Lo Speleo club di Chieti sta organizzando delle visite gratuite all' Ipogeo (sotterraneo) Romano di via Gizzi. Le visite sono gratuite e rivolte alla cittadinanza. Il motivo è che in via Gizzi esiste una cisterna sotto il palazzo Sanità articolata in due navate e coperta da volte a botte.
La cosa buffa qual è? Che l’indicazione di via Pietro Marco Gizzi, direi vicolo, che collega via M. V.Marcello e Via Vitocolonna , è divisa in due targhe. Sulla prima targa è scritto “via Pietro Marco”. Probabilmente il cognome, come si può notare dalla targa rotta, è stato eliminato perché la targa intera aveva uno spazio limitato fra il canale di scolo e l’angolo del palazzo. Allora come si risove? All' altro lato della strada, di fronte, si mette il cognome: via Gizzi, ma senza targa e sul muro, ( sicuramente perché è costato di meno). Ma a chi è venuto in mente questa soluzione? E’ ridicolo! Meno male che questo vicolo è poco frequentato perché sempre chiuso da vetture parcheggiate. Anche risolvere questa baggianata è costosa amministratori? Io lascerei solo via Gizzi e non farei ridere la popolazione!
Dal sito dello Speleo club di Chieti, ho messo in evidenza queste informazioni: La cisterna sotto l'ex Cinema Corso - Palazzo Sanità. La cisterna, in prossimità del Corso Marrucino ( l'antica via Ulpia ), è composta da due ambienti affiancati comunicanti tra loro per mezzo di dieci grandi arcate. Su ogni volta, del tipo a botte, sono presenti i fori per il passaggio delle acque piovane dall'impluvium. Questa cisterna presenta una planimetria di m.37,65 x 9 con un'altezza di circa 5 m strutturata in calcestruzzo, anche se il muro medio è realizzato in mattoni; in essa, alla fine dell'800, furono rinvenuti teste marmoree, capitelli, varie colonne, di cui una di grandi dimensioni, ed un frammento di lapide recante l'iscrizione: "SER ASIN... CELERI...", riferita probabilmente al console Servio Asinio Celere, nipote di Pollione, vissuto nel sec.I d.C. Durante l'ultimo conflitto mondiale, fu utilizzato come rifugio antiaereo e per questo motivo fu costruita in questa epoca una galleria di accesso, da noi riaperta nel marzo del 1997. L'acqua per le comuni necessità di tutti i giorni, soprattutto igieniche, veniva sicuramente raccolta e conservata nelle cisterne, le quali dovevano essere interconnesse tra loro, permettendo la riutilizzazione delle acque raccolte a più livelli, man mano che esse scorrevano dalle concamerazioni poste a quote più elevate rispetto ad altre a quote inferiori. Nel sottosuolo della città esistono almeno tre grosse cisterne: una localizzata tra il teatro e l'anfiteatro, una seconda localizzata vicino i templi, ed infine una terza situata vicino il teatro Marrucino, contenente anche un pozzo situato ad una estremità della cisterna. l sistema di cunicoli e cisterne romani è giunto sino ai nostri giorni in parte intatto, tanto da dare vita ad una sorta di "Chieti sotterranea". Una guida dello Speleo mi ha fatto notare che quando entrarono per riattivare la cisterna, l’acqua arrivava a circa un metro di altezza. Oggi l’acqua raggiunge una decina di centimetri, Per questo motivo per poter visitare la cisterna occorrono le passerelle. Se la cisterna fosse prosciugata risalterebbe un bellissimo pavimento in “cotto calpestato”. Ma è sempre questione di soldi!
Scritto da: Luciano Pellegrini
l'importante è sapere che l'ingresso alla cisterne siano agibili e che si possa finalmente visitare la città sotterranea. E' risaputo da sempre che Chieti aveva un sistema di raccolta delle acque piovane e che queste venissero utilizzate dalla popolazione in caso di necessità (assedi), quando le antiche porte erano chiuse.
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