Oggi io vedo la politica e la gestione del potere molto più debole rispetto al passato. Lì vi era la forza delle idee e tale forza generava stimolo al dibattito, al convincimento. Oggi prioritario è il mantenimento del potere e perciò l’idea, ogni idea, è in sè pericolosa, dato che non a tutti piace. E quindi non esistono più le idee buone o cattive, ma le persone buone (funzionali al mantenimento dello status quo) e le persone cattive (che possono metterlo in discussione). Se la persona “cattiva” ha un’idea buona, questa diventa automaticamente cattiva.I giovani sanno che non possono e non potranno trovare spazio. La competenza e la cultura non sono considerate una qualità, ma per certi versi un problema, perché mettono in discussione, cercano nuovi percorsi, rompono gli schemi… In questo percorso, la coesione sociale che ha caratterizzato la nostra società, si è così via via trasformata in una sorta di collusione sociale. Il potere richiede consenso, ma la degenerazione del potere, e soprattutto la sua attuale debolezza assoluta, richiede collusione. E questo è molto pericoloso per la società, sia nel presente, sia in prospettiva futura.La collusione sociale crea dipendenza, crea assuefazione, fa ritenere normali comportamenti che non lo sono affatto. Genera il voto di scambio (talvolta inconsapevole) e soprattutto è basata sul pensiero breve, corto, senza alcuna prospettiva. Si gestisce giorno per giorno. Ma alla fine si rischia di ritrovarsi soli in mezzo al mare, senza alcuna prospettiva, con la barca che fa acqua e soprattutto senza avere a bordo quei giovani bravi che potrebbero rappresentare il futuro, ma che hanno capito in tempo che per loro l’Italia è un paese dove trascorrere solamente le vacanze.
@enio
La politica basata sull'emotività porta consensi, mai risultati?
RispondiEliminaVolevo dire: ma i risultati?
RispondiEliminaL'italiano è diventato volubile, quello che gli andava bene ieri oggi gli fa arricciare il naso.Vorrebbe subito andare a rivotare sperando in un miracolo.Oggi chi fa politica lo fa per mestiere, soldi facili e sicuri, bei vestiti e videate in TV
RispondiEliminasoldi facili e sicuri che però vanno ad aumentare l'enorme debito creato in maniera disonesta dalle generazioni precedenti che largheggiavano nelle spese anche senza entrate
RispondiEliminaPrima O poi svalutavi e risolvevi i problemi (era facile governare e rubare)con le esportazioni, oggi è un può più difficile. oggi se guardi alla TV, rubano senza vergogna, corrompono per farsi eleggere, fanno voto di scambio per poter fare i politici e vivere al TOP. La politica e i politicanti oggi non è niente affatto onorevole è soltanto una cosa sporca.
EliminaLeggo ciò che scrivi in risposta ai blog e debbo considerare che non te ne va bene una. Capisco che le mie idee possano essere da te ritenute privi di logiga, ma che l'articolo sia scritto in maniara sgrammaticata mi pare un pò troppo. Comunque è una tua idea e io rispetto tutte le idee altrui e qualche volta mi batto affinchè vengano queste vengano tenute in considerazione anche se non le condivido minimamente. Mi permetto di dire che dal confronto da me fatto con i politici di ieri e quelli di oggi non c'è nessun termine di paragone. Sulla politica di ieri e di oggi e su come veniva fatta io naturalmente preferivo quella di ieri. detto ciò io ti auguro una buona giornata.
RispondiEliminaUn Paese fermo. In panne. Nel secondo semestre di quest’anno, per usare una metafora statistica, i motori dell’azienda Italia si sono fermati. Crescita zero, recita il verdetto dell’Istat. Ma non è affatto un incidente di percorso. Sono cinque trimestri, infatti, che il Pil italiano è affetto dalla sindrome dello «zero virgola». O, addirittura, del segno negativo. Tecnicamente, gli economisti la chiamano «stagnazione». E, se accompagnata dalla dinamica molto lenta dei prezzi, rappresenta l’anticamera della recessione. I sintomi ci sono tutti. Il calo degli ordinativi industriali. Il rallentamento dell’export. La forte frenata delle macchine utensili, tradizionale punto di forza della nostra manifattura. Senza contare, poi, i venti di crisi che arrivano un po’ da tutti i Paesi del Vecchio continente, che non lasciano presagire nulla di buono.Insomma, occorrerebbe una terapia d’urto, una svolta nelle politiche economiche, con l’obiettivo prioritario di rilanciare, finalmente, gli investimenti e consumi magari riducendo le tasse. Quasi un miraggio per un Paese che si ritrova un debito pubblico da record e che, con la prossima legge Finanziaria, dovrà trovare più di 23 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva. Invece, nel giorno in cui l’Istat certifica la crescita zero, a Palazzo Chigi va in onda l’ennesimo scontro nel Consiglio dei ministri, con la riunione prima sospesa a tempo indeterminato e poi riavviata. Ma con scarse o nulle possibilità di una tregua duratura fra i due azionisti di maggioranza dell’esecutivo. L’esatto contrario di quello che servirebbe al Paese per tentare, almeno, di risalire la china.
RispondiEliminaCaro Signore / Signora,
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