6.6.12

A giorni gli Esami di Stato


Come ogni anno anche a  Chieti si consuma il rito d'iniziazione all'età adulta. Fra qualche giorno inizieranno gli esami di Maturità. Hanno provato a cambiargli il nome, ma non c'è stato niente da fare: si chiamava «Esame di Maturità» e tale è rimasto, a dispetto della denominazione di Esame di Stato, tornata in vigore da qualche anno, che rimanda alla preistoria degli anni Sessanta, asettica, risonante di anonimato istituzionale. Maturità invece è una parola calda, carica di valenze evocative ed emozionali, di un pathos che lascia tracce profonde e capace di risvegliarsi anche a molti anni di distanza visitando i sogni notturni di ragazzi divenuti adulti, nell'incubo di un traguardo ancora da superare. Le ansie e i fervori che l'esame alimenta nei ragazzi e nelle loro famiglie non si giustificano solo con il timore suscitato dalla prova in sé, che da tempo risulta poco o nulla selettiva; oltre il novanta per cento degli iscritti la supera e la percentuale di insuccessi risulta quasi azzerata se si prendono in considerazione soltanto gli studenti interni. Il fatto è che l'esame rappresenta da sempre qualcosa di più di una pur impegnativa scadenza scolastica. È la soglia di un desiderato e temuto cambiamento. Pone fine a un iter di ben 13 anni, fra elementari, medie e superiori, in cui la vita dei ragazzi è stata scandita da tempi e riti sempre uguali, con gli orari, i compagni di classe, i temi e le interrogazioni. Per alcuni di loro segna il momento del passaggio al mondo del lavoro, con tutte le incertezze e le incognite che questo comporta; per altri, anche se in Italia ben pochi, il momento in cui andare via da casa e iniziare una vita propria. Per molti apre le porte dell'università, dove si avrà comunque un diverso rapporto con l'istruzione, con i compagni come coi professori.È un esame che finisce per assumere una forte valenza simbolica. E' anche l'esame che introduce il giovane all'età adulta e mi ricordo mia figlia ad esame ultimato che mi disse: "Papa' questa è la patente che mi abilita ad essere maggiorenne e a comportarmi come tale".Io cercai di dirle che era sempre la mia bambina, ma inutilmente, appena dopo 5 mesi si trovava un lavoro a Milano e se ne andava a vivere da sola. Adessoha 37 anni e si è realizzata, donna in carriera, e vive tranquillamente in una grande città.

enio

2 commenti:

  1. gli anni passano, i bimbi crescono ed è giusto che abbiano la loro vita.
    Io però gli esami li abolirei, molto meglio una valutazione complessiva di tutti e 5 gli anni spesi in una scuola superiore

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  2. io quando feci i miei esami di maturità nel 1966 dovetti portare tutte le materie studiate nei 5 anni e storia mi ricordo ancora adesso, dalla rivoluzione Francese ai giorni nostri... nonostante ciò io non avevo paura e me la cavai con la media dell'8 e 45 (valutazione di allora quando i voti andavano da 1 a 10)

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