Ricorre domani, 8 marzo, la Festa della Donna. Un modo per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze alle quali sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo. Nell'anno del Bunga Bunga, con la figura femminile svilita, ricordando il 12 febbraio scorso, quando migliaia di donne sono scese in piazza (anche) per urlare la propria dignità, ditemi perchè le donne devono essere orogliose. Raccontatemi, uomini e donne, eventualmente i vostri sogni e le vostre ambizioni. Il dibattito è aperto.
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8 marzo: un contentino dato dagli uomini alle donne... nulla di più...
RispondiEliminaUn commento sulla festa: BASTA MIMOSE! per me, sono i fiori più orribili che ci siano, quindi regaslatemi una rosa rossa, un'orchidea, una margherita o un girasole, ma non le mimose! basta!e poi sanno troppo di '68
RispondiEliminaGià per il fatto di esserci le donne devono essere orgogliose.
RispondiEliminaQuest'anno è un 8 marzo diverso. D'altro canto la strumentalizzazione della donna è un insulto anche all'intelligenza degli uomini.
RispondiEliminaPer le mie amiche ho preparato un biglietto d'auguri con una rosa gialla.
Si tratta di una festa totalmente inutile. L'occasione per dire una volta all'anno sempre le stesse cose. Sentire i comizi è veramente brutto. Non ho nulla contro le donne, anzi, le rispetto ogni giorno dell'anno. ma l'8 marzo non lo concepisco, mi sembra una festa assurda
RispondiEliminaDONNA
RispondiEliminaVersi sospirati del poeta,
morbide matite del pittore.
Incanto dell’essere donna e creatura.
Madre, accoglie il pianto e la paura,
sorgente limpida, nella melma oscura.
Ascolta la sua storia di soprusi,
punita in scherzi vili e disonesti .
Versi, impietriti nel disprezzo,
matite, appuntite per un vezzo.
Gioiosamente donna, tu rimani!
Io, donna, non capisco la festa della donna: se siamo così sicure di sentirci paritarie in tutto (agli uomini) non dovremmo avere bisogno di una festa per ribadire il concetto. Mi sembra quasi che abbiamo bisogno di questa festa per convincere noi stesse! Per dimostrare che siamo veramente certe di questa tanto chiacchierata parità, potremmo proporre di istituire anche la festa dell'uomo...
RispondiEliminaA pensare che c'è gente come la Bonino che con le mani a forma di vulva gridava : "è mia e la gestisco io", questo aspetto di emancipazione femminile è ributtante. Risultati : aborto, calo demografico (soppiantato da un'immigrazione che sta snaturando la società, con il benplacido della Turco che ha sempre creduto in questa triste risoluzione), separazioni, solitudine da entrambe le parti, egoismo, violenza peggiore subita...
RispondiEliminaAlla fine è solo una festa di facciata e una presa in giro per le donne che non condividono questo aspetto di femminismo... che non ha che fare con femminilità e donna!
Scusate, entro in punta di piedi in questa "interessantissima" conversazione per chiedere a Loredana cos'ha contro il '68.
RispondiEliminaTutto il resto è storia, forse retorica, interpretazioni...
dobbiamo imparare a rispettare le idee di tutti, carissimi, la festa della donna non a caso ricorre l'8 marzo. Mai sentito parlare di una fabbrica andata a fuoco che ha bruciato anche ciò che conteneva... donne, operaie, per l'appunto. Mah. Ora dicono che è una leggenda metropolitana e che l'8 marzo è una data falsa ma... quale interesse può avere la data, quando il gesto, dovuto all'esasperazione di uno sciopero, ha "armato" la mano di un padrone, schiavista e antifemminista?
@ lorenzo
RispondiEliminaIl Sessantotto secondo me è stato un fallimento , in verità, voleva liberare gli uomini e le donne da un certo autoritarismo del quale la famiglia era, in un certo senso, la metafora. Perché rinchiudersi nella prigione di una famiglia? E allora ti separi, eviti di figliare, abortisci, cerchi casa da solo, e quando muori nessuno verrà, non solo a piangerti, ma forse nemmeno a seppellirti. Quel Sessantotto che io ho vissuto in pieno, ha fallito da tutti i punti di vista... Ha fallito anzitutto come rivoluzione: i moti degli anni Sessanta e Settanta non scalfirono né i poteri economici né quelli politici. Il divario tra ricchi e poveri divenne sempre più ampio. Invece, purtroppo, riuscì l'attacco agli anelli deboli della società come appunto la scuola e la famiglia. Per l'Italia, peggio di così non poteva andare. La scuola per esempio è uscita dagli anni Sessanta privata dei suoi cardini strutturali: la meritocrazia per docenti e studenti e l'autorità dell'educatorefacendoci ereditare la scuola di oggi che è diventata un "suk" di saperi sfusi, dove venditori e venditrici in età matura, i professori e le professoresse, sono ostaggi di clienti minorenni (gli studenti) che disprezzano la merce. La scuola è diventata succube della legge di mercato mixata dalla demagogia: lo studente come il cliente, ha sempre ragione. Più che educarlo è d'obbligo confortarlo per rafforzare la sua autostima. Il professore, che un tempo godeva di prestigio e autorevolezza, è ridotto al rango di colf o animatore, sceso tanto nella scala sociale da costituisce un antimodello, ciò che i ragazzi oggi non vogliono diventare... come dicono fra di loro gli studenti: meglio non studiare, altrimenti si diventa come lui.
Lorenzo, come sempre, non si può fare di ogni erba un fascio (saggezza popolare ancora oggi molto più valida di certe filosofie intelletualoidi). Dai movimenti giovanili del '68 sono nate persone spregevoli e persone valide. Ai tempi si contrapponevano due ideologie autentiche, fin dove può essere autentica la politica: sinistra e destra, si opponevano allo strapotere della dc.
RispondiEliminaSono di Trento, ho vissuto l'epoca da vicino, università occupata, sociologia, ho sfilato con il pancione urlando slogan irripetibili, ho subito la carica quotidiana dei manganellatori, rifugiandomi nei portoni e quasi sottovoce, dopo, si innegiava al Che. Un grande punto di rottura il '68, una presa di coscienza che difficilmente verrà menzionata solo nei libri di storia. Enio scrive che da allora si è disgregato il nucleo primario della società: la famiglia. Ok, le donne hanno capito che avevano qualche diritto, hanno capito che non erano più schiave e serve che dovevano, volenti o nolenti, sottostare ai voleri dei maschi prepotenti, hanno capito che era possibile scegliersi l'uomo con il quale vivere e non solo con quello "consigliato" dalla famiglia, hanno capito che potevano avere un'indipendenza economica, hanno capito di essere normali e non una sottospecie umana o figlie di un dio munore. Per non parlare dell'aborto clandestino. Quante, quante ne sono morte rivolgendosi a "levatrici" di malaffare? Tante, troppe. Ci sarebbe da scrivere per ore, lasciamo perdere, alla fine sono solo parole, muiono nelle stesso momento che nascono. Grazie per avermi risposto, Lorenzo, un caro saluto a tutti