2.10.17

Catalogna, violenza sul voto - Polizia carica, centinaia di feriti


Un’ondata di violenza a senso unico ha attraversato oggi la Catalogna, nel giorno che doveva essere nelle intenzioni del governo di Barcellona quello di una «gioiosa» celebrazione elettorale.È stata invece una giornata da incubo, con centinaia di feriti. La polizia spagnola è intervenuta con la forza in centinaia di seggi elettorali per impedire lo svolgimento del referendum di indipendenza catalano. Ma la mossa di Madrid non ha fermato il voto, come aveva promesso il premier spagnolo Mariano Rajoy, che aveva dichiarato «illegale» il referendum. La maggior parte degli oltre 6mila seggi, dove erano chiamati al voto 5,3 milioni di catalani, ha aperto comunque. E migliaia di persone hanno fatto la coda tutto il giorno davanti ai seggi. Malgrado la polizia spagnola abbia sequestrato molte urne e tagliato i collegamenti internet a più seggi, il ‘govern’ prevede «milioni» di voti. Il conteggio si annuncia non semplice: la vittoria del ‘si« è scontata, ma non è chiaro quanti abbiano votato. Le cariche degli agenti anti-sommossa, che hanno usato contro civili riuniti pacificamente a difesa dei seggi manganelli, pallottole di gomma e lacrimogeni, hanno provocato oltre 760 feriti. Alcuni, secondo il governo catalano, gravi. Le immagini della violenza degli agenti spagnoli, dei volti insanguinati dei civili, di anziani colpiti dai manganelli, hanno fatto il giro del mondo provocando incredulità e condanne.

9 commenti:

  1. La violenza della reazione spagnola ha sorpreso perfino i dirigenti catalani, impegnati da mesi in un durissimo braccio di ferro con Madrid. «È una vergogna che accompagnerà per sempre l’immagine dello Stato spagnolo», ha tuonato il presidente catalano Carles Puigdemont. «Dai tempi del franchismo non si vedeva una tale violenza di stato», ha accusato il portavoce del governo Jordi Turull, minacciando di portare Madrid «davanti ai tribunali internazionali». «Oggi la Spagna ha perso la Catalogna», ha sentenziato l’ex presidente Artur Mas.

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  2. Ma lasciatli votare, poi riccorrerete alla Corte Europea. Macchiarsi di violenze contro onesti cittadini è la cosa peggiore.

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  3. Quanto accaduto oggi in Catalogna rappresenta una vergogna per l'intera Europa. La Catalogna ha voluto svolgere a tutti i costi un referendum dichiarato incostituzionale e il premier spagnolo Mariano Rajoy ha voluto impedirlo con la forza. Niente dialogo.Per tutta la giornata abbiamo assistito in diretta una sorta di guerriglia dove, da una parte la polizia statale ha provato a impedire il voto e, dall’altra, la gente ha voluto votare a tutti i costi, nonostante l'impossibilità oggettiva che i risulatti fossero in qualche modo attendibili. Ed è stato decisamente deprimente assistere a scene in cui si è visto la polizia sfondare le vetrine delle scuole dove erano stati collocati i seggi, sparare sulla gente con proiettili di gomma, tirare donne per i capelli.

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  4. una secessione voluta da una minoranza quella sì che è legale, con un referendum farlocco dove chiunque poteva votare ovunque.....

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  5. Si sono stufati di pagare, hanno ragione.

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  6. Bene, anzi benissimo hanno fatto ieri i governatori Roberto Maroni e Luca Zaia a sottolineare che il prossimo referendum sull’autonomia della Lombardia e del Veneto sarà ben diverso da quello catalano. Quella che si è svolta in Spagna, infatti, è una consultazione fuori dalle regole costituzionali iberiche: al contrario, il voto del 22 ottobre in Italia è sancito proprio dalla suprema corte, che ha accolto il ricorso del Veneto ed ha dato il via libera alle urne. E ciò non è una questione di poco conto. Detto questo, resta l’essenza del problema e riguarda, in Italia come in Spagna, uno Stato centralista sentito sempre più lontano dai cittadini. E un sistema politico che sembra premiare chi spreca, chi ruba e chi fa il furbo a discapito sia dei cittadini onesti che pagano le tasse sia delle amministrazioni pubbliche più virtuose. Complice una crisi economica che ha impoverito i ceti medi anche al Nord e ha messo in difficoltà il tessuto produttivo, si è arrivati ai minimi storici nel rapporto con Roma, percepita come «centro dell’inettitudine politica ed amministrativa». Una percezione che ha fatto breccia nell’elettorato moderato.

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  7. Non conosco bene la questione catalana e, quindi, non saprei come interpretare le richieste di "indipendenza" che vengono rivolte a Madrid, da Barcellona.

    Però, credo che quanto accaduto sia una sconfitta per la "politica", intesa come attività svolta per il perseguimento del bene pubblico. Sconfitta della politica di ambo le parti, ovviamente, perché sia Madrid sia Barcellona non hanno voluto o saputo ascoltare la controparte.

    Credo, ancora, che non vi siano collegamenti o paragoni possibili tra ciò che è accaduto in Spagna e ciò che avverrà in Italia a fine mese, con la pantomima dei referendum lombardi e veneti (ci faremo due risate, nulla più).

    Infine ci ricordi, Enio, che "...l’essenza del problema riguarda, in Italia come in Spagna, uno Stato centralista sentito sempre più lontano dai cittadini...".

    Non sono affatto d'accordo. Non conosco la realtà spagnola e, quindi, non mi esprimo su quella. Ma conosco bene quella italiana, soprattutto la storia di questo nostro Paese. Lo Stato, inteso come insieme di strutture politiche e amministrative alle quali è demandata l'organizzazione di un insieme di individui, siamo noi.

    Siamo noi che incarichiamo un certo numero di nostri rappresentanti all'interno di quelle strutture e siamo noi che li autorizziamo, con il nostro voto, ad amministrare in un determinato modo.

    Se ci affidiamo ad incapaci, ladri, mafiosi e ciarlatani... con chi vogliamo prendercela?

    Ripeto, lo Stato siamo noi! Definirlo nei più svariati modi (centralista, ladro, lontano, sordo, arrogante...) significa definirci per quello che siamo noi italiani (egoisti, ladri, insensibili, arroganti).

    Ciao Enio

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