Il periodo “dell’allegria per forza” era verso febbraio, andava dal giovedì grasso al martedì successivo. Erano sei giorni “d’allegria”, si sentiva molto il carnevale all’epoca della mia giovinezza. Quello che ricordo con maggior nostalgia sono i travestimenti. Ci si vestiva con stracci raccattati in soffitta, vestiti degli adulti smessi da anni, impolverati. L’esito era veramente buffo, sembravano tutti dei nani stravaganti. Chi aveva la gonna troppo lunga, chi indossava giacche troppo larghe, ma la vera comicità nasceva dai cappelli che coprivano il viso tanto erano larghi e non era raro veder qualche ragazzino cadere perché completamente accecato. Il trucco faceva il resto. Gote che sembravano lampioni rossi, labbra degne dei capolavori di film dell’orrore, nasi viola per dar l’idea degli ubriaconi, insomma era una vera baldoria di colori, di stracci e di tante risate, le belle, innocenti, spontanee risate dei bambini. Cosparsi di coriandoli, tutti assieme, s’andava di casa in casa e vi assicuro che non scocciavamo, ci aspettavano, ci regalavano qualche dolce e si sbellicavano dalle risate. L’unione faceva la forza, andavamo in giro senza vergogna, eravamo la “band de la Madonne de la Vittorie”. Anche mio padre sentiva molto “il carnevale”. Tutte le associazioni organizzavano feste danzanti, soprattutto il sabato grasso era proprio il momento clou. Gli anni del dopoguerra avevano fatto germogliare nella gente la voglia di vivere e di stare assieme. Oggi è tutto più ghettizzato, più squallido, ognuno pensa per sé. La caratteristica delle feste di allora era riuscire a divertirsi anche con poche cose. Bastava un locale grande, una fisarmonica, un violino e una batteria, ettolitri di vino, birra, qualche panino. Ho ereditato l’amore per la musica da balera da mio padre, da mia madre l’emozione per l’opera lirica. Il sabato grasso d’ogni anno era una battaglia estenuante. Mio padre voleva portarci a ballare nel locale dei dopolavoristi, la mamma non voleva, io non sapevo più da che parte stare. Qualche rara volta lei accettava, ero al settimo cielo, andavamo tutti a divertirci come le famiglie normali. Entravamo in quella specie di gabbia di matti verso le diciotto. Ballavano tutti. Ballavano anche i bambini e ballavo anch’io. Il ricordo di quelle serate mi ha accompagnato nel tempo. Ogni volta che sono entrato in una discoteca o balera mi sono sentito ancora bambino. Ancor oggi mi rivedo abbarbicato a qualche tavolino, sfinito, una gran voglia di dormire e mio padre che non ci permetteva d’andare via. Appoggiavo le braccia sul tavolo, sulle braccia appoggiavo la testa e cadevo in “letargo”. Non sentivo più niente, il fracasso era la ninna nanna. Mi risvegliavo per andare a casa, sentivo mia madre brontolare che non sarebbe più andata da nessuna parte assieme ad uomo che non capiva niente, bastava bevesse un po’ di vino e non capiva un accidente, diceva lei, stanca morta...
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Se pensi che adesso per vedere i carri sfilare a Francavilla spendi 5 euro a testa ! Un pò le cose sono cambiate
RispondiEliminaGUS
Si stava meglio quando si stava peggio, eh?
RispondiEliminaHo ricordi tristi del carnevale da bambino.
RispondiEliminada me è ancora una festa e i bambini si vestono per carnevale con i vestiti più disparati e accompagnati dai genitori, alcuni di loro vestiti per carnevale pure loro, marciano dalle 13,30 circa verso la piazza principale del paese per riunirsi nella piazza del paese, nel cortile della biblioteca, del Palazzo Sardagna, dove sono attrezzati 10 pentoloni di alluminio che cuociono degli gnocchi di patate che vengono poi venduti e mangiati insieme a dell'ottimo Teroldego... c'è la banda che suona e qualcuno si ferma anche a ballare... c'è la ruota della fortuna che distribuisce regalini ai bimbi che hanno comperato il biglietto... il divertimento si protrae fin verso le 18... poi tutti a casa.
RispondiEliminaRiuscire a divertirsi anche con poche cose, sembra proprio impossibile.
RispondiEliminaAnch'io ho nostalgia delle cose semplici e sentite, delle feste paesane che coinvolgevano tutti grandi e piccini.
Oramai non si divertono più neanche i bambini poichè, per non sciupare i loro impeccabili costumi, sono costretti all'immobilità.
Che pena mi fanno!
Ciao
Rosa
Buon martedì grasso!
RispondiElimina@evergreen
RispondiElimina..è una gioia vedere come i bambini si divertono in queste occasioni!
un ringraziamento particolare a tutti quelli che gratuitamente lavorano per la riuscita di queste manifestazioni!
non so il carnevale, assieme a capodanno, mi mettono tristezza... sarà che da piccolo mi sono vestito da Little John
RispondiEliminasaluti
...qui ad acireale il carnevale è una vera festa cittadina molto sentita
RispondiEliminanon amo il carnevale ma questo è un bel ricordo
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