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La Domenica delle Palme che si è festeggiata ieri, ha segnato l’inizio della Settimana Santa che si concluderà con la Pasqua: in questo giorno, secondo il racconto dei Vangeli, si ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, accolto festosamente dalla folla con rami di palma nelle mani. Fedele alla tradizione, Don Amadio, anche quest'anno ha organizzato con i suoi fedeli la benedizione delle palme d'ulivo e la processione dalla Piana Vincolato alla chiesetta della Madonna degli Angeli. I fedeli hanno percorso questo chilometro con le palme benedette in mano, pregando e cantando lungo tutto il percorso. Un tempo, il ramo d'olivo, simbolo principe della domenica delle Palme era conservato in casa e bruciatio all'approssimarsi dei temporali estivi. Li si ritenevano, infatti, potenti talismani contro fulmini e saette. Rami d'olivo benedetti erano spesso dati alle fiamme anche per tenere lontana dai campi la grandine. In taluni paesi si collocavano, incrociati, fuori la porta di casa. Contro la grandine, inoltre, erano anche suonate le campane. Su molti bronzi, all'epoca della fusione, fu incisa l'invocazione «a fulgore et tempestate, Libera nos Domine» (dalla saetta e dalla tempesta, liberaci Signore); e pure: «a peste, fame et bello, libera nos Domine» (dalla peste, dalla fame e dalla guerra, liberaci Signore). I rami di olivo della domenica delle Palme si davano da mangiare agli animali della stalla, prima della loro uscita estiva. Vi si aggiungeva un pizzico di sale, benedetto nel giorno di S. Antonio (17 gennaio), per invocare la protezione contro i fulmini e le malattie del bestiame, la zopina soprattutto. Dal pomeriggio della domenica delle Palme al mercoledì successivo, nelle chiese si celebravano le «Quarant'ore». Ogni ora, era scandita dal rituale, («Diremo cinque volte il Paternoster e cinque l'Avemaria, considerando…») toccava a un gruppo di devoti: alle vedove, alle nubili, agli artigiani, o ai rappresentanti le varie frazioni del comune. Tale pratica, avviata a Milano (1527), consisteva nell'adorazione del SS. Sacramento per quaranta ore consecutive, a memoria del periodo trascorso da Cristo nel sepolcro.
enio
Ciao Genio e bello sentire che esistono luoghi
RispondiEliminache ancora praticano queste belle usanze, quì un tempo le facevano adesso sono sparite, benedicono l'ulivo la funzione e trecento metri di processione normale,
buona settimana.
e le ova, le ova lesse benedette
RispondiEliminaquant'erano bone, peccato che oggi se ne faccia poco uso per via del culosterolo e speriamo pure che finisca sta piaga der punterolo, perchè se no senza più parme, come se poterebbe ottemperà?
@fracatz
RispondiEliminaa Pescara hanno potate a sangue tutte le palme della riviera per cercare di battere il "feroce" Punteruolo Rosso che le stava sterminando. Hanno tolto anche quelle gigantesche(perchè alte) che avevano posizionato 2 anni fa in Piazza Salotto.Queste Palme che vedi nella foto della processione sono state fornite da un nostro paesano e credo che siano di piante che crescono nell'entroterra teatina. Anch'io avevo una pianta che forniva delle palme lunghissime in giardino ma ho dovuta abbatterla a causa del Punteruolo Rosso, era diventata altissima e temevo che cadendo andasse a finire nella strada adiacente e potesse fare del male a qualche passante che attraversava sul marciapiede antistante il condominio.
Per le uova, la tradizione è rimasta invariata, se ne trovano di tutti prezzi e di tutte le dimensioni e di qualsiasi prezzo.E' usanza regalarli ai nipotini.
Ai maschietti le nonne fanno ancora il "cavallo", un dolce con in "pancia" un uovo di gallina sodo e per le femminucce la "pupa", anch'essa un dolce con un uovo di gallina in pancia...
@Tiziano
RispondiEliminanoi abbiamo avuto (adesso ha più di 80 anni e si prende qualche pausa)un prete fantastico (campano)che alle tradizioni ci tiene e in ogni occasione le ripropone ai suoi fedeli.
Venerdì avremo la Processione del Venerdì Santo che tutti ci invidiano dove verranno portati per le vie della città i simboli scolpiti dallo scultore Ponte, con la partecipazione di tutte le arcidiocesi della città con tantissimi violini e tantissimi cantori che intoneranno lungo il percorso la musica del famosissimo miserere di Selechy. Per vederla tornano paesani emigrati negli anni '60, da tutt'Italia e qualche volta anche dagli USA .
Quante usanze e tradizioni che non conoscevo.
RispondiEliminaAnche mia madre faceva i dolci con le uova nella pancia e alcune le dipingeva di vari colori.