9.5.13

Chieti - La festa del Majo

Mercoledì 1 maggio a Chieti, l’associazione Camminando Insieme,ha riproposto per il sesto anno consecutivo la festa del Majo. Questa festa fa parte del progetto "Recuperiamo le Tradizioni", in collaborazione con il C.A.T.A. (Centro Antropologico Territoriale Abruzzese) dell'Università D'Annunzio di Chieti, con la partecipazione delle Associazioni: "Lu Ramajette" di Chieti e "I Colori del Territorio" di Spoltore. L’I.I.S. (Istituto di Istruzione Superiore Umberto Pomilio di Chieti Scalo), nel rispetto di un protocollo di intesa con l’Associazione Camminando Insieme, certificato l’11 gennaio 2013, che prevede la Realizzazione , lo Sviluppo e la Comunicazione dei  Progetti legati alla TRADIZIONE ABRUZZESE , come “Il Carnevale”, “Coloriamo le Lane con la Natura ”, “Il Majo” e successivi, che possano coinvolgere le nuove generazioni, ha partecipato alla manifestazione......
 
La rievocazione della Festa del Majo, festa di origini arcaiche e pagane, vuole promuovere la continuità tra la comunità umana e il suo passato e riscoprire il legame che lega l’uomo alla natura evidenziato da questi riti di rigenerazione attraverso il ritorno ciclico di: vita – morte – rinascita. Questo simbolismo culturale è sempre attuale, perché rappresenta le radici stesse della nostra civiltà. Infatti, la scelta del colore,verde, i vari tipi di fiori ad iniziare dal maggiociondolo, si associano alla natura.....

Questo rito alla fine dell’inverno, era per allontanare l’influsso malefico e salutare l’arrivo di una stagione nuova, caratterizzata da raccolti, lavoro, sole e vita. Pertanto, le donne, trovandosi costrette ad utilizzare mucchietti di legumi diversificati e odori essiccati, pensarono bene di consumarli tutti in una volta; ma, educate al gusto ed al culto della buona tavola, li combinarono con le primizie fresche della primavera, unendo il tutto con brodo cucinato con l’osso di maiale.....

Il cibo tradizionale del Majo è lu "lessame", una sorta di minestra con 9 ingredienti di legumi, 9 di verdure, 9 di erbe aromatiche. I legumi erano recuperati dai fondi della dispensa, alla fine dell’inverno. Lu “Lessame” coniugava l’esigenza del gusto con il risparmio a cui tutti un tempo tendevano, vista la carenza di risorse...

Il cerimoniale si è concluso con il rogo del fantoccio del Majo, atto rituale finalizzato alla fertilizzazione della terra con le sue ceneri.


Scritto da: Luciano Pellegrini
Le foto della cerimonia al link: FOTO

7 commenti:

  1. queste tradizioni vanno conservate a lungo, fanno parte di una storia cittadina

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  2. dalle mie parti queste feste si stanno perdendo..non ho mai capito se è per la scarsità di denaro o il poco entusiasmo della gente a parteciparvi!..peccato però!..ciao

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  3. Bisognerebbe davvero recuperarle tutte queste belle tradizioni popolari per non snaturarci ancora di più.
    Ma la ricetta de lu lessame??

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    1. hai perfettamente ragione, eccoti accontentato: "...Il cibo tradizionale del Majo è lu "lessame", una sorta di minestra con 9 ingredienti di legumi, 9 di verdure, 9 di erbe aromatiche.
      I legumi erano recuperati dai fondi della dispensa, alla fine dell’inverno. Lu “Lessame” coniugava l’esigenza del gusto con il risparmio a cui tutti un tempo tendevano, vista la carenza di risorse. In provincia di Teramo si chiama “le virtù”, nell’aquilano “totemàije” nei paesi intorno ad Atessa “lessagne”,a Chieti “lessame”, nella valle del Sangro “pignata di maggio” o “costa” di maggio.

      Gli Ingredienti del lessame, che si presenta come una minestra di colore verde,sono nove tipi di legumi:
      fagioli, ceci,farro,lenticchie,fave, piselli, cicerchia, granoturco,grano.
      Nove tipi di ortaggi, meglio se di campo e secondo la disponibilità del momento:
      Bieta, cicoria, borraggine, indivia, carote, cacigni, spinaci, lattuga, zucchine.
      Nove odori: finocchietto, sedano, prezzemolo, salvia, alloro, cipolla, “pipirella “ è (una specie di timo molto profumato, non deve mancare), maggiorana origano.
      9 peperoncini piccanti - 9 spicchi di aglio - osso di prosciutto per il brodo – cotiche, olio e sale.
      I cereali non fanno parte di questa ricetta!

      La difficoltà consiste nel soppesare bene tutti gli ingredienti.
      Tonino Rapposelli, cuoco per passione,ha saputo preparalo alla perfezione.

      Si predispone un fondo di cottura con olio,cipolla,carota,sedano. Aggiungere le cotiche, (già sgrassate, lessate e tagliate a quadretti) e svaporare con vino bianco.
      Poi, unire le verdure e fare attenzione a non farle attaccare al tegame.
      Quindi, versare il brodo fatto con gli ossi di prosciutto, infine i legumi, gli odori e i peperoncini piccanti.

      N.B. ( tutti i legumi e i cereali vanno cotti precedentemente e separatamente)


      Un piatto laborioso che impegna molto tempo.
      E’ stato proposto ai ristoranti di Chieti,alcuni hanno accettato, di servire agli ospiti questo piatto contornato con pane,olio, fave, pecorino al prezzo di dieci euro.
      Io temo che gli chef non dedicheranno tutto questo tempo e impegno per ricavare pochi soldi.
      Se questa proposta serve per attirare persone e turisti ben venga, ma la tradizione non verrà rispettata.
      Di sicuro, chi sceglierà al ristorante questo piatto, mangerà un buon minestrone!

      Vi immaginate lo chef che fa cuocere singolarmente i legumi secchi, messi a mollo nelle “ pignatte”, (pentola in terracotta).
      Lessa le varie verdure, sempre singolarmente…, prepara il brodo con l’osso di prosciutto…, unisce poi il tutto.
      Questa fatica e tanto tempo per 10 euro!
      Il cliente che sceglie questo piatto, sarà soddisfatto del buon “minestrone”che mangerà,del prezzo che pagherà,ma la speranza che qualcuno lo informi sull’ origine di questo piatto della tradizione, …, se ne riparlerà il prossimo anno?

      Nella situazione di disagio economico estremo in cui viviamo e il ricorso alle ultime risorse…, tutto fa brodo!

      A fine pranzo il maestro di “du botte”, Adorino Graziani, con i suoi ragazzi, dove emerge Giovannucci Sebastian, diciasettenne virtuoso di questo strumento, che ha allietato con le variazioni e improvvisazione dei brani le persone , mostrando completa padronanza del
      “ du botte” e Giovanni Grifone con la Zampogna, hanno accompagnato le danze e i canti tradizionali.

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    2. DU BOTTE è L'organetto a due bassi (tradizionalmente così soprannominato nelle regioni Abruzzo, Molise, Lazio e Marche) e rappresenta il tipo più antico ed originale organetto italiano. Derivato da modelli nord europei simili, con una sola fila di tasti e due bassi (melodeon, ecc.), si differenzia per la presenza di tre tasti ("vocette") in seconda fila sulla tastiera melodica....

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  4. Ottima ricetta, adatta per dei vegetariani e non, ma è difficle trovare qui da me tutti gli ingredienti. A parte questo ho scoperto da te un nuovo strumento (il du botte) che non conoscevo. Vedrò su Internet se trovo qualche video perché sono curioso di sentire cosa può rendere. Ciao Enio.

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  5. Spero di aver trovato. In Internet ci sono delle interpretazioni di Massimiliano Fantini e, se non ho fatto errori, si tratta di una specie di "bandeon". Grazie per avermi consentito di aggiungere qualcosa alla mia cultura musicale. Buon fine settimana.

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