Chissà perchè, per i casini dei politici, debbano sempre rimetterci i lavoratori. Dopo il mancato fallimento della Grecia, grazie anche ai soldi italiani, che verranno tirati su con l'emissione di fiumi di BOT e CCT, adesso tocca anche alla Spagna preoccuparsi. Zapatero taglierà gli stipendi dei dipendenti pubblici del 5% nell’anno in corso e li congelerà nel 2011. Lo ha annunciato oggi al Parlamento spagnolo il primo ministro Jose Luis, sembra più il nome di un torero che di un ministro spagnolo. Il Premier ha spiegato che le misure sono una risposta alle richieste dei ministri delle Finanze europei per una stretta ai bilanci dopo il pacchetto di aiuti anti-crisi, e serviranno a riportare la fiducia sui mercati. Tra gli altri obiettivi del governo, è previsto il taglio del rapporto deficit/Pil al 9,3% nel 2010 e al 6,5% nel 2011, dall’11,2% del 2009. L’annuncio dell’ulteriore giro di vite presentato oggi dal premier socialista Josè Luis Zapatero è stato ben accolto dalla borsa di Madrid: l’Ibex 35, che aveva aperto con una caduta dell’1,7%, ha riguadagnato i 10 mila punti crescendo oltre il 2,5% dopo le 10 della mattina. Il premier socialista ha dettagliato oggi la sforbiciata da 15 miliardi richiesta alla Spagna dall’Eurogruppo la scorsa domenica per ridurre più velocemente il deficit (al 11,4% nel 2009) già quest’anno ed il prossimo e riportarlo vicino al 3% nel 2013. Quando toccherà anche all'Italia fare la stessa cosa ?? Tremonti ce la racconta giusta, con il debito pubblico che è cresciuto anche quest'anno, o ci mena per il naso ?
Quello accaduto in Spagna svela al mondo il profondo scempio politico e il bluff commesso dal governo spagnolo. Troppo comodo farsi belli coi diritti civili quando poi si scialacqua un fiume di denaro, senza poterselo permettere.
RispondiEliminaNoi dal punto di vista economico stiamo peggio, perciò ho i brividi solo a pensarlo.
Se poi consideriamo che i nostri politici non arretrano di un centesimo con i privilegi loro e dei loro amici,anzi se li aumentano periodicamente (senza differenza di sinistra, destra, centro) non c'è da essere ottimisti per il futuro purtroppo.
Io la vedo male.
RispondiElimina@sciuscia
RispondiEliminaè di oggi la notizia che anche il Portogallo introdurrà misure restrittive sul suo territorio. Ha incominciato col ridurre del 5% tutti gli stipendi di senatori e parlamentari..... in Italia, quando mai ? Staremo a vedere!
Io la vedo malissimo!
RispondiEliminaIn Italia bisognerebbe ridurre gli stipendi a parlamentari e politici almeno del 70%...
RispondiEliminadopo la spagna, toccherà al portogallo...e poi ci siamo noi
RispondiElimina@ale
RispondiEliminanoi siamo sulla buona strada, adesso per ripianare i debiti fatti dalle passate gestioni di sinistra, purtroppo, in alcune regioni dovranno tassare pesantemente per rimettere in funzione le ASL.Oggi in Italia è il "malaffare" ad arricchirsi e le persone normali ad impoverirsi o con "nuove" tasse o con le riduzione degli stipendi. Quando il "grasso non cola" sono sempre i più deboli a rimetterci!
Mi chiamo Daigoro, avrei bisogno di chiacchierare con te.
RispondiEliminamazzoleni@youthcity.it
Be', la voce principale della spesa pubblica sono gli stipendi (annesse pensioni).
RispondiEliminaQuindi una volta grattato il fondo del barile con le famose "spese inutili", non rimane altro che tagliare stipendi e pensioni.
Tagliare le spese dei parlamentari non incide in maniera sensibile, e' piu' che altro questione di PR.
Il problema e' che in Italia la spesa pubblica e' sempre servita come leva elettorale, tramite il "voto di scambio". Quindi come e' successo in Grecia, e' piu' probabile che i "politici" arrivino al fallimento dello Stato piuttosto che intervenire sullo stesso meccanismo che li ha creati.
E, per inciso, tutti i beneficiati dallo "scambio", leggasi tutti gli Italiani che campano di spesa pubblica, la pensano allo stesso modo. Per fare un esempio, quando si discute di riduzione della spesa normalmente la risposta e' quella di recuperare soldi tramite la lotta all'evasione fiscale o la tassazione sulle rendite, in modo da avere cassa per AUMENTARE la spesa.
Vedete un po' voi.
Già, Lorenzo.
RispondiEliminaPeccato che a chi campa di una "spesa" pubblica di 1000 euro al mese ed ha due figli credo che non gliene possa fregare di meno, di sapere se il suo stipendio è frutto di un "voto di scambio" e che quindi in quanto tale va tagliato del 5% per salvare il culo a paesi messi in ginocchio da giochetti finanziari di 'sto cazzo.
Gli stipendi pubblici bassi non sono alti (scusate il gioco di parole), semplicmente c'è esubero di personale, soprattutto a causa di enti inutili.
Ma se la sola tua colpa è stata trovae lavoro nell'ente inutile della tua città per uno stipendio minimo, perché la soluzione ai mali dei potenti dev'essere la tua fame..?
Il recupero delle tasse evase da Valentino Rossi vale quanto il bliancio del Comune di un piccolo capoluogo di regione, quindi, sì, bisognerebbe pensare all'evasione fiscale, non ai tagli alle classi più basse.
"Ma se la sola tua colpa è stata trovae lavoro nell'ente inutile della tua città per uno stipendio minimo, perché la soluzione ai mali dei potenti dev'essere la tua fame..?"
RispondiEliminaNon attacca.
Prima cosa, a me nessuno da' 1000 euro al mese a mo' di regalia.
Poi i "potenti" altro non sono che quelli che in cambio dei voti creano i posti di lavoro inutili. Non e' peggiore il politico di chi lo vota, anzi, direi il contrario, c'e' un rapporto tra esecutore (il politico) e mandante (l'elettore).
E come dicevo, siccome non si puo' toccare nessuno dei "benefici" elargiti in cambio dei voti, leggi pensioni fasulle e posti di lavoro, puttosto mandiamo in fallimento la Nazione.
Infine una cosa mi fa ridere: i dipendenti del "privato" vengono semplicemente licenziati se l'azienda ha convenienza a chiudere gli uffici o gli stabilimenti. Pero' in quel caso sono ca@@i loro e nessuno se la prende con Valentino Rossi se la Yamaha chiude.
I famosi sindacati ad oggi altro non fanno che garantire pensionati e dipendenti pubblici, avendo da tempo rinunciato a qualsiasi ruolo nel settore privato.
Comunque, abbiamo di fronte due scenari, uno e' quello di trovare un modo di gestire la spesa pubblica, l'altro e' la guerra civile quando la situazione scendera' sotto una certa soglia.
Quindi, secondo il tuo ragionamento, ogni singolo stipendio pubblico è una regalia. Ti auguro che il prossimo medico di una ASL che ti metterà le mani addosso non la pensi allo stesso modo.
RispondiEliminaQuindi, secondo il tuo ragionamento, è giusto che uno onesto dipendente pubblico, che ha sempre fatto il suo lavoro, che prende mille euro al mese, si veda tagliato il 5% dello stipendio perché c'è la crisi (che non è colpa sua) e perché c'è il voto di scambio e sono tutti uguali ed è tutto un magna magna.
la Grecia è piccola, la Spagna è gestibile, ma se fallisse l'economia italiana? Secondo alcuni economisti il destino dell'euro sarebbe messo a dura prova.
RispondiEliminaLa Grecia brucia e le sue fiamme minacciano di diffondersi mentre i leader europei firmano assegni in bianco e rimproverano i cittadini. Come se fossero loro i responsabili dell'indebitamento colossale di questo mondo di cuccagna creditizia che ci siamo inventati. L'insolvenza della Grecia, sospesa artificialmente con un'iniezione di miliardi di euro da parte degli altri paesi europei e del fondo monetario internazionale, potrebbe causare una reazione a catena simile a quella provocata dal fallimento della Lehman Brothers nel 2008. Stavolta però a rischiare non sono istituzioni finanziarie o aziende, ma governi e monete.
RispondiEliminaI medici sono un pessimo esempio. Hanno un contratto che gli permette di esercitare la libera professione all'interno delle stesse aziende pubbliche. Un po' come se un impiegato di Banca Intesa ricevesse clienti per conto di un'altra banca nello stesso ufficio.
RispondiEliminaSenza contare il conflitto di interessi per cui lo stesso dottore, impiegato pubblico, dovendo fare concorrenza a se stesso professionista, potrebbe anche non metterci lo stesso impegno.
Quando ero giovane e c'era ancora il "comunismo", si sentiva lo slogan "lavorare meno, lavorare tutti". La stessa scelta ce l'ha il dipendente pubbblico. Possiamo tenerci tutti i dipendenti, pagandoli meno, oppure licenziarne un po', al fine di risparmiare la stessa cifra.
Ripeto, nel settore privato non importa a nessuno quando le fabbriche chiudono e ai dipendenti danno un calcio nel sedere. Non vedo perche' i dipendenti pubbici invece debbano appartenere ad una categoria privilegiata. Ovviamente se non consideriamo il loro peso sindacal/politico.
Poi, mi viene da ridere se pensiamo ai 30mila forestali siciliani, esempio a caso.
Questi sono "onesti dipendenti pubblici". Diciamo di si, sono onesti come tutti i siciliani che sanno benissimo come funziona il gioco del "ti voto e tu mi garantisci la prebenda".
Il 5% e' poco.
Calma. Io sono a favore del licenziamento nel pubblico impiego, è una boiata che non esista.
RispondiEliminaMa tu stai parlando di licenziare "perché c'è la crisi". Per il 99.99% dei dipendenti pubblici, è come dire "ti licenziamo perché oggi piove".
Ma cosa cazzo ne sa un cittadino medio della crisi?! Che parte ha c'avuto? Ma vaffanculo, io non cagherei soldi miei solo perché quattro idioti in doppio petto hanno rotto il giocattolino!
Io non ho affatto parlato di "crisi".
RispondiEliminaIl problema e' la spesa pubblica e' e' ben al disopra del PIL. Se stiamo a galla e' solo perche' il PIL considera solo l'economia "legale" e per fortuna ne abbiamo un tot di "sommersa". Stiamo anche consumando i risparmi accumulati durante le generazioni.
Non c'e' nessun "giocattolo rotto", c'e' semplicemente uno Stato che paga troppe persone o le paga troppo o entrambe le cose. Siccome la spesa pubblica cresce e cresce ogni anno, arriveremo prima o poi alla bancarotta, esattamente come e' successo in Grecia.
La bancarotta significa che lo stato non ha piu' i contanti per pagare le spese correnti, che in massima parte sono gli stipendi. Ci sono due modi per fare cassa, uno e' stampare soldi (e non lo possiamo fare per via dell'euro) e l'altro e' farseli prestare contro emissione di titoli di stato (che pero' nessuno ti compra se sei in bancarotta).
A me fanno ridere i dipendenti pubblici che fanno finta di cadere dal pero quando la situazione attuale esiste da 50 anni e come ho detto deriva sempre dal fatto che ogni politico deve sistemare parenti, amici/amiche e elettori. Qualcuno viene assunto in RAI, qualcun altro in Alitalia. Qualcuno diventa dirigente di una ASL, qualcun altro postino.
I mercati stanno punendo i paesi indebitati dell'Europa meridionale, ma finora hanno risparmiato l'Italia, che pure ha un debito più alto di quello greco.Chiedono il 9,4% sui titoli di stato greci a 10 anni, ma si accontentano del 4,1% per quelli italiani.Tremonti ha adottato una politica prudente e il governo ha risposto alla crisi con misure atte a contenere il deficit pubblico che oggi è la metà di quello greco. A marzo è emerso che l'Italia aveva un deficit primario, cioè prima di pagare gli interessi sul debito pubblico, le spese avevano già superato le entrate.Comunque nonostante questo l'Italia risultava avere un indebitamento privato inferiore alla maggior parte dei paesi cosiddetti sviluppati e in buona parte questo debito pubblico appartiene agli italiani.Gli italiani, per intenderci a differenza dei greci,no vanno in banca a chiedere un prestito ma a comprarsi titoli di stato.O e almeno questo che si evince dalle dichiarazioni di Tremonti.La principale minaccia, secondo me, alle finanze è la crescita debole.Noi siamo sempre riusciti a salvarci con le esportazioni, ma in futuro questo sarà più difficile se non impossibile vista la situazione dell'ultimo anno, cassa integrazione, disoccupazione, scarsa produzione e quant'altro.Delle riforme strutturali potrebbero essere la soluzione ma,come altri politici dell'Europa meridionale, anche quelli italiani temono l'impopolarità del cambiamento...
RispondiEliminaIo sento parlare di "riforme" ma nessuno dice chiaro e tondo cosa significa.
RispondiEliminaEsempio, si dice "riforma della scuola".
Mi piacerebbe sapere in cosa consiste.
Al momento io vedo che tutti, parlando di "scuola", intendono solamente "i dipendenti pubblici che lavorano nel settore istruzione". A nessuno importa una beata mazza degli studenti, che invece dovrebbero essere il fine per cui la scuola esiste. E' una logica al contrario dove bisogna trovare una ragione qualsiasi per impiegare un po' di gente, invece di preoccuparsi della qualita' dell'istruzione.
Non e' che i politici hanno paura delle riforme, e' che le riforme da noi hanno lo scopo di conservare lo status quo, quindi sono una contraddizione in termini e quindi ovviamente sono inutili se non peggiorative.
Prego leggere questo articolo del Corriere.
RispondiEliminahttp://www.corriere.it/cronache/10_maggio_25/tagli-ricorso-funzionario_b984e648-67bd-11df-b83f-00144f02aabe.shtml
Letto.
RispondiEliminaIl taglio di uno stipendio di 128.000 € nella misura di 1.900 ci sta, a livello pratico, visto che non creerà certo la rovina della famiglia di chi lo percepisce.
Ma è a livello teorico che è comunque giusto: un segretario generale è una delle persone con la retribuzione più alta, in rapporto alla mole di lavoro e soprattutto ai rischi che si accolla (è vero, firma atti di proporzioni enormi, ma alla fine si tratta solo di stare dentro la legalità).
Tagliare la piccola parte di uno stipendio di centinaia di migliaia di euro può essere accettabile... non può esserlo togliere 50 € a chi ne guadagna 1.000 €.
Posto che anche il nostro amico segretario avrebbe tutto il diritto di dire a lor signori dell'economia "Ma questa crisi chi l'ha creata, io?".