Anche quest'anno, a novembre, esattamente il 24, ho guadagnato, come mi scriveva il fratellino in una SMS alle 8 del mattino, un anno di più. Ho finito quindi di consumare il 62 esimo e ho incominciato a mangiarmi i primi 4 giorni del 63 esimo. Son contento perchè non me li sento proprio anche se ho messo su qualche chiletto in più e ogni giorno che passa mi riprometto di fare una dieta... L´anno che sta terminando porta con sé, rafforzandolo, anche l´ultimo dato demografico, che ho letto su Internet in questi giorni, sulla popolazione italiana. Pare che su 100 persone, siamo in 40 oltre i 50 anni e 20 quelli sopra i 65. È un dato non disperante, ma di speranza. Anche perché sono 20 i giovanissimi, 10 bambini e 9 gli adolescenti, per i quali dobbiamo saper salvaguardare e progettare la città futura. Non prendo in considerazione i rimanenti 40, compresi nell´età di mezzo tra i 20 e i 40 che, prevalentemente presi dai pensieri di sistemazione economica, di sesso e sentimenti, di matrimoni e separazioni, di affermazioni sociali varie, hanno tante di quelle gatte da pelare che è bene non affidare loro troppo in tema di progetti collettivi. Che pensino a se stessi, che basta e avanza. Quindi "Largo ai giovani". Questa è una frase abbastanza ipocrita, in contraddizione con una società che sta rendendo loro la vita abbastanza difficile, motto di chi vuol derogare dalle proprie responsabilità di timoniere. Chi invece meglio delle persone con più di mezzo secolo di storia è prezioso per lo sviluppo della società futura ? Gli anziani hanno una qualità che li rende ineguagliabili: la forza del carattere. Io parlo per partito preso, ma se riflettete un po, vi accorgete che è proprio così. Per intenderci, la lingua inglese, che ho tanto amato e che mi causava anche numerose sofferenze estive quando non c´erano i debiti scolastici, oggi ci offre uno spazio concettuale significativo per iniziare una riflessione seria sulla vecchiaia. In inglese la domanda sull´età è notoriamente formulata con «how old are you?», quanto vecchio sei tu? E la cosa messa in questo modo rende evidente la qualità e lo spessore tra chi è di appena sette anni vecchio e chi invece può vantare settantasette years old. La bilancia della credibilità e dell´esperienza pende immediatamente dalla parte del secondo. Per altro "vecchio è bello" è un concetto che non può sfuggire in terra teatina, terra di viti e vitigni pregiati, nonostante l'ENI voglia al loro posto impiantare le sue puzzolentissime raffinerie del greggio estratto dalle piattaforme al largo di Ortona. La nostra è anche terra di sommelier che del vino apprezzano "la forza del carattere" e quella robustezza che solo il passar degli anni dona con pienezza. Che cosa dobbiamo intendere per forza del carattere? Il carattere è una dimensione della persona che va oltre la specificità dei pregi e dei difetti, va oltre l´idealità e le pulsioni. Noi parliamo di carattere anche per quanto riguarda un bambino, un adolescente, un giovane, ma sappiamo che si tratta sempre di carattere in formazione. Perché è col tempo e solo col tempo che si forma il carattere. Il tempo è il medium essenziale del nostro carattere. Noi sbaglieremmo se pensassimo le forze produttive in modo riduttivo, come quelli che si alzano al mattino e vanno al lavoro, e per proseguire con la metafora del vino, quelli, pur indispensabili, che coltivano l´uva e la trasformano in vino imbottigliato. Una forza produttiva indispensabile è il tempo. Il tempo che porta l´anno a concludersi e l´uomo a morire, ci offre anche il momento o meglio la fase che è stata sottolineata come quella della forza del carattere. Il carattere è una dimensione che va oltre, dicevo, le qualità e i difetti, che va oltre la moralità e la volontà, il carattere, come determinazione ad essere se stessi, acquisisce sapore proprio col tempo. Il carattere è ciò per cui un vecchio corrisponde sempre più all´immagine che aveva di sé da giovane e da adulto. È ciò che dà autorità anche senza potere. È ciò per cui una persona anziana sa andare controcorrente, sa rischiare di offendere per difendere valori importanti. Un vecchio sa dare valore ai contenuti innocenti di un bambino contro i pragmatismi propri della generazione intermedia degli adulti. "Trascurando i vecchi, impediamo l´evoluzione della specie umana. E continueremo a impedirla finché non riconosceremo che il carattere invecchiato è in grado di proteggere la civiltà dalla sua stessa frenesia predatoria e distruttiva... prima di andarsene i vecchi vogliono assicurarsi che il patto di reciproco sostegno tra gli esseri umani e tra gli esseri e la natura duri anche dopo di loro". Dopo i tanti inviti ad ascoltare i giovani, ecco, questo è l´invito a non considerare la vecchiaia come il diluvio universale, ma una ulteriore opportunità che la natura della società e della vita ci offre. Io come dicevo sono di parte, quindi voi regolatevi come credete...
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Vorrei proporti una considerazione sui "giovani" e sul "nuovo", prendendo spunto anche da una affermazione del senatore Tonini in merito al fatto di essere ritenuto "nuovo" a 47 anni! È un fatto che, in Italia, si riscontri una egemonia dei 55-70 enni. Un esempio è sotto gli occhi di tutti: i contendenti a Palazzo Chigi raggiungevano in due quasi 140 anni! Entrambi hanno a lungo parlato di futuro, sviluppo, pace, famiglia, scuola, ricerca, lavoro, imposte e pensioni. Ma chi più di un "giovane" sui 30-45 anni ha il diritto/dovere a pensare e agire affinché si progetti un futuro migliore per sé e i propri figli? A volte ho l'impressione che i "vecchi" facciano fatica a fidarsi dei loro "figli".
RispondiEliminaappoggio in pieno il commento di tella ......
RispondiEliminaspesso mi sono trovato a "combattere" con persone che, andate in pensione, fanno i consulenti ... un disastro. Nel mio lavoro dove il PC ormai è LEGGE non mi puoi dare consigli con la matita........ ad ognuno il suo e ogni epoca va vissuta in quanto tale...........
buon complenanno .....
@bruno
RispondiEliminagrazie per gli auguri e il tuo commento!
Sono capitata in questo Blog per caso. Cercavo analisi su olio di oliva e ho trovato questo blog che metterò nei preferiti: è caruccio. Faccio un commento a questo post. Anche io non sono giovane, solo qualche anno meno del blogger. Io credo che questa società non dia spazio a nessuno. Neé ai giovani né ai vecchi. Nonc 'è considerazione per la "persona" fondamentalemente, ma solo per quanto "vali" in senso economico, quanto sei "maneggione" e riesci a farti largo nella società. Basta vedere come è trattata la scuola e la cultura in generale. Meno la gente conosce, meno cultura c'è e più chi traffica più allargarsi. Non credo di possa generalizzare: vecchi, giovani. Ci sono persone che hanno accumulato ricchezza di espereinza e possono dare e insegnare ai giovani, ma altrettanti giovani possono far imparare cose nuove ai vecchi. Occorre che ci sia la volontà di un reciproco ascolto. Poi vorrei esprimere un grido di allarme in una società che nega il lavoro ai giovani, sta aumentanto una generazione di 50enni, cassaintegrati, in mobilità, disoccupati, con famiglia ancora da mantenere e con nessuno che più li assume. Pochissimi ne parlano ma siamo in TANTI!!! Con esperienza, con lauree, con buoni stipendi... tutto finito nelle code e nei collqui degli uffici di collocamanto o delle ditte di lavoro interinale.
RispondiEliminaPaola