Ogni tanto, mi reco alla biblioteca De Meis, dista appena un chilometro da casa mia, un po per fare quattro passi dopo mangiato e un po per andare a leggermi qualche buon libro. Faccio questo di pomeriggio, il martedì e il giovedì; e si mentre nelle altre città italiane le biblioteche vorrebbero tenerle aperte anche di domenica e nel frattempo fanno un continuato dalle 8,30 alle 19, da noi è aperta solo la mattina e questi due giorni alla settimana di pomeriggio. E' sempre vuota e ci sono più guardiani (ti chiedono all'ingresso la carta di identità... unico posto al mondo) che persone che consultano libri. Questo accade di pomeriggio, non so dirvi la mattina, ma non credo che i ragazzi che fanno filone, quelli che ne avrebbero bisogno, vengano fin quaggiù al Teate Center, dovendo prendere anche un mezzo pubblico; io li vedo spesso gironzolare alla Villa Comunale o seduti sulle panchine di ferro intorno alla Fontana Monumentale in altre faccende affaccendati. Ieri mi è capitato in mano un librettino interessante che riportava sulla copertina un quadro che avevo già visto qualche tempo fa nella cripta di San Giustino, si proprio quella , la chiesa sotto la chiesa, quella che è sempre aperta ed è sempre al buio. Fateci un giro, le cose che vi si trovano sono estremamente interessanti. Come dicevo il libretto parlava della famosa Corsa dei cavalli Barberi che si teneva a Chieti, rappresentata su questo ex Voto.
<< ....Nella cattedrale di San Giustino a Chieti, un dipinto su tela, collocato alla sinistra della cappella centrale, quella dove sono consacrate, in apposita teca, poste sotto l'altare, le reliquie del Protettore di Chieti, San Giustino. Il dipinto, realizzato su tela, con tecnica a olio, è un ex voto e mostra l'arrivo dei cavalli in corsa nella zona dell'ex pescheria, l'autore è anonimo. Gli edifici che vi compaiono sono il Seminario Arcivescovile con il suo bel porticato(da notare che il numero delle arcate non corrisponde alla realtà) e alla destra il Palazzo Santuccione. Addossato al Seminario, vi è un caseggiato a piani degradanti. Di fianco possiamo notare delle bilance e vari cesti appoggiati a terra, appartenenti ai venditori di pesce, carbone e legna; siamo infatti nella zona denominata "Piazzatta" ove si svolgeva il mercato. Al centro del quadrato, in primo piano, si osservano dei cavalli in corsa che sopraggiungono, e davanti a essi, un gruppo di giovani intenti a fermarli, o che comunque sembra si stiano muovendo con tale intenzione. La situazione rappresentata nella scena è di estremo pericolo, tanto da sollecitare l'intervento miracoloso di San Giustino, che appare in alto tra un nugolo di nubi rosa e azzurre, con lo sguardo paterno rivolto verso il basso, con le braccia aperte e la mano destra disposta al gesto benedicente (si osservino le dita). Tutto ciò richiede l'intervento del Santo e quindi lo scampato pericolo per i giovani incauti e per la folla che lì si era radunata. L'immagine del Santo di cui appare solo il busto è colorata in modo vivace, vistoso, in stile naif, per richiamare l'attenzione dell'osservatore e guidarlo all'interpretazione del "vissuto" narrato su tela. L'abbigliamento delle persone dipinte ci aiutano a datare il quadro, sia pure con approssimazione e con le dovute cautele. Gli uomini rappresentati sono ben vestiti, certamente rappresentano i notabili della città; il carattere di notabile può essere riferito anche all'uso del bastone. Indossano un cappotto doppiopetto, a collo alto e pantaloni aderenti; il collo della camicia è fermato da un papillon; in testa hanno un cappello nero a cilindro. Le donne hanno lunghi e voluminosi abiti, le spalle sono protette da ampi scialli; in testa hanno un caratteristico cappellino ben calzato che circonda il viso ben delineato della visiera. Questi abiti e quelli delle persone dipinte ci fanno supporre che l'evento del quadro si riferisca a qualche vicenda accaduta nel XIX secolo, mentre si svolgeva una delle tante edizioni delle corse dei berberi. Il punto di partenza era il Piazzale Sant'Anna, dove veniva sistemato lo steccato dietro il quale si allineavano i cavalli; si proseguiva lungo la strada di Sant'Anna (oggi via Padre Alessandro Valignani), si imboccava via Arniense, proseguendo fino a Piano Sant'Angelo (oggi piazza Matteotti) e di lì imboccando via Arniense si giungeva al traguardo, (a lu ricchiappe), posto alla Piazzetta davanti alla Pescheria. Sulla destra veniva sparsa abbondante sabbia allo scopo di favorire la presa sul selciato da parte dei cavalli in corsa per evitare che scivolassero sul lastricato, mentre ai lati della carreggiata, vicino al marciapiedi era costruito uno steccato dietro il quale si disponeva la folla per assistere allo spettacolo. I cavalli correvano senza fantino, alla partenza erano incitati con sistemi poco ortodossi, naturalmente senza dare nell'occhio dei procuratori della festa e degli agenti di polizia. Infatti spesso, nelle parti più intime del corpo, sotto la coda, strofinavano polvere di peperoncino cocente o di pepe o altra sostanza urticante allo scopo di eccitare gli animali che pungolati anche con bastoni di ferro acuminati partivano al galoppo come forsennati. Al traguardo, i cavalli che vi giungevano, venivano fermati da un grosso panno bianco, una specie di grosso telone contro cui i cavalli andavano a sbattere, mentre gli agenti della gendarmeria regale, procedevano ad imbrigliarli. Non è da escludere che nel corso dei secoli i sistemi di ripresa possano essere stati diversi e, per quanto concerne il punto di partenza, è da dire che esso, in antico era sistemato nella zona di Porta Sant'Anna, nei pressi della porta omonima. L'arrivo dei cavalli era sempre un momento di grande tensione, durante il quale potevano accadere incidenti, infatti a volte i cavalli sfuggivano oltre le barriere avventurandosi in Largo Cavallerizza e di lì proseguivano la loro corsa lungo le vie cittadine, fra lo spavento generale. Un episodio del genere è documentato nel giornale "Le Mosche"; il cronista scrive: " Nell'ultima corsa, quella del giorno 12, non ne successero delle brutte per vero e puro miracolo, operato forse da San Giustino, perchè i cavalli, giunti al così detto ricchieppe, ruppero il cordone e si diedero a correre per le strada che dall'Ospedale Civile mette al largo cavallerizza... . I cavalli dopo qualche tempo vennero ripresi... e si rise e si pensò che l'anno venturo si dovrà trovare un'altra strada per le corse"... >>
Si ringrazia Giuseppina Di Lullo,
che è stata insegnante
nelle scuole primarie di Chieti,
ora in pensione, che ha svolto questa
ricerca nel corso degli ultimi anni
di insegnamento.
<< ....Nella cattedrale di San Giustino a Chieti, un dipinto su tela, collocato alla sinistra della cappella centrale, quella dove sono consacrate, in apposita teca, poste sotto l'altare, le reliquie del Protettore di Chieti, San Giustino. Il dipinto, realizzato su tela, con tecnica a olio, è un ex voto e mostra l'arrivo dei cavalli in corsa nella zona dell'ex pescheria, l'autore è anonimo. Gli edifici che vi compaiono sono il Seminario Arcivescovile con il suo bel porticato(da notare che il numero delle arcate non corrisponde alla realtà) e alla destra il Palazzo Santuccione. Addossato al Seminario, vi è un caseggiato a piani degradanti. Di fianco possiamo notare delle bilance e vari cesti appoggiati a terra, appartenenti ai venditori di pesce, carbone e legna; siamo infatti nella zona denominata "Piazzatta" ove si svolgeva il mercato. Al centro del quadrato, in primo piano, si osservano dei cavalli in corsa che sopraggiungono, e davanti a essi, un gruppo di giovani intenti a fermarli, o che comunque sembra si stiano muovendo con tale intenzione. La situazione rappresentata nella scena è di estremo pericolo, tanto da sollecitare l'intervento miracoloso di San Giustino, che appare in alto tra un nugolo di nubi rosa e azzurre, con lo sguardo paterno rivolto verso il basso, con le braccia aperte e la mano destra disposta al gesto benedicente (si osservino le dita). Tutto ciò richiede l'intervento del Santo e quindi lo scampato pericolo per i giovani incauti e per la folla che lì si era radunata. L'immagine del Santo di cui appare solo il busto è colorata in modo vivace, vistoso, in stile naif, per richiamare l'attenzione dell'osservatore e guidarlo all'interpretazione del "vissuto" narrato su tela. L'abbigliamento delle persone dipinte ci aiutano a datare il quadro, sia pure con approssimazione e con le dovute cautele. Gli uomini rappresentati sono ben vestiti, certamente rappresentano i notabili della città; il carattere di notabile può essere riferito anche all'uso del bastone. Indossano un cappotto doppiopetto, a collo alto e pantaloni aderenti; il collo della camicia è fermato da un papillon; in testa hanno un cappello nero a cilindro. Le donne hanno lunghi e voluminosi abiti, le spalle sono protette da ampi scialli; in testa hanno un caratteristico cappellino ben calzato che circonda il viso ben delineato della visiera. Questi abiti e quelli delle persone dipinte ci fanno supporre che l'evento del quadro si riferisca a qualche vicenda accaduta nel XIX secolo, mentre si svolgeva una delle tante edizioni delle corse dei berberi. Il punto di partenza era il Piazzale Sant'Anna, dove veniva sistemato lo steccato dietro il quale si allineavano i cavalli; si proseguiva lungo la strada di Sant'Anna (oggi via Padre Alessandro Valignani), si imboccava via Arniense, proseguendo fino a Piano Sant'Angelo (oggi piazza Matteotti) e di lì imboccando via Arniense si giungeva al traguardo, (a lu ricchiappe), posto alla Piazzetta davanti alla Pescheria. Sulla destra veniva sparsa abbondante sabbia allo scopo di favorire la presa sul selciato da parte dei cavalli in corsa per evitare che scivolassero sul lastricato, mentre ai lati della carreggiata, vicino al marciapiedi era costruito uno steccato dietro il quale si disponeva la folla per assistere allo spettacolo. I cavalli correvano senza fantino, alla partenza erano incitati con sistemi poco ortodossi, naturalmente senza dare nell'occhio dei procuratori della festa e degli agenti di polizia. Infatti spesso, nelle parti più intime del corpo, sotto la coda, strofinavano polvere di peperoncino cocente o di pepe o altra sostanza urticante allo scopo di eccitare gli animali che pungolati anche con bastoni di ferro acuminati partivano al galoppo come forsennati. Al traguardo, i cavalli che vi giungevano, venivano fermati da un grosso panno bianco, una specie di grosso telone contro cui i cavalli andavano a sbattere, mentre gli agenti della gendarmeria regale, procedevano ad imbrigliarli. Non è da escludere che nel corso dei secoli i sistemi di ripresa possano essere stati diversi e, per quanto concerne il punto di partenza, è da dire che esso, in antico era sistemato nella zona di Porta Sant'Anna, nei pressi della porta omonima. L'arrivo dei cavalli era sempre un momento di grande tensione, durante il quale potevano accadere incidenti, infatti a volte i cavalli sfuggivano oltre le barriere avventurandosi in Largo Cavallerizza e di lì proseguivano la loro corsa lungo le vie cittadine, fra lo spavento generale. Un episodio del genere è documentato nel giornale "Le Mosche"; il cronista scrive: " Nell'ultima corsa, quella del giorno 12, non ne successero delle brutte per vero e puro miracolo, operato forse da San Giustino, perchè i cavalli, giunti al così detto ricchieppe, ruppero il cordone e si diedero a correre per le strada che dall'Ospedale Civile mette al largo cavallerizza... . I cavalli dopo qualche tempo vennero ripresi... e si rise e si pensò che l'anno venturo si dovrà trovare un'altra strada per le corse"... >>
Si ringrazia Giuseppina Di Lullo,
che è stata insegnante
nelle scuole primarie di Chieti,
ora in pensione, che ha svolto questa
ricerca nel corso degli ultimi anni
di insegnamento.
ci sono tanti affreschi interessanti nella cripta di san Giustino che forse andrebbero indagati... Se ti capita in mano qualche altro libretto facci sapere. Grazie
RispondiEliminaTeatino-Doc
Magari, se nomini anche l'autore del "librettino", mia madre ti sarà molto grata, visto che è stato il frutto di un'attenta ricerca d'archivio :-).
RispondiEliminaCarla De Benedictis
carlagotan@gmail.com
@anonimo
RispondiEliminaMi scuso per l'autore e mi dispiace per tale omissione, al momento non sono in grado di poter indicare tale nome, in quanto il post è frutto di una ricerca effettuata 2 anni fa alla biblioteca DE MEIS di Chieti. Comunque provvederò quanto prima!
Non c'è problema: mia madre si chiama Giuseppina Di Lullo, è stata insegnante nelle scuole primarie di Chieti e ha svolto questa ricerca nel corso degli ultimi anni di insegnamento. Ora è in pensione. Io stessa la aiutai nella redazione del volumetto. Grazie
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