14.5.11

Quel giorno se ne andava il Re del Reggae

Un melanoma sotto l'unghia dell'alluce destro poi propagatosi per tutto il corpo. Così nel 1981 moriva Bob Marley, cantautore, chitarrista, attivista giamaicano ma soprattutto leggenda della musica reggae. L'artista scoprì la malattia nel 1977, a causa di una ferita al piede. Per quattro anni cercò di combattare il tumore finché si spense l'11 maggio del 1981, dopo aver rifiutato l'amputazione dell'arto in base ai dettami del Rastafarianesimo, dottrina secondo cui il corpo umano deve rimanere integro. Tenne concerti ancora nel pieno della malattia, tra cui quello del 27 giugno 1980 allo stadio di San Siro, a Milano, (quella sera io c'èro, sotto il tabellone, al secondo anello) di fronte a 100mila spettatori. Si dice che le sue ultime parole rivolte al figlio Ziggy furono «Money can't buy life» («I soldi non possono comprare la vita»).Lui aveva tentato in Germania di salvarsela con delle tecniche al limite del ridicolo, facendosi iniettare dell'Ozono sotto cute per sconfiggere il "male", ormai incurabile che se lo stava portando inesorabilmente via.. Marley era un  rastfariano, religione che coniuga ebraismo e cristianesimo  copto. Una religione che non contempla la possibilita' di alterare il corpo in alcun modo, men che meno con mutilazioni. Ma anche una fede assoluta in Haile Selassie', il Negus che combatte' per l'indipendenza dell'Etiopia dall'Italia fascista e che per i 'rasta' e' ancora vivo, e nel grande Esodo - Exudus e' un altro brano di Marley and the Wailers- il ritorno dei neri alla madre Africa.
enio

9 commenti:

  1. Quel concerto a Milano è Storia! sarebbe bello se ce lo raccontassi....

    RispondiElimina
  2. la sua musica, almeno per quei tempi, riusciva a trascinare allo stadio moltissime persone...

    RispondiElimina
  3. @Sara
    mi ricordo che quella sera sono uscito dal lavoro, avevo preso lo stipendio, la busta, che mi nascosi in petto dentro la canottiera, come facevano le mamme di una volta, sai in quella bolgia non si sapeva mai cosa sarebbe successo e sono andato coraggiosamente al concerto... allora si "fumava" e c'era molta gente che si sballava di brutto, si era alle prime esperienze e parecchi lo facevano perchè si sentivano trasgressivi. Chissà quella loro trasgressione dove li ha portati...

    RispondiElimina
  4. @SARA
    Sono stato, come dicevo, uno di quei 100.000 che stavano a San Siro il 27 giugno dell'ottantuno, avevo 34 anni, al concerto di Bob Marley. Era tra il tramonto e la notte, quando arrivarono i Wailers, le I Threes di Rita Marley, e lui, folletto leggero in precario equilibrio su un piede solo, Bob Marley, si vedeva lontano un miglio che si era "pompato" e parecchio anche. Non ricordo la "scaletta". ma ricordo che cantai 'No Woman No Cry' con le lacrime agli occhi e a squarciagola. Tutti comunque cantavamo e ballavamo, tutti ci sentivamo in quel momento, amici e fratelli. Marley sembrava cantasse solo per te, ma allo stesso tempo anche per gli altri migliaia. Roteava la testa e sembrava che da ogni suo ciuffo crespo si sprigionassero scariche elettriche che ti colpivano al petto facendoti dondolare su un piede solo come lui sul palco. Intorno uno sterminato campo di teste si muoveva in levare come un' unica onda lenta. Chiudevi gli occhi e lui stava al tuo fianco a ballare insieme a te i suoi Wailers, a cantare con te le sue I Threes. Guida spirituale e discepolo al tempo stesso. Star della musica e amico da sempre.Stavamo vivendo un sogno e nessuno immaginava che sarebbe di lì a pochi giorni, finito, con la sua morte. Attacco "Redemption Song", lui la suonò solo acustica, da solo, tremendamente da solo. Sulle gradinate a destra, al mio anello in alto, qualcuno accese un falò. Esattamente quando iniziò la canzone, la luna, tonda, rossa, apparve, a far da contro canto con una intensità toccante. Dopo la sua morte mi son sempre chiesto se quel giorno a Milano, lui già conoscesse il suo destino. Il ricordo di quella canzone, suonata così, in quella maniera, mi ha lasciato il sospetto che lui avesse intuito già tutto e che da solo ci stesse salutando ad uno ad uno. "Won't you help to sing, these songs of freedom cause all I ever had, Redemption songs all I ever had, redemption songs these songs of freedom, songs of freedom."

    RispondiElimina
  5. Ma grazie!!! a qua ci vuole un post con la massima visibilità! anche solo leggere questi racconti è una grande emozione, m'immagino solo vagamente cosa significhi averla vissuta in prima persona!

    RispondiElimina
  6. Questi sì che saran stati concerti memorabili! ;) Penso che dal modo in cui muore certa gente si capisca il modo in cui ha vissuto

    RispondiElimina
  7. Il concerto di Marley a Milano è uno dei motivi per cui sarei voluto nascere negli anni '50 o '60...

    RispondiElimina