6.3.14

Chieti - Il V Carnevale Tradizionale Abruzzese

Il V Carnevale Tradizionale Abruzzese a Chieti, si è svolto martedi 4 marzo, percorrendo le strade cittadine. Anche con le previsioni meteo ostili, un bel numero di persone e bambini ha seguito e partecipato al corteo. Promotori dell’evento, sono le associazioni cittadine, Camminando Insieme e Lu Ramajette, coordinate nel lavoro tecnico scientifico, da Francesco Stoppa, studioso di tradizioni popolari e direttore del Cata (Centro di Antropologia per il Turismo),oltre alla partecipazione degli studenti degli Istituti Scolastici Superiori “G. B. Vico” e “U. Pomilio” che già da alcuni anni hanno sottoscritto un protocollo d’intesa con l’associazione Camminando Insieme ed hanno contribuito alla realizzazione degli abiti tradizionali.Tre carri hanno movimentato la sfilata, uno con il Fantoccio di Re Carnevale e i protagonisti della Pantomima, un altro arredato per trasportare, " Lu Cumplimente", dolci tradizionali di carnevale e Vin brulé, molto gradito, perché la serata è stata abbastanza freddina, l’ultimo carro portava il fantoccio di re carnevale disteso, morto! Gli abiti tradizionali si distinguono per gli ornamenti spettacolari (cappello a punta coperto di pon pon ,nastri, campanacci e bastone fiorito). Il programma è stato condiviso con il "Ballo del palo intrecciato", del "Canto dei mesi" e la Pantomima del processo, con la condanna e il funerale di Re Carnevale. Il Fantoccio che si brucia alla fine, dopo il processo a Re Carnevale, è associato alla dispersione delle ceneri, alla purificazione, alla fecondazione e al risveglio della primavera. E’ il profano che preannuncia il sacro. Il Carnevale, infatti, è una festa di transizione e purificazione.

Scritto da: Luciano Pellegrini
Lr foto dell'avvenimento: V Carnevale

2 commenti:

  1. Quanti bei ricordi... Il periodo “dell’allegria per forza” andava dal giovedì grasso al martedì successivo. Erano sei giorni “d’allegria”, si sentiva molto il carnevale all’epoca della mia gioventù. Quello che ricordo con maggior nostalgia sono i travestimenti. Ci si vestiva con stracci raccattati in soffitta, vestiti degli adulti smessi da anni, impolverati. L’esito era veramente buffo, sembravano tutti dei nani stravaganti. Chi aveva la gonna troppo lunga, chi indossava giacche troppo larghe ma la vera comicità nasceva dai cappelli che coprivano il viso tant’erano larghi e non era raro veder qualche ragazzino cadere perché completamente accecato. Il trucco faceva il resto. Gote che sembravano lampioni rossi, labbra degne dei capolavori di film dell’orrore, nasi viola per dar l’idea degli ubriaconi, insomma era una vera baldoria di colori, di stracci e di tante risate, le belle, innocenti, spontanee risate dei bambini. Cosparsi di coriandoli, tutti assieme, s’andava di casa in casa e vi assicuro che non scocciavamo, ci aspettavano, ci regalavano qualche dolce, si sbellicavano dalle risate.

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  2. E i politici perché non partecipano anche loro sui carri? Sarebbero più credibili.

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