Chi sia il gatto o chi sia la volpe a tutt'oggi non è dato
ancora di capire. Tutto si può dire di Matteo Renzi e Graziano Delrio, suo sottosegretario, tranne
che non siano due furbacchioni. Uno di scuola cattocomunista fiorentina e
l'altro del postcomunismo emiliano. Lo
si vede con la loro furbata fiscale sulla Tasi, che il duo ha escogitato e
irrobustito, perché serve a tassare i risparmi dei ceti medi a favore dei
Comuni, da cui essi provengono come espressione del partito dei sindaci area Pd
assetati di denaro. Va bene che i politici sono diabolici e sono capaci di farti
apparire il sole a mezzanotte, ma Renzi e Delrio li hanno superati tutti mettendosi in tasca tutta la sinistra
e per farsi publicità, non hanno trovato ostacoli per i mitici 80
euro, mentre hanno trovato mille scuse per rinviare il pagamento del la TASI a
dopo le elezioni, perchè sono certi, di subire un tracollo di voti, se i
cittadini fossero a conoscenza del salasso che tale tale tassa procurerà alle
famiglie e non solo, visto che si
prevedono ulteriori aumenti delle tasse locali, visto i tagli e le ventilate
accise sui carburanti, oltre ad altre tasse camuffate sulle bollette delle
utenze. Questi ci vengono poi a dire,
con la loro faccia tosta, in TV, che
hanno diminuito le tasse. Mentire ai cittadini, per farsi votare è un reato per
cui questi signori dovrebbero andarsene tutti a casa. Occhio che la stangata
fiscale con la Tasi (creata dal governo Letta, in cui Delrio era ministro per
gli Affari regionali), mediante un decreto legge convertito in legge con
emendamenti del governo del 4 aprile scorso, è stata inasprita dello 0,8 per
mille rispetto all'aliquota base dell'uno per mille originale. Quasi un
raddoppio. Ma nello stesso emendamento al decreto è stata prorogata la determinazione della Tasi sulla
prima casa a dicembre. Ci sono le elezioni europee e poi quelle regionali e i sindaci
rossi vogliono, sia i voti dei loro elettori, che quelli degli elettori
moderati. Dopo le elezioni, vedrete che la
tassa la metteranno alta come vogliono senza essere puniti dagli elettori. La
solita furbizia dei nostri politicanti da strapazzo. Qualcuno chiama Renzi
ebetino, ma gli ebetini sono coloro che
non hanno ancora capito la sua incapacità di governare. Mi spiace, perchè avrebbe potuto essere una
speranza per l’Italia, ma purtroppo, non ha la stoffa e, mi sia concesso,
nemmeno la fodera per fare il primo ministro.
@enio
Renzi ha dichiarato di non essere attaccato alla seggiola altra falsità visto che è passato dalla Provincia al Comune si è impadronito del PD per disarcionare Letta e prenderne il posto, per conservare questo posto è sceso a compromessi accontentando un po tutti e ricattando tutti si è inventato gli 80 euro per mostrarli come una bandiera, ma sta nascondendo i salassi che ci spettano sugli immobili e non solo, parla sempre di contenere i costi della politicia, vanta la eliminazione delle Province ancora tutte lì, non basta non votare per le provinciali per ridurre i costi, come sono presenti tutti gli altri enti inutili, delle sue riforme, sono tutte rinviate dalla legge elettorale, alla riforma del Senato, ad oggi da parte di questo nuovo ciarlatano. tanto fumo e poco ar rosto
RispondiEliminaSì vabbè, ma fino a quando possono pensare di prendere in giro l'immaginifico bobbolo che li vota?
RispondiEliminaIntanto adesso, tanto per semplificare ed attirare investitori esteri, al posto di 1 sola tassa comunale ce ne sono 3 con tante di quelle varianti che anche i pensionati dovranno andare al CAF e pagare i 20 euri per riempire i moduli.
Si tratta solo di piccoli paraculi di provincia, che almeno il nano, lui pensa sempre in grande
Secondo me ci sfugge il punto fondamentale.
RispondiEliminaNelle democrazie rappresentative esistono due punti fermi, le lobby e il voto di scambio.
Quindi un Presidente del Consiglio può essere incaricato al fine di tutelare il sistema bancario e un altro può essere incaricato al fine di tutelare le categorie di Italiani assistiti dallo Stato.
In entrambi i casi operare la tutela di un gruppo di interessi si traduce nel prelevare le risorse dai risparmi degli Italiani, visto che il reddito da lavoro ormai non si può più spremere.
Il discorso dei Comuni è lo stesso di Provincie e Regioni. Ci sono casi per cui lo Stato potrebbe tirarsi indietro e lasciar fare alle amministrazioni che sono capaci ed oneste e ci sono casi in cui lo Stato è costretto a commissariare le amministrazioni che producono ammanchi abissali. Nello stesso momento esiste una sovrapposizione continua di ruoli e mansioni, per cui ad un certo punto non si capisce chi decide cosa e di conseguenza chi ha il dovere e il potere di riscuotere tributi e di decidere la Spesa. Voglio dire, mettiamo una città della Calabria dove esiste una società partecipata dove lavorano tutti i parenti e gli amici dei "politici", che ha un passivo di bilancio di tot milioni di euro e nello stesso tempo la gente non può bere l'acqua del rubinetto perché o non arriva oppure è acqua sporca. I soldi per metterci una pezza da dove arrivano? Dal Comune no perché o non esiste la capacità contributiva oppure appena hanno due soldi li spendono in stipendi o appalti inutili. Quindi arrivano dallo Stato sotto forma di finanziamenti a fondo perduto. E lo Stato li recupera tassando i risparmi degli Italiani, cosa altro può fare? L'alternativa sarebbe dire ai cittadini della citta calabrese che si devono arrangiare.
Graziano del Rio ( ruffiano di corte ufficiale) confonde Matteo Renzi per il nuovo Mosè dell'era contemporanea, mentre in realtà è solo un "Fariseo" spregiudicato che affonderà nel mar Rosso.
RispondiEliminaPenso che Del Rio sta a Renzi come Casaleggio sta a Grillo
RispondiEliminaCerto che la politica italiana attuale, con i suoi leader in testa, ha raggiunto un tale degrado e schifezza, che chiamarla pietosa è ancora un enorme complimento.
EliminaLa strana coppia....Però mica tanto strana.
RispondiEliminaTemo che con l'arrivo di Renzi siamo caduti dalla padella nella brace.
RispondiEliminaTra molti insulti e poca Europa, ieri sera è calato il sipario su una campagna elettorale che con il voto di domani indicherà la rotta italiana nell'Ue, ma sarà anche un test per il governo di Matteo Renzi (alle urne 49 milioni di italiani). Una sfida di piazze per il premier e per il principale rivale politico, Beppe Grillo, già pronto in caso di vittoria a salire al Colle per chiedere le elezioni anticipate e un nuovo governo scelto dai cittadini. Il premier nega il valore politico del voto e blinda il governo - «andiamo avanti comunque per concludere riforme necessarie al Paese» - ma sa che la posta in gioco è alta.
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