L'aria che si respira è questa (sempre che si riesca ancora a respirare davanti ad un televisore, siamo prossimi all'asfissia): il paese è smembrato, disgregato, smantellato, in altre parole è allo sfascio, non fanno che ripetercelo come se non ne fossimo già abbastanza consapevoli. La cosa preoccupante è che questo catastrofismo dilagante colpisce anche la categoria dei più giovani. Come se fossero ormai anch'essi una generazione bruciata invece di essere coloro che aprono le porte del futuro. A forza di sentirselo dire, finiranno per bruciarsi davvero sotto i riflettori violenti della ribalta mediatica. Ragionare per categorie non promuove il pensiero, tende a semplificare la realtà, spesso demonizzandola, con il risultato che oggi quando si parla di giovani si tende a fare l'associazione maschi-bulli (siano essi nelle scuole o nelle curve degli stadi), e femmine-veline. La cronaca recente purtroppo sembra confermare questa immagine. L'esito della ricerca annuale sugli adolescenti della Società Italiana di Pediatria non se ne discosta molto. Alla domanda «cosa vuoi fare da grande?», la maggioranza dei maschi ha risposto «calciatore» e per le femmine la risposta più diffusa è stata «diventare un personaggio famoso» (ma non nel senso di vincere un premio Nobel, almeno credo). La seconda risposta, forse ancora più inquietante, è stata «non lo so». Questo «non lo so», più che un dubbio, che sarebbe anche legittimo, assomiglia piuttosto ad un abdicare al futuro, ad una mancanza di capacità di proiettarsi nella società degli adulti, della quale gli adolescenti non si sentono parte. La temono, la disprezzano, talvolta la odiano, quindi si autoemarginano vivendo in un mondo parallelo fittizio dove diventare famosi è la soluzione più facile.
10.8.15
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
la fame a volte fa la differenza
RispondiEliminala fame, come stimolo a mettere qualsiasi cosa sotto i denti
La fame nel nostro caso stimola la emigrazione. Io stesso se avessi avuto le palle quando è stato il momento, avrei dovuto andarmene negli USA.
RispondiEliminaEnio, c'è un fatto che spiega il "catastrofismo". Se tu indichi un problema e cerchi una soluzione, inevitabilmente ti imbatti nelle cause del problema. Nel nostro caso le cause del declino italiano sono gli Italiani, che ad un certo punto si sono fatti convincere che l'Italia fosse il Paese dei Balocchi, dove tutto è un diritto.
Siccome non si può dire che è tutta una balla, che l'Italia non è il Paese dei Balocchi e che quelli che lo dicevano erano dei truffatori e dei cialtroni, si preferisce invece dire che il problema non ha soluzione, è un fenomeno cosmico, inevitabile. In questo modo nessuno deve muovere un dito, possiamo continuare come sempre, aspettando che la "fortuna" giri.
I giovani non sono inerti perché temono il futuro e non hanno speranze, sono inerti perché ritengono che tutto gli sarà dato come un diritto.
Fare il calciatore o la velina non serve per mangiare, serve per elevarsi sulla massa. Invece di avere l'auto economica come diritto avrai la Ferrari, invece di sposare la segretaria sposerai la modella, invece di vivere in un condominio vivrai in una villa sul lago, eccetera. Il calciatore è il superuomo, sopra la mediocrità che i giovani danno per scontata.
Casomai siamo noi che ci rendiamo conto che la mediocrità non è per nulla scontata che ci facciamo venire l'ulcera, non certo loro.
Lorenzo tu hai centrato il vero problema della situazione giovani in italia. Io le palle le ho avute e sono emigrato nel 67 dal sud a Milano dove ho lavorato per 43 anni andando poi in pensione per gravi motivi di salute. Ho un solo rimpianto se avessi fatto altri 500 KM sono sicuro che avrei fatto la stessa carriera e avrei imparato anche un'altra lingua : il tedesco.
RispondiEliminaFaccio presente che è già stato calcolato che per quando mio nipote avrà la mia età, in Italia ci saranno 35 milioni di immigrati.
RispondiEliminaSignifica che mio nipote per tutta la sua vita si troverà stretto in una morsa, da una parte uno Stato in bancarotta che gli succhia il sangue per cercare di tenere in piedi i privilegi delle generazioni precedenti, dall'altra gli immigrati che competono per le risorse disponibili, cominciando dai lavori non qualificati a salire.
Tutto questo succede (qui sta l'aspetto tragicomico) in un Paese che ha SEI VOLTE la popolazione degli USA per chilometro quadrato, con ovvie ricadute sulla quantità di risorse disponibili per ciascuno.
Intanto Renzi ride e nel PD si lamentano perché non è abbastanza "di sinistra" (cioè comunista).
In questo scenario, chi rimane in Italia potendo andarsene è scemo.