I cereali devono il loro nome a
Cerere, la dea romana dei campi, che secondo la leggenda, aveva insegnato agli
uomini a coltivare il grano. La parola cereale non attiene alla terminologia
botanica ma è un termine letterario che si riferisce a tutte le piante erbacee
che producono frutti, i quali macinati, danno farina. Una farina per fame pane
e altri cibi. I cereali in realtà appartengono alla grande famiglia delle
graminace. Una di quelle famiglie di
piante che l'uomo ha addomesticato per suo uso e consumo. Le graminacee più
importanti per uso alimentare sono il frumento, il Kamut, il farro, l'orzo,
l'avena e la segale, tutti strettamente imparentati tra di loro e contenenti
glutine, mentre riso, mais, miglio, e i cosiddetti pseudo-cereali come grano saraceno,
quinoa e amaranto non contengono glutine. Il glutine rappresenta la componente
proteica dei cereali ed è costituito da due proteine: la gliadina e la
glutenina, la prima ha una forma rotondeggiante, la seconda di tipo filiforme.
Lo scorrimento di queste due proteine l'una sull'altra determina l'elasticità
dell'impasto, caratteristica fondamentale per avere una buona lievitazione. In
altre parole, la morbidezza del pane, di una pizza o di una focaccia è
determinata dal fatto che le bolle di anidride carbonica che si sviluppano in seguito
all'azione dei lieviti, rimangono intrappolate nell'impasto grazie al glutine.
Da un punto di vista evolutivo i cereali sono entrati nella nostra
alimentazione in tempi estremamente recenti, tanto che non tutti ci siamo
adattati a questi alimenti «nuovi>. L'intolleranza al glutine e la reazione
di tipo autoimmune determinata da tale sostanza nel nostro corpo, che causa un
appiattimento dei villi intestinali, è nota con il nome di celiachia. Oggi
sappiamo che circa l'l % della popolazione è intollerante al glutine. In Italia
il numero dei celiaci dovrebbe ammontare a circa 600.000 unità. In realtà, in
Italia ci sono circa 175.000 celiaci diagnosticati, dunque per ogni persona a
cui tale malattia è stata riconosciuta, ce ne sono almeno 4-5 che non sanno di
esserlo. Molte volte negli adulti non sono presenti i classici sintomi di tale
malattia che riscontriamo nei bambini, quali: diarrea, dolori addominali,
ritardo di accrescimento o perdita di peso. Spesso negli adulti l'intolleranza
al grano è del tutto asintomatica oppure si manifesta con sintomi poco
riconducibili all'alimentazione, quali: un'anemia importante, una dermatite,
afte in bocca, affaticamento, per giungere talvolta a irregolarità mestruali,
sterilità o facile abortività. Talvolta la celiachia si associa ad altre
malattie autoimmuni, come la tiroidite, l'artrite reumatoide, la fibromialgia,
o il diabete di I° tipo. L'unica possibilità di cura, per evitare ulteriori
complicanze, è l'astensione assoluta dai prodotti contenenti glutine. Negli
ultimi dieci anni sta emergendo un fatto nuovo, un sempre maggior numero di
persone afferma di sentirsi decisamente meglio quando non assume alimenti
contenenti glutine. Secondo studi rècenti, in effetti, circa un 5% della popolazione
soffre di «gluten-sensitivity», che potrémmo tradurre con una «ipersensibilità
al glutine». Fino a pochi anni fa i gastroenterologi tendevano a liquidare
numerose forme di disturbi digestivi o intestinali come un problema di «colon
irritabile», spesso su base emotiva. Oggi si ipotizza che sia forse la
gliadina, una delle due componenti del glutine, che irrita l'apparato
digerente. Nella pratica clinica i casi d'ipersensibilità al glutine, sono in
aumento esponenziale ed in molti casi l'unica possibilità di fare diagnosi non
può che procedere con una dieta d'esclusione. Spesso bastano un paio di
settimane con dieta priva di glutine perché il paziente avverta un rapido ritorno
al benessere. Che il consumo di alimenti gluten-free stia aumentando in maniera
esponenziale lo conferma il fatto che, mentre una volta questi prodotti erano
relegati in farmacia, oggi interi scaffali di supermercati hanno in bella
mostra. alimenti senza glutine. La conferma dell'aumento deciso del consumo di
prodotti senza glutine ci arriva dall'Istat, che ha deciso di inserire nel suo
«paniere» 2015 anche la pasta senza glutine, tra i cibi usati come indicatori
dell'inflazione. Questo moltiplicarsi di vendite di questi prodotti, ancora
carissimi sul mercato italiano,testimonia il fatto che il problema dell'ipersensibilità
al glutine è un problema reale perché la gente è disposta a spendere molto pur
di star meglio, non solo in termini economici ma anche personali perché
un'alimentazione priva di glutine limita talvolta anche la vita sociale di chi
la segue. A questo punto sorge inevitabilmente una domanda: perchè negli ultimi
10 anni questo problema è esploso in maniera così eclatante? Come stanno
cambiando le farine tratte dal frumento? Sarà forse perché, pur di avere pane e
prodotti da forno sempre più soffici abbiamo selezionato varietà di frumento
più ricche di glutine? Che, cos'altro stanno cambiando?
@enio
se tutti i celiaci si riunissero in un partito poterebbero contare su un buon 10% tra loro ed i loro famigliari, così poterebbero influenzare il governo per porre fine al solito sfruttamento dei guai altrui.
RispondiEliminaCome è possibile che mezzo chilo di pasta (farina di mais e riso) costi da 1,5 euri del discount ai 3 e passa dei luoghi più signorili?
Lo stesso dicasi per i neonati, i lattanti per il loro latte in polvere e tutti gli altri accessori di consumo.
Solo se si riuniscono in un partito possono contare qualcosa, qui,
da noijos,
in thajja
Il "celiaco" deve fare una dieta senza glutine e deve seguirla per tutta la vita, per poter guarire completamente da tutti i disturbi. Se si astiene dall'assumere glutine con la dieta sta bene ma i disturbi si ripresentano se nella dieta lo si reintroduce.
EliminaLa legge n. 123 del 4 luglio 2005 “Norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia” prevede che, su richiesta degli interessati, nelle mense di scuole, ospedali e mense annesse alla Pubbliche Amministrazioni vengano somministrati pasti senza glutine.
Il Servizio Sanitario Nazionale prevede l’esenzione dal pagamento del ticket per le prestazioni sanitarie necessarie alla diagnosi della celiachia. Tale diritto viene riconosciuto dall’Azienda sanitaria locale di residenza dell’assistito.
Per ottenere l'erogazione gratuita dei prodotti senza glutine è necessaria l'attestazione, da parte di un centro ospedaliero di riferimento, della diagnosi di celiachia
Ne parlavo proprio oggi con due cugine che ne sono affette. Questa diffusione in effetti è strana, probabilmente stiamo importando grano dall'est Europa più pesante rispetto al nostro. Oltre al trattamento di cui parli tu
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