20.4.10

L'automobile


Il ventesimo secolo può essere definito in molti modi, come il secolo del telefono e della televisione, dell'energia atomica, degli antibiotici, dell'aviazione. Ma sicuramente anche come il secolo dell'automobile. Poche invenzioni hanno infatti avuto tale impatto nello stile di vita delle popolazioni. I veicoli hanno creato nuove possibilità di lavoro e di svago, incidendo profondamente anche nell'uso del nostro tempo e nelle nostre abitudini quotidiane. L'area territoriale in cui si svolgono le attività delle persone si è ampliata a dismisura e se i nostri antenati trascorrevano spesso tutta l'esistenza nello stesso villaggio e forse mai visitavano luoghi posti anche a solo cento chilometri di distanza, oggi è normale spostarsi molto di più nel corso di una sola giornata. L'automobile ha anche «incarcerato» il nostro rapporto con il viaggio, rendendolo più solitario e meno socializzante. Racchiusi nella nostra scatola di metallo, interagiamo con gli altri utenti della strada in modo spesso aggressivo, talora incivile. Prigionieri del mito della velocità, vediamo con fastidio gli altri utilizzatori del nastro d'asfalto. Una volta al volante, anche persone usualmente gentili, pacate e tranquille, si trasformano in sgarbati e maleducati competitori. Quei gesti e quelle frasi, normali tra pedoni («Prego, passi prima lei!»), scompaiono dal vocabolario e dal comportamento dell'automobilista. Per guadagnare qualche secondo nel tempo di arrivo a destinazione, abbandoniamo i fondamenti del «buon cittadino». Il cambiamento da dr. Jekill a Mr. Hide è così completo che non è infrequente trovare sulle strade persone che sembrano quasi mosse da desiderio di suicidio, come nel caso dei sorpassi in curva. Peccato che non rischino solo la loro vita ma anche quella degli altri. L'automobile incarna per tutti noi l'ancestrale e potente mito della velocità. È inoltre un grande equalizzatore, che permette tanto alle persone atletiche così come agli sfaticati di provare facilmente e senza sforzo l'ebbrezza di questo mito. Quell'ebbrezza fa però dimenticare i forti rischi dell'energia cinetica, che cresce con il quadrato della velocità; quindi se vado a 140 km/h contro un muro (o un'altra vettura) i danni saranno quattro volte superiori rispetto al caso in cui avessi viaggiato a 70 km/h. Parlando con la gente si capisce come una gran parte del pubblico ritenga ormai anacronistici i limiti di velocità presenti sulle strade: «Le vetture moderne sono incomparabilmente migliori di quelle di solo venti anni fa; il sistema frenante è più efficiente, il veicolo più stabile e sicuro. Non ha senso doversi accontentare di andare ancora a 50, a 80, a 130 km/h!». Tutto vero, solo che i nostri tempi di reazione sono ancora quelli di venti, cento, mille anni fa. E poi l'imponderabile e l'imprevisto sono sempre in agguato: un cane o un bambino che attraversa la carreggiata, lo scoppio di uno pneumatico, del ghiaccio su una curva…


3 commenti:

  1. Poco più di un mese fa la mia auto è stata tamponata.
    Senza ti assicuro che non avrei potuto rimanere e per fortuna me ne hanno prestata una.

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  2. @kylie

    ci si rende conto di quanto ci è necessaria una cosa quando questa ci viene a mancare...

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  3. Io sono un ex patentato...ho infatti rifiutato il rinnovo della patente: odio guidare

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