5.6.19

Sblocca cantieri


Nessuno può dire se, dopo le cannonate dei giorni scorsi, il lieve ramoscello di ulivo che si sono scambiati ieri i due vicepremier, Luigi di Maio e Matteo Salvini, sia una tregua apparente o una pace duratura. Ma, al di là delle alchimie politiche, l’accordo in extremis raggiunto sul cosiddetto «sblocca-cantieri» potrebbe segnalare, nell’immediato, un cambio di passo obbligato dell’esecutivo. Almeno sulle questioni che toccano da vicino gli interessi del Paese reale. Questioni che non possono più essere sacrificate in nome e per conto degli interessi dei partiti. Il caso delle grandi opere pubbliche è emblematico. In Italia ci sono almeno 49 maxi-cantieri bloccati dalla burocrazia e da una valanga di norme che sembrano fatte apposta per rallentare qualsiasi progetto. Un insieme di appalti che, da soli, valgono 172 miliardi di euro e qualcosa come 760mila nuovi posti di lavoro. Numeri da «miracolo economico» per un Paese che da anni ha un Pil con la sindrome dello zero-virgola e che, durante gli anni della grande crisi, ha perso oltre il 20% della sua capacità produttiva. Un dato per tutti: fra il 2008 e il 2018 il fatturato delle opere pubbliche si è più che dimezzato, lasciando sul terreno circa 16 miliardi di euro. Un trend che ha messo in ginocchio le principali aziende del settore. Certo, lo sblocca-cantieri non sarà la panacea di tutti i mali. Ci sono punti ancora controversi, altri da discutere e altri ancora da rivedere.

2 commenti:

  1. A cosa serve sbloccà cantieri quando poi si fanno opere tanto pe' spartisse un po' de mance? Vedi il mose di venezia e la tav che finalmente analizzandola a fondo nun serve a nessuno.
    Eppure il bobbolo si continua a commove su 'ste storie. Le opere pubblice con NOI del partito degli under 70.000 sarebbero realizzate e pagate solo chiavi in mano e dal notaio

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  2. Condivido quanto scritto da fracatz. Io direi che piuttosto che chiamare il decreto "sblocca cantieri" si potrebbe utilizzare "sblocca mazzette" o anche … bustarelle. Ciao.

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