Per fortuna che al vertice di Parigi fra Italia, Francia e Germania avevano «trovato l’accordo sui migranti», come annunciavano trionfanti - ma sarebbe meglio dire tronfi - non più tardi di domenica sera. Un accordo così solido, che francesi e spagnoli subito hanno precisato: i nostri porti di Marsiglia e di Barcellona non accoglieranno proprio nessuno. E nel dubbio anche gli austriaci adesso minacciano l’uso di quattro blindati e l’invio di settecento soldati al Brennero per far fronte a un’emergenza che, proprio grazie all’impegno straordinario dell’Italia, non esiste. Perché l’85 per cento di quanti salpano soprattutto dalla Libia con barchette di ventura per scappare dalla fame e dalla disperazione (gli «immigrati economici», come il presidente francese, Macron, ha battezzato questa povera gente), arrivano e restano in Italia. Il muro europeo che si sta alzando attorno al nostro Paese è due volte insolente. Intanto, perché la libertà di circolazione è un principio-cardine fra le nazioni dell’Unione europea, e qui stiamo tornando alle dogane dell’Ottocento. Oltre che a un’intollerabile militarizzazione della frontiera, mentre semmai in ballo ci sono solo persone disarmate, senza soldi e senza niente: i profughi. L’accoglienza è una scelta politica, e deve essere condivisa e distribuita fra i ventisette Paesi dell’Unione. Ma gli altri ci elogiano a parole e ci sbattono la porta, anzi, il muro in faccia. Per loro l’Europa non comincia, ma finisce a Lampedusa. Il governo reagisca: è già tardi.
@enio