Amore e innamoramento hanno ispirato scrittori, poeti e pittori e nelle sue forme quotidiane l'uomo comune, eppure sembra che i tempi moderni ne abbiano smarrito il significato originale. Una scoperta definita «sensazionale» è riportata dall'autorevole rivista scientifica «Journal of Phisiology». Un gruppo di ricercatori americani della University of Wisconsin-Madison ha stabilito che la pillola blu, vale a dire il Viagra, mette in moto nel cervello «una chimica delle coccole che accresce l'attitudine al romanticismo». Non sarà ancora amore, ma le premesse ci sono. La sostanza che ne è causa si chiama ossitocina, già peraltro definita «l'ormone dell'amore». Come dire che i topi, sui quali è stato condotto l'esperimento, dopo le prestazioni non si sono girati dall'altra parte, ma hanno squittito teneramente mostrandosi pieni d'affetto e di moine. Viagra, dunque, non soltanto per fare sesso ma anche per provare ed esprimere amore. E viene il dubbio - che gli scienziati danno per certezza ma che noi preferiremmo restasse dubbio - che tutto dipenda da processi chimici, altro che moti dell'animo. Forse si può distinguere fra uomini e donne, Viagra i primi e moti dell'animo le seconde, così, tanto per illuderci. D'altra parte è pur vero che l'amore nelle sue manifestazioni sentimentali è un concetto ritenuto prettamente femminile, quasi fosse una diminuzione dell'essere maschi. Lo confermava nei giorni scorsi una grande scrittrice, in Italia nota soprattutto per il suo libro «Paura di volare» all'epoca ritenuto uno dei manifesti del femminismo. Erica Jong lancia infatti un appello, convinta che la letteratura al femminile, che spesso descrive storie d'amore, sia ancora ghettizzata, stando almeno ai pregiudizi della critica americana nei confronti delle scrittrici troppo dedite ai sentimenti. Dice: «I temi legati alla guerra destano interesse, quelli legati all'amore no». Lo confida durante un incontro alla amica Fernanda Pivano che «in mezzo al disastro dei suoi novant'anni» (come lei stessa si commenta), resta una grande ammiratrice della sua «inesausta scelta di aiutare tutti a trovare la loro felicità». E infatti il messaggio della Jong è sempre stato in fondo un messaggio d'amore e di fiducia nella via dell'amore. Amore in senso totale come predicava la generazione beat del secondo dopoguerra, quella di Kerouac, di Ginsberg, di Ferlinghetti, beat come beatitudine ma anche come ribellione, come ritmo ma pure come sconfitta. Per sentirsi vivi e meno artificiali, almeno in questo campo. Forse oggi però altri sono gli eccessi e il tragico è che stiamo abituandoci a farli rientrare dentro la norma. Eccessi maschili, secondo la definizione della scrittrice americana, ed eccessi femminili, secondo i dettami delle pari opportunità. Guerra più che amore e gossip spacciato per amore. E i sogni che fanno restare bambini sono confinati nella retorica e forse nell'arte, quella vera, che li interpreta senza il timore di doversene vergognare come si trattasse di debolezza ed assenza di muscoli.
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Sentimenti chimici?! Ora anche l'amore si somministra su ricetta... wow. ^__^
RispondiEliminaInsomma ce lo consigli non solo per le prestazioni...:-)
RispondiEliminacaspita...allora devo ordinare una carretta di viagra....... no no piano...non ho problemi ma in quanto a coccole sono un ORSO..!!!!
RispondiEliminaCerto che l'industria farmaceutica non sa più cosa inventarsi per fare marketing....
RispondiEliminaUn caro saluto
Mi scuso per il turpiloquio, ma c'è un detto qui a Livorno che forse è azzeccato: "Finché ir culo cà'a (caca) il cazzo rende, vo in culo alle pasticche e a chi le vende". LOL! :D
RispondiEliminaQuoto Maurizio...maddai!! non sanon più che inventarsi!!!
RispondiEliminabaci!