È americano, ha il figlio in vacanza in Italia insieme
con un amico, figlio e amico sono in prigione per un omicidio feroce, undici
coltellate a un carabiniere, un delitto che in America comporta la condanna a
morte, arriva qua e le prime parole che rilascia nelle interviste sono:
«Speriamo che mio figlio non l'abbiano bendato». Ma non dovresti sperare, prima
di tutto, che tuo figlio non sia un assassino? Che sia innocente? Questa per
lui non è una speranza, è una certezza: «Sono assolutamente certo
dell’innocenza di mio figlio». Eppure anche suo figlio è in carcere, anche lui
è sospettato di aver partecipato all’omicidio. Ma il padre non ci crede. Il
padre è come tutti i padri, come tutti noi: tutti noi crediamo che i nostri
figli siano, fuori di casa, esattamente come sono in casa. Invece i figli
cambiano. Svincolati dal controllo paterno-materno, si scatenano. Sono
irriconoscibili. I nostri figli sono quel che sono quando sono fuori del nostro
controllo. Quindi, per esempio, quando sono in vacanza. Specialmente se è una
vacanza all’estero. Se fan uso di qualche droga - e la famiglia è l’ultima a
saperlo - procurarsela all’estero, in una città che non conoscono e in una
lingua che non conoscono, gli dà l’idea, eccitante e barbarica, di tuffarsi in
una giungla. Stiamo tutti cercando di capire perché uno di questi ragazzi
americani si fosse portato da casa un coltello da marine, lungo 17,7
centimetri. Io non trovo altra spiegazione se non quella che entrare in una
piazza della droga è come entrare in un covo di animali, devi difenderti. Credo
che anche questi padri americani dovrebbero porsi la domanda: «Perché nostro
figlio fa un volo transcontinentale portandosi dietro un'arma bianca da
assalto?». Anche noi italiani, se arrestano nostro figlio in America con una
baionetta in tasca, corriamo là, ma la domanda che ci tormenterebbe dovrebbe
essere questa: «Comprava droga? Era armato? Chi è?». Chi sono i nostri figli? È
la domanda più difficile che possa capitarci. Viviamo con loro, ma questo non
vuol dire che li conosciamo.
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I genitori dei tossicodipendenti sono persone sconfitte, cercano di allontanare la responsabilità da se stessi.
RispondiEliminaCol passar degli anni i giovani e le donne si son presi la responsabilita' del proprio futuro. I metodi educativi non sono piu' standardizzati, ognuno e' artefice del proprio futuro in parole povere si sono liberati
RispondiEliminaCaro Signore / Signora,
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Sottoscrivo per intero il commento di Sara.
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