L'Italia oggigiorno è ostaggio della gerontocrazia. L'Italia è incapace di riforma. Nell'era di Barack Obama, ove gli equilibri geopolitici di dieci anni fa sono già materia per storici, il Paese del Rinascimento che ha saputo liberarsi dal nazifascismo è ammalato. Diagnosi: gravemente allergico al ricambio della propria classe dirigente. Abbiamo l'Oscar per i leader politici più vecchi (il 49,6% ha più di 71 anni, contro una media europea del 30%). Ma non è solo una questione politica. Anche le poltrone che contano nel campo dell'arte e della cultura sono occupate da un'élite over 70, mentre le novità dei palinsesti TV sono Carrà e Vespa mentre Fazio e Saviano vengono messi alla porta. Il 45,2% dei cosiddetti leader tricolori - i numeri uno di politica, economia, professioni e istituzioni - è ultrasettantenne, contro il 31% della conservatrice Gran Bretagna e il 28% della Spagna. Un tappo generazionale. Una gerontocrazia autoreferenziale che peraltro non piace al paese (il 73% degli italiani la ritiene irresponsabile, il 68% incompetente, il 79% poco innovativa) e che fatica ad assumersi responsabilità reali come dimostra la manovra che grava sui cittadini ed istituisce una commissione per studiare come si potrebbe tagliare i costi della politica. Cambiano i partiti ad una velocità mai conosciuta prima tant'è che il più vecchio in parlamento è la Lega Nord, si mescolano maggioranze e uomini ma la cooptazione dell' «uomo vecchio» conta assai più del valore e della competenza dell'«uomo nuovo». L'eliminazione delle preferenze è il capolavoro che cristallizza in una norma lo strapotere di una gerontocrazia ingessata. In un momento in cui la crisi finanziaria sta riaprendo le porte di imprese e banche allo Stato, il rischio è che il tappo generazionale che grava sull'Italia, invece che saltare, consolidi la sua presa sulla stanza dei bottoni del paese. La «spoliazione» è un processo ben più lungo della vestizione e, francamente, non ci sono molte speranze che si vada oltre gli slogan di questi giorni gridati perlopiù da chi ne sta beneficiando: metà parlamentari, metà indennità, basta doppie pensioni, ridurremo gli enti locali. Pur con il fardello di questo costo sociale che non ha eguali in Europa dovremmo cercare di voltare pagina e puntare al futuro.
enio
Questo forse spiega perché la politica si sta sempre più distaccando dalla società reale. Spiega anche perchè le nostre politiche industriali sembrano ispirate allo schiavismo a danno del più povero. Una domanda: visto che sarà difficile che le cose cambino attraverso una nuova primavera (non si è mai visto un plotone di anziani fare una rivoluzione)... non è ora di calcolare quando l'anagrafe ristabilirà gli equilibri? Cosa faremo a quel punto? Avremo ancora i nostri giovani disponibili o questi saranno in giro per l'Europa come cittadini altamente formati e preparati a lavorare per altri paesi?
RispondiElimina"da qui se ne vanno tutti." "non siete stati voi."
RispondiEliminaDue canzoni di Caparezza.se non sbaglio i titoli... Consiglio agli over 60 di cercarle su internet ed ascoltarle bene, riassumono bene lo stato d'animo dei giovani italiani. E' ora di avere una politica lungimirante e non solo del giorno dopo. Sono decenni che sembra tutto un'emergenza. Le riforme non arrivano... perchè il sistema è corrotto. E' un sistema tale che attrae solo corrotti. Come è possibile avere le tasse della finlandia e wellfare di questo tipo? con un debito tale? Vogliamo svegliarci?
Certo siamo in mano a un branco di rinc.... egoisti. Gente con le cellule grigie usurate, poco fisico e poca energia che sta andando in decomposizione. Il frutto delle loro fatiche è una Italia che va in decomposizione come loro, sempre più piena di acciacchi e grinze, con problemi di memoria, che va lenta, guarda al passato e non ha un futuro. L'Italia senile, da ospizio è la foto della sua classe dirigente.
RispondiEliminaBerlusconi, Prodi, Napolitano.... giovani niente! a meno che non sei giovane e bella, in una sola parola BONA e amica di qualcuno che conta!
RispondiEliminaNon penso sia solo un problema di anagrafe... il vero problema è che non solo la maggioranza di chi ha potere è vecchia, ma è vecchia anche nel modo di pensare. E' questo il vero dramma nazionale.
RispondiEliminaCiao Enio, sono nel port sbagliato per contenuto, ma non hai una mail e quindi ti lascio qui il mio commento, per prima cosa grazie per essere passato da me, non siamo poi così lontani, hai notato?...questo vuol dire che qualche preparazione te la potrò anche far assaggiare di persona!!!
RispondiEliminaHo capito che un Soffio ti ha portato da me!
ciao loredana
Hai ragione, troppi vecchi nei posti che contano. Per quanto riguarda i costi, temo non ci saranno tagli eclatanti e questo ci porterà alla rovina.
RispondiEliminaUn abbraccio e buona giornata!
Il massimo è stata la nomina a presidente della siae di Gianluigi Rondi, 90 anni. Ma lo fanno apposta? Secondo me sì.
RispondiElimina@Loredana
RispondiEliminasi proprio un Soffio mi ha portata da te... comunque sei sempre la benvenuta
my mail is : a_madras@yahoo.it
@lorenzo
RispondiEliminaMa ci si accorge solo ora di questo problema? In Italia l'innovazione nelle aziende, nella politica ovunque viene "fatta" da persone che hanno quando va bene 60 anni. Nulla contro l'esperienza che serve ma se non si aprono le porte anche dei vertici ai giovani finiamo contro un muro..e ci siamo vicini. Succede anche nel privato. Questo è ancora piu' grave.
Con tutto il rispetto per gli anziani, penso che nei posti decisionali sia indispensabile non solo l'esperienza ma anche elasticità mentale, capacità di adattamento e rapidità nell'effettuare delle scelte, doti non certamente tipiche degli ottantenni di cui il nostro paese sembra non poter fare a meno.
RispondiEliminaNon si cresce, non si innova, non si tiene assieme la società se non si pensa ai giovani e se le nostre politiche sociali sono rivolte solo a chi è già inserito nei diversi contesti, a chi ha un ruolo stabile nella società.
RispondiEliminae poi, quando un cosiddetto giovane viene cooptato da qualche cariatide trattasi sempre di finti-giovani (ossia giovani solo per questioni anagrafiche) dalle idee e dai metodi talmente vecchi e conservatori da far rimpiangere gli anziani; basta dare un'occhiata al nostro consiglio provinciale, ai sindacati, alle fondazioni, ai cda e così via...
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