27.10.11

Chieti - Oggi sono italiani i nuovi poveri

Oggi sono italiani i nuovi poveri e per la prima volta le famiglie autoctone sorpassano quelle straniere nel rapporto 2010 della Caritas. Una tendenza che si impone a livello regionale, ma che in provincia di Pescara si accentua fortemente. "Fino al 2009, - spiega il direttore della Caritas, don Marco Pagniello - gli immigrati rappresentavano il 55 % delle famiglie in gravi difficoltà, ora la percentuale è invertita e sono le famiglie pescaresi a denunciare lo stato di disagio". Dati desunti dal capillare lavoro dei Centri di ascolto della Caritas, ai quali si rivolgono tutti coloro che lamentano condizioni di sofferenza. Negli ultimi dodici mesi, quindi, c'è stata un'escalation del 10% di situazioni denunciate dalle famiglie pescaresi. "Prima molti si vergognavano a uscire allo scoperto, ora le necessità quotidiane sono diventate stringenti e anche le persone che mai sarebbero venute da noi lo fanno senza più remore: lo stato di necessità coinvolge sempre più fasce della popolazione»" I numeri parlano chiaro: delle 2460 persone accolte dalla Caritas, 1316 (53,50%) sono italiane con 543 uomini e 773 donne, mentre 1144 (46,50%) sono straniere con 469 maschi e 675 femmine. Le difficoltà gravi toccano, oltre a coloro i quali hanno appena perso il lavoro, anche quelli che fino a poco tempo fa erano "insospettabili" cioè persone che il lavoro non l'hanno perso, ma che sono l'unica fonte di reddito della famiglia e che non riescono più a far fronte a tutte le spese. La soglia di povertà è fissata su un reddito di 900 euro per una famiglia formata da quattro persone. Di queste famiglie, nella nostra provincia, ce ne sono sempre di più e sono, per lo più, italiane, da loro arrivano le più frequenti richieste di aiuto ai centri di ascolto. La prima causa del forte disagio è sempre la disoccupazione in continuo aumento per la chiusura di quelle piccole e medie imprese che non ce l'hanno fatta a sopravvivere con questa crisi mondiale che avanza inesorabilmente.  La ripresa è ancora da venire e se ci sarà, si verificherà i tempi lunghissimi perchè nei prossimi anni è prevista una crescita del "pianeta lavoro Itala" bassissimo. La situazione potrebbe anche peggiorare visto che nessuno sa più cosa fare e persino il Premier si è dovuto piegare all'evidenza, andando a perorare la nostra causa, con la famosa letterina di 15 pagine di SACRIFICI e sangue, in sede europea, della nostra povera italietta, sperando che non si faccia presto la fine della Grecia. Se son rose fioiranno, ma per adesso si vedono solo tante spine.Io mi domando e dico se le pensioni vengono portate a 67 anni e i leicienzamenti, sopratutto nel pubblico impiego, vengono facilitati come si pensa di risolvere il problema dei lavoratori italiani? Allungando l'età pensionabile dei padri si tolgono posti di lavoro ai giovani. Intende il Governo risolvere questo problema licenziando a destra e a manca.... Io mi auguro che si vada presto a votare di "questi signori che ci governano" non se ne può proprio più.

enio

11 commenti:

  1. Finchè dura la mentalità che i pensionato ben retribuiti, vengono richiamati per altri servizi (profumatamente retribuiti), ci saranno sempre giovani in cerca di lavoro, figurarsi se li spingeranno a restare in azienda fino a 67 anni. Un Pensionato reintrodotto nel lavoro, costa come diversi giovani alle prime esperienze lavorative. Tutti bravi a parlare, ma poi tutti sordi nell'applicare quanto da loro stessi detto (politici, sindacalisti,industriali ecc.). Questo vale per tutte le strutture pubbliche e private.

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  2. Lavorare fino a 67 anni e possibilità alle aziende di licenziare per ammodernare il mercato del lavoro! Questi sono tutti FUORI DI TESTA!!! Io mi chiedo se ci sia una sola persona ragionevole che possa essere d'accordo con Berlusconi oggi... 30 anni di lotta sindacale gettata nel cesso, ma dico scherziamo? E i sindacati??? ah giusto, loro scendono in piazza soltanto per tirare i soldi delle pensioni integrative, quindi va bene così ultima botta ai soliti noti che sempre hanno pagato e andiamo avanti così!!

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  3. @GUS
    Donne e uomini in pensione a 67 anni entro il 2026, riforma del lavoro con licenziamenti più facili in presenza di stati di crisi, dismissione del patrimonio pubblico con ricavi attesi di 5 miliardi...
    Un risultato questa lettera di INTENDIMENTI l'ha già ottenuta, quello di far INCAZZARE i sindacati e farli riunire in una "santa" alleanza"... il resto è tutto da vedere, sai tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare

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  4. ...c'é gente che é andata in pensione con 35 anni di contributi, oggi hanno circa 60 anni!!!! e purtroppo a forza di grattarsi prenderano la pensione ancora per 20 oppure 30 anni.... e questi non sono mica politici, ne sono malati, ne andicapati... erano dipendenti statali!!!!

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  5. stagista precario co.co.co a chiamata... licenziamenti più facili di così????????

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  6. Ma vi rendete conto delle castronerie che vengono proposte ? Io a 67 anni avrò lavorato e pagato contributi per 50 anni !!!!! Non si possono cambiare sempre le regole in corsa . Le proposte devono valere da chi inizia a lavorare il giorno dopo l'entrata in vigore della legge, e comunque quali sono i lavori non usuranti? Il politico e pochi altri ? Mi vergogno di essere concittadino di tali incompetenti. Povera italietta

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  7. Silvio Berlusconi l'ha di nuovo, sfangata quando Draghi ha detto: "La lettera d’intenti del governo a Bruxelles contiene un piano di riforme organico e coraggioso" anche se questa lettera non l'ha firmata Tremonti ....

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  8. Richieste di andare in pensione in aumento. Una fuga tra mille ostacoli, quelli che continuano a calare da Roma in forma di riforme, manovre, decreti. Con leggi che ogni giorno sembrano cambiare, "finestre" che si aprono e si chiudono, l'Europa a dettare le regole. Alzi la mano chi negli ultimi mesi, dopo la girandola dei provvedimenti estivi, non ha mai calcolato almeno a spanne quanto dovrà ancora lavorare. Chi ogni mattina, sfogliando il giornale in questi giorni, non si sofferma sui titoli che riguardano le pensioni, per cercare di capire come cambieranno? Mettetevi il cuore in pace: non siete i soli a preoccuparvi.La gente che è prossima ad andare in pensione rischia l'esaurimento nervoso....

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  9. Parole sante,è una situazione difficile,con scelte spesso inadeguate.
    Un saluto,Costantino

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  10. Sui nuovi poveri concordo: è una situazione drammatica e non è la questione di rinunciare a un paio di scarpe e adattarsi, ma da troppo tempo è compromesso l'eccesso alle spese mediche, si risparmia sulla diagnostica, con liste d'attesa di mesi e mesi. In Liguria la situazione è vergognosa!

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  11. Ciao Enio e buon inizio di settimana. Personalmente non credo che "andando a votare" la Caritas ci fornirà dati più confortanti sui nuovi poveri che stanno nascendo nel nostro Paese. A meno che quella "sinistra" che si sarebbe candidata per l'alternativa oppure quel "terzo polo" che spinge per farsi spazio nell'alternanza al centrodestra (e che è anche peggio di quella "sinistra" di cui parlo), non fanno della lettera della Bce tanti coriandolini, se ne fottono dei ricatti del Fondo monetario internazionale e cambiamo "sistema"!

    Perché il nodo centrale di tutti i nostri guai, è proprio quella lettera o meglio, la dichiarata sudditanza della politica alla finanza. Sudditanza manifestata dall'attuale governo ma anche da chi vorrebbe sostituirlo. A noi, non ci governa più la politica ma il "dio denaro". Un dio che se ne fotte delle persone! E' un fenomeno globale, naturalmente, non solo nostro. La politica non rappresenta più noi ma quei pochi che detengono il potere economico!

    Il "mercato", così come inteso oggi, è solamente un ricatto: come si può pensare di "globalizzare" lo stesso quando, chi lavora, offre la sua prestazioni su basi contrattuali completamente differenti?

    Lo si può pensare solamente perché lo vogliono gli "speculatori"... ovvero quelli che vanno a delocalizzare in India, Africa e Cina pagando 2 dollari l'ora le maestranze, senza tutele giuridiche, previdenziali o assistenziali, a volte utilizzando anche manodopera minorile e, quindi, rivendendo quegli stessi prodotti che da noi costerebbero 60 di produzione e in quei paesi, invece, 20... così da realizzare un profitto stratosferico! Si, perché "quelle merci" da noi vengono vendute allo stesso costo che sarebbe raggiunto se fossero prodotte da noi!! Hai visto, per caso, diminuire i prezzi di una lavatrice, di un'appartamento, di un libro scolastico, di un vestito, di un paio di scarpe?

    Non migliora affatto il tenore di vita degli indiani, degli africani o dei cinesi... semmai, si sta tentando di peggiorare la nostra! Con notevole successo mi pare, guardando la nostra realtà!

    Bisogna guardare, secondo me, a quelle forze sociali che sono estranee all'attuale assetto politico e potremo farlo, e forse salvarci, se cambia questo sistema elettorale (che, guarda caso, neanche la "sinistra" è tanto convinta di cambiare!!)

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