7.11.13

CHIETI - ANELLO MONTE TARTARO E MONTE META

 Con quattro amici, Lelio, Paolo, Sergio e Gabriella, ho fatto un’escursione al Monte Meta, 2242m. I Monti della Meta sono una piccola catena montuosa nella zona al confine tra Lazio, Abruzzo e Molise e comprende i comuni di Alfedena (AQ), Picinisco (FR) e Pizzone (IS). Alle sue falde si trova il Passo dei Monaci,1981 m. Il nome della catena ha origine dalla bellissima e imponente cima, il monte Meta. Oltre al monte Meta, le cime più alte dei monti della Meta sono, il Monte Petroso 2247m, il Monte Cavallo 2039m e il Monte Mare 2020m. Nelle valli che si sviluppano all'interno della catena montuosa scendono copiose le acque del fiume Melfa e Mollarino in provincia di Frosinone e del Rio Torto in provincia dell'Aquila.


 I rilievi più bassi dello stesso massiccio, al confine tra Lazio e Molise, sono storicamente detti Mainarde. Sono le montagne in cui la presenza dell'uomo, per il clima meno rigido, era permanente e non stagionale e pastorale, come per i Monti della Meta. Protagonista e dominatore incontrastato del superbo scenario montuoso è sicuramente l'orso bruno marsicano, con le sue caratteristiche di orso solitario e vagabondo. Questo suo carattere, purtroppo, gli sta causando diversi incidenti, specialmente con le vetture. Accanto all'orso sono da segnalare sicuramente i branchi di lupo, in continuo movimento in cerca di prede. I monti della Meta e le Mainarde offrono un habitat ideale anche per il camoscio d'Abruzzo, i cervi e i caprioli, che sono facili da avvicinare e fotografare.


Abbiamo scelto di fare un anello, con partenza dalla località Campitelli (Alfedena) ,1420 m . e salendo per il Fortino Diruto, (che è rovinato ndr),a 1.775 m. Il Fortino era un’antica casermetta utilizzata nella seconda metà dell’Ottocento sia per vigilare le bande di briganti che in quel periodo si rifugiavano sui monti per fuggire all’assedio della Guardia Nazionale e sia per assicurare il passaggio ai monaci, i pastori e commercianti che si dirigevano al Passo dei Monaci, 1986 metri. Dai ruderi del fortino, abbiamo proseguito il nostro percorso verso il Monte Tartaro, 2191 m, seguendo una segnaletica “fai da te”. Una T per Tartaro e le frecce che indicano il percorso. Ci siamo addentrati nell’ampia conca dei Biscurri, un altopiano ondulato. Abbiamo risalito la cresta del Tartaro con la sua caratteristica forma triangolare,che in questo tratto si fa più stretta ed aerea, oltre che più ripida e siamo arrivati in vetta.  Piccola e meritata sosta, per ammirare l’infinito panorama, la lunga cresta che porta al Monte Petroso, il lago di Barrea, Le Mainarde, le valli e la cresta Nord del Monte Meta, ancora lontana per raggiungerla. Dalla vetta del Tartaro, in direzione sud, per cresta, scendiamo alla sella, quota 2.040 m e quindi iniziamo a risalire la cresta nord del monte Meta che si presenta dapprima ripida e stretta e poi più dolce e larga, soprattutto nella parte finale dove si trasforma in un ampio pianoro dolcemente inclinato da dove è oramai visibile la croce di vetta, che abbiamo raggiunto,2.242 m. Un branco di camosci ci fa dimenticare la fatica. Il capo branco, posizionato su uno sperone, controllava che tutto procedeva bene e senza guai per il branco. Un altro camoscio era fermo su un dirupo, gli altri brucavano l’erba. Quattro cervi, dalle enormi corna, hanno abbellito il quadro.Dalla vetta, è stato naturale entusiasmarsi per l’immensità degli spazi, la flora, i panorami, che donavano una sensazione di pace, di appagamento, di soddisfazione. Purtroppo, abbiamo dovuto lasciare questo luogo incantevole ed iniziare la ripidissima discesa che ci ha portati al Passo dei Monaci. A metà discesa, una scena non programmata che ci ha lasciati un po’ allarmati, ma contenti per averla fotografata. Un bellissimo esemplare di Vipera Aspide, della lunghezza di quasi un metro, per nulla spaventata, al contrario nostro, che si è messa in posa per farsi fotografare e salutarci. Il Passo dei Monaci è un importante valico mulattiero che mette in comunicazione il paese di Picinisco (FR) con quello di Alfedena (AQ). Questo passo era l’unico collegamento fra il Lazio e l’Abruzzo, sia per i commercianti che pastori e monaci benedettini. C’era l’abitudine che i monaci arrivati al passo, erano soliti depositare una pietra che con gli anni, hanno formato cumuli alti un paio di metri, ben visibili al centro del pianoro. Il nome del passo dei monaci trae origine da una leggenda che narra che, tre monaci morirono nel tentativo di superare il valico durante una tormenta. Dal Passo dei Monaci abbiamo preso il sentiero in leggera salita che attraversa un ghiaione morenico, da percorrere con attenzione e siamo arrivati alla Conca del Biscurri e quindi al Fortino Diruto . Qui è terminato l'anello. Altra sosta doverosa per rimirare il percorso che abbiamo fatto e proseguiamo inoltrandoci nel bosco, per raggiungere Campitelli, dove c’è il parcheggio e la vettura.L’escursione ha un dislivello di 1100 metri ed una lunghezza di 15 km, compiuto in sette ore.
Scitto da: Luciano Pellegrini
le foto sul link: Monte Tartaro

4 commenti:

  1. una gran bella scarpinata, carissimo Luciano, non finirai mai di sorprenderci

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  2. Veramente una scarpinata!! Sette ore di cammino devono essere durissime se non sei allenato, ma tu lo sei certamente. Un percorso da sogno, in un ambiente fantastico. E bellissimo il tuo reportage.

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  3. Un giro stupendo per chi è in grado di farlo!
    Ossequi alla vipera!

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  4. grazie dei commenti. La montagna purtroppo è dura. Ci sono discese ma anche molte salite. Devi essere appassionato, allenato, devi amarla.Oggi, le nostre montagne sono invase da vetture e moto. La fauna soffre, fugge e capita spesso di trovare questi abitanti della montagna nei paesi e purtroppo ogni tanto sono investiti dalle vetture, oltre ai mascalzoni di bracconieri. Questa fauna selvaggia non ha più un suo habitat.Ci vorrebbe più sorveglianza, ma evito di affrontare questo argomento perchè ho evitato due querele! Però l'ambiente appaga l'occhio e la mente. Quando non trovi squadre di motociclisti e vetture ringrazi il padreterno per l'immensità dello spettacolo. Poi la flora ti fa sognare! Quindi la fatica viene appagata.
    Luciano Pellegrini

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