6.3.10

Dalle monete d'oro... Ai Bancomat clonati!

Molti secoli fa, il commercio era basato sul baratto e sul pagamen­to in natura, merce per merce; le tracce di quell'epoca restano in molte parole del nostro vocabola­rio, ad esempio "salario" (Il sale) e "pecunia" (Il bestiame). L'invenzione del denaro e la diffu­sione delle monete metalliche (d'oro, d'argento o di rame) ren­dono inutile e poco pratico il pa­gamento in natura, che gradual­mente si riduce e scompare dal­l'uso comune. L'uso del denaro, tuttavia, pone un serio problema: qual'è il valo­re vero, intrinseco, delle mone­te? Inizialmente, una moneta va­leva esattamente quanto l'oro di cui era fatta: la moneta non era che un "pezzo d'oro" forgiato in una misura comoda da portare con sé. Già in epoca romana, però, l'impe­ratore Settimio Severo ordina di dimezzare il contenuto d'oro delle monete coniate dalla sua zecca: ecco che il valore reale, intrinseco, si dimezza; mentre il valore di faccia­ è uguale. In questo modo l'imperatore, con la stessa quantità d'oro ­mescolato a metalli vili - può co­niare il doppio delle monete, e co­me per magia si trova ad avere a disposizione più denaro per finan­ziare le sue campagne militari. E' ovvio che l'uso delle banconote rende ancora più stridente il con­trasto fra il valore intrinseco e quello facciale; una banconota da 100 Euro ha un valore intrinseco quasi nullo, pari al costo della fili­grana su cui è stampata e dell'in­chiostro usato. Perché allora noi la accettiamo e la scambiamo come se valesse davvero 100 Euro? La risposta è duplice: noi ricono­sciamo il valore facciale delle ban­conote perché così prescrive la legge, ma anche perché colletti­vamente abbiamo fiducia nella Banca Centrale che le emette; questa nostra fiducia collettiva permette l'esistenza del sistema monetario. Quando la fiducia viene meno, si torna al baratto: durante una guer­ra od una rivoluzione, quando l'in­flazione sale vertiginosamente ed i prezzi sembrano fuori controllo, la gente pretende di essere paga­ta in natura, con della merce, e non con delle banconote. Le ban­conote, in quei momenti, diventa­no solo carta: esattamente quello che sarebbero anche oggi, se non ci fosse la Banca Centrale a ga­rantirle ed a vigilare costantemen­te sul loro valore. AI giorno d'oggi, la fiducia è tale che è diventato possibile fare ac­quisti senza scambiare, letteral­mente, niente di tangibile: siamo arrivati alla moneta elettronica, completamente virtuale. Quando in un negozio paghiamo "stri­sciando" la nostra carta Bancomat, stiamo trasferendo il denaro dal nostro conto corrente a quello del negoziante, ma in modo del tutto astratto: nessuna monetina, nessuna banconota si sposta di un millimetro. A guardar bene, le banconote po­trebbero non esistere neanche: se la BCE gradualmente ne riti­rasse una parte, lasciandone il valore registrato a credito nelle banche, noi non ce ne accorge­remmo e continueremmo a fare acquisti con il Bancomat, a riceve­re lo stipendio con un bonifico, a pagare con la carta di credito. La nostra ricchezza, già oggi, non si trova fisicamente in nessun luogo:è solo registrata nei computer della nostra banca. Questo fatto ci spinge natural­mente a riflettere sulla sicurezza dei mezzi di pagamento elettroni­ci. Quali sono i possibili rischi, e come è possibile difendersi? Diciamo subito che la carta Ban­comat porta una banda magnetica sulla quale è registrato il nu­mero della carta stessa. Quando la infiliamo in uno sportello auto­matico o nel lettorie di un nego­zio, dobbiamo digitare il nostro co­dice segreto (detto "PIN"). Il PIN ed il numero della carta vengono inviati al centro autorizzativo della banca, che verifica se davvero il PIN che abbiamo digitato è quello previsto per la carta. La carta Bancomat da sola e il co­dice PIN da solo, servono a nulla. Che cosa cercano di fare i truffa­tori, quindi? Cercano di copiare o rubare la nostra carta, e nel frat­tempo di scoprire il nostro PIN; avendo le due cose assieme, pos­sono prelevare denaro dal nostro conto. La carta Bancomat può essere rubata, ma il più delle volte i truf­fatori sono ancora più scaltri: ap­plicano degli speciali apparecchi elettronici, detti "skimmer", sulla fessura degli sportelli automatici. Questi apparecchi, che misurano pochi centimetri e che sembrano una piccola "aggiunta" al normale sportello automatico, leggono il numero della nostra carta mentre la infiliamo nello sportello, e lo tra­smettono con un piccolo telefono cellulare ai truffatori. Anche per scoprire il nostro PIN ci sono vari modi: ad esempio appli­care una sottilissima "finta tastie­ra" sopra alla tastiera vera; oppu­re installare una microtelecamera (ce ne sono di grandi come botto­ni) sopra alla tastiera, filmando le nostre dita che digitano il codice. Nel caso dei lettori POS nei nego­zi, anziché applicare lo "skimmer" all'esterno, i furfanti provvedono a "truccare" l'apparecchio stesso, introducendosi nottetempo nei negozi; il lettore così modificato "telefona" il nostro numero di car­ta ed il nostro PIN ai truffatori ogni volta che usiamo il Bancomat. Esistono purtroppo degli speciali­sti che colpiscono secondo una tecnica ormai collaudata e contro la quale c'è poco da fare: prima si procurano i numeri ed i PIN di centinaia di carte; poi iniziano a spedire ondate di prelievi dall'e­stero; quando vengono scoperti e le transazioni vengono bloccate, si spostano in un'altra provincia e ricominciano il gioco. I clienti debbono temere queste frodi? In genere no: di solito le banche e le assicurazioni ne ri­spondono; può capitare di dover attendere qualche mese prima di ricevere il rimborso, ma se la frode è dimostrata (ad esempio se il pre­lievo giunge da Paesi esteri dove non ci siamo mai recati) non ci do­vrebbe essere motivo di temere. Come ci si può difendere? Prima di tutto, si deve prestare la massi­ma attenzione ad eventuali "ag­giunte" o protuberanze sospette sugli sportelli automatici; poi te­nersi nascosti quando si digita il PIN; ed infine, leggere sempre con attenzione il proprio estratto conto, per scoprire eventuali pre­lievi non fatti da noi. Anche la tecnologia ci viene in aiuto: sta infatti per entrare in fun­zione il cosiddetto sistema del "microcircuito". Si tratta di una tecnologia completamente nuova per le carte Bancomat, basata su un microchip molto difficile da clonare. Queste nuove carte verran­no distribuite dalle banche gra­dualmente nei prossimi anni. Quando Il nuovo sistema sarà in funzione, le frodi diventeranno molto più difficili, forse impossibili. C'è però un problema: perché il si­stema sia davvero affidabile, biso­gna sostituire tutte le carte Ban­comat, tutti gli sportelli automatici e tutti i lettori POS dei negozi. Un'operazione che, oltre a costa­re milioni di Euro, richiederà diver­si anni per essere completata. Per qualche anno dovremo quindi ancora rassegnarci a possibili clo­nazioni di Bancomat. Consolia­moci con il pensiero che i ladri so­no sempre esistiti, non sono certo una novità; ed una carta Banco­mat, rispetto alla "pecunia" degli antichi romani (Pecus, bestiame), ha il vantaggio di non belare e non ruminare quando la portiamo a fa­re la spesa...

7 commenti:

  1. Ho saputo della truffa tramite tgr. Ormai con l'avanzare della tecnologia a fini di bene, c'è pure la crescita di quella a a scopi di lucro

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  2. Ma daranno un premio se una dimostra di poter il pagobacomat più veloce del west?
    Ciao Ennio! Sara

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  3. e va già bene che abbiamo saputo della truffa...
    saluti

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  4. negli stati uniti la clonazione delle carte di credito è una bella piaga ! Io un po' belo quando apro il portafoglio : vale come un assegno ?

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  5. sino ad ora devo dire che nella mia regione non era ancora successo nulla di simile, ma 2 giorni fa hanno arrestato una coppia a Cagliari... avevano clonato carte...ed ecco qui..anche nella mia isola felice ( si fa per dire) sono arrivate le carte clonate

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  6. Penso sempre più spesso che l'invenzione del denaro sia la cosa più brutta che l'uomo abbia mai fatto. Poi invece penso che se ci fosse ancora il baratto o altri tipi di pagamenti, (niente denaro) beh sarebbe sempre la stessa cosa! ...tante persone cercherebbero di approffittarsene di altre ... cosi come è adesso col denaro.
    E' l'uomo che è sbagliato ...

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  7. che volgarita' il vile denaro..
    fortunatamente a me non è mai successo..

    Ciao

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