Questa estate ho avuto in regalo un interessante libro scritto da D'ALESSAMDRO, giornalista teatino che scrive spesso su Il Messaggero, che ha fatto una meravigliosa e documentata ricerca storica sulle cantine che hanno popolato la nostra bella città di Chieti....
Ueh, Ggiustì, nu quarte e na gazzose, me vojje 'mbriacà'
Era, questa, la richiesta scherzosa che veniva fatta all' oste entrando in una Cantina, quando questo tipo di locale pubblico costituiva il ritrovo di tanti uomini, per lo più umili nella condizione sociale e nel lavoro, che cercavano in un bicchiere di vino, magari annacquato dalla gassosa, un momento di spensieratezza,in compagnia. Il vino è sempre stato l'alimento di una larga parte della popolazione che non poteva permettersi troppi lussi nella lotta quotidiana per la sopravvivenza, quando la mancanza di lavoro, o l'insufficiente reddito derivante da lavori duri e affaticanti come quello del contadino, dell'artigiano, determinavano una situazione di diffusa miseria. La cantina costituiva il luogo di svago tra una pena e l'altra, tra una difficoltà e un problema da risolvere, il posto in cui ritrovarsi con gli amici per giocare a carte, per fare quattro chiacchiere, per comunicarsi avvenimenti di interesse comune, per discutere di quanto accadeva in città o in Abruzzo o in Italia. Erano tempi in cui i mezzi di comunicazione erano i giornali che leggevano in pochi, e da un certo periodo in poi, la radio ed il cinema. Cosi ognuno si faceva gazzettiere e la cantina era l'edicola in cui diffondere le notizie, i pettegolezzi, le considerazioni, più o meno personali, su quanto avveniva. Questo ambiente e quelle atmosfere si vogliono ricreare in questo opuscolo.
Ueh, Ggiustì, nu quarte e na gazzose, me vojje 'mbriacà'
Era, questa, la richiesta scherzosa che veniva fatta all' oste entrando in una Cantina, quando questo tipo di locale pubblico costituiva il ritrovo di tanti uomini, per lo più umili nella condizione sociale e nel lavoro, che cercavano in un bicchiere di vino, magari annacquato dalla gassosa, un momento di spensieratezza,in compagnia. Il vino è sempre stato l'alimento di una larga parte della popolazione che non poteva permettersi troppi lussi nella lotta quotidiana per la sopravvivenza, quando la mancanza di lavoro, o l'insufficiente reddito derivante da lavori duri e affaticanti come quello del contadino, dell'artigiano, determinavano una situazione di diffusa miseria. La cantina costituiva il luogo di svago tra una pena e l'altra, tra una difficoltà e un problema da risolvere, il posto in cui ritrovarsi con gli amici per giocare a carte, per fare quattro chiacchiere, per comunicarsi avvenimenti di interesse comune, per discutere di quanto accadeva in città o in Abruzzo o in Italia. Erano tempi in cui i mezzi di comunicazione erano i giornali che leggevano in pochi, e da un certo periodo in poi, la radio ed il cinema. Cosi ognuno si faceva gazzettiere e la cantina era l'edicola in cui diffondere le notizie, i pettegolezzi, le considerazioni, più o meno personali, su quanto avveniva. Questo ambiente e quelle atmosfere si vogliono ricreare in questo opuscolo.
Scritto da: D'Alessandro
non sono mai stato un frequentatore di cantine, ma me le ricordo e ricordo in particolare quella che era nei pressi del cinema Eden.
RispondiEliminaEppure molti di quei momenti di serenità mi tornano in mente e ne provo nostalgia.
RispondiEliminaEgregio signore, c'era bisogno di venire sul mio blog a vomitare veleno? Peraltro in una occasione così particolare in cui rendevo onore a una illustre persona? Anche sulle esequie facciamo polemica? Non mi sembra che Chietino sia mai stata una offesa. Il nome degli abitanti di Chieti è Chietini, come è scritto in decine di enciclopedie. Teatino è un'altra accezione, come i Napoletani vengono chiamati Partenopei. Tra l'altro io non sono nemmeno nato a Pescara e il suo campanilismo è andato dunque anche fuori centro. Non mi interessa pubblicare questo commento, ma voglio solo ammonirla che lei non è un fantasma su internet e posso benissimo denunciarla. Andrea Russo
RispondiEliminail problema è che quando ci si apostrofa come chietini a noi teatini salta la mosca al naso. Il commento era solo su questo e sulla sua scarsa professionalità dimostrata nell'apostrofarci.
Elimina