Il consumo di pane in Italia è in forte crescita, negli ultimi sei mesi è aumentato del 35%. Pane bianco raffinato e pane integrale, di Lariano e di Altamura, pizze e grissini, in negozi spesso rinnovati con arredi di legno e tante ceste rustiche che vogliono citare un passato di tradizione e di campagna, ma anche nei supermercati e negli autogrill. Nel nostro immaginario il pane rappresenta l'essenza stessa dell'alimentazione: "pane e lavoro", si gridava nei cortei prima dell'era dei telefonini, quando la fame non era un prerogativa del solo Terzo mondo e il piano Marshall (1948) pubblicizzava se stesso con sostanziosi sfilatini omaggio dell'America; ma è anche qualcosa di magico, di sacro, un simbolo della vita stessa con il suo continuo e misterioso germinare e riprodursi. L'aumento del suo consumo, così pronunciato, significa evidentemente qualcosa di profondo nell'evoluzione dei nostri stili di vita, dei nostri gusti, delle propensioni ad incorporare, acquistandoli, beni e prodotti dotati di un senso. Si può comprare più pane perché il suo spreco, prima peccaminoso, è oggi ammesso: il bambino che non molti anni fa sarebbe stato rimproverato se gettava il suo panino, perché è un cibo necessario, da dare ai poveri se avanza, non osserva più ed è un peccato questo rispetto. Forse l'aumento dei prezzi spinge molte massaie ad acquistare più pane rispetto a un companatico dai prezzi molto superiori, ed è probabile che nella dieta di due milioni di extracomunitari in Italia il pane, o le sue versioni multiculturali, abbia un ruolo più importante di quello che molti altri cittadini gli attribuiscono; tuttavia aumentano le vendite anche del pane che, per le sue lavorazioni, rappresenta un consumo alimentare di fascia più alta, quando non diventa addiritttura un oggetto da boutique alimentare. La maggiore quantità e la più larga varietà di pane segnalano quindi anche un ritorno ad una cucina tradizionale, considerata garanzia di benessere e salute non tanto per ricordi di un passato agricolo ormai sbiaditi per la maggior parte di noi, ma per la continua reinvenzione della tradizione operata da anni di campagne pubblicitarie del Mulino bianco e simili, che hanno riproposto con forza il piacere di vivere in campagna, con una alimentazione ritenuta naturale, portandosi dietro però la cultura della città. E pensare che una volta i contadini che lavoravano nei campi o i muratori facevano "la qualzione" (colazione) solo con due belle fette di pane con in mezzo la frittata e qualche volta lo accompagnavano con un bicchiere, piccolo, di vino buono, quello che si facevano loro, con le loro uve, pestandole con i piedi dentro il saccone e mettendolo a fermentare nella botte, al buio e al fresco, in cantina...
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sto post è bono come er pane!
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