il mare nel cassetto (1961 con Milva), altri duetti con Nilla Pizzi e Fred Buscaglione
 enio
 

3 commenti:

  1. Se ne va in silenzio l'immagine di una persona vissuta in una Italia di allora: pura, semplice, dignitosa e anche onesta. Non c'erano telefonini, non c'erano computers.
    Ci si voleva bene, ci si stringeva la sera davanti ad un tv in bianco e nero ... altri tempi.

    Quelle erano canzonette, ma quei tempi, quelle voci e quei sorrisi non li dimenticheremo mai.

    Ciao Gino, riposa in pace

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  2. Un' epoca la sua che in confronto ad oggi sembra un'altra dimensione, un altro pianeta... Un'epoca gentile, pulita, romantica, soft, povera ma dignitosissima, dalle canzoni semplici quanto belle e cantate ed ascoltate col cuore sull'amore e la considerazione della persona, che allora non era basata sul conto in banca o sul tenore di vita... Era l'epoca dei balli in casa coi genitori seduti fissi a guardare che non si "osasse" troppo... L'epoca dei filobus per correre all'appuntamento della fidanzata che usciva dal lavoro; della felicità fatta di niente, perchè niente o poco c'era... Nomi come Ines, Gabriella, Antonietta, Teresa oggi non si usano più... ma allora erano ragazze acqua e sapone e il nero dei prosperi spenti per le sopracciglia.. e i ragazzi che si impomatavano perchè usavano la brillantina Linetti (quella dell'uomo che non doveva chiedere mai) Caro Latilla tu ci hai lasciato con le tue canzoni la colonna sonora di quei tempi fatti di spensieratezza e tanta speranza... e riascoltandoti per qualche minuto li rivivremo... grazie Gino!

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  3. Una cosa è certa, quel tipo di musica italiana così melodica non piace alle nuove generazioni ma, per molti, ancora la sentono risuonare nelle proprie orecchie.

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