2.8.16

Chieti - Gli «sfruttati» erano italiani


Potremmo definirlo un segno della crisi e della globalizzazione insieme; di quel percorso fatto anche di superamento delle barriere protezionistiche e delocalizzazione della produzione che purtroppo sembra portare soprattutto sfruttamento - questo sì senza regole - e ulteriore povertà al posto del benessere sbandierato dai promotori del processo. Come interpretare altrimenti la scoperta dell’ennesimo laboratorio clandestino cinese, attivo in questo caso nella bassa Valcamonica, nel quale i dipendenti più numerosi non erano orientali ma cittadini italiani impiegati in una linea di confezionamento? 

@enio

2 commenti:

  1. Questo dovrebbe far capire, a chi sblatera di stranieri e immigrati, che non è una questione di colore della pelle, di origini o di cultura... ma di "sistema"!

    Ciao Enio.

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  2. Ciao Enio.
    Concordo con Carlo ed aggiungo...davvero non si conoscono altri che fanno ciò?

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