3.8.19

I nostri figli, questi sconosciuti

È americano, ha il figlio in vacanza in Italia insieme con un amico, figlio e amico sono in prigione per un omicidio feroce, undici coltellate a un carabiniere, un delitto che in America comporta la condanna a morte, arriva qua e le prime parole che rilascia nelle interviste sono: «Speriamo che mio figlio non l'abbiano bendato». Ma non dovresti sperare, prima di tutto, che tuo figlio non sia un assassino? Che sia innocente? Questa per lui non è una speranza, è una certezza: «Sono assolutamente certo dell’innocenza di mio figlio». Eppure anche suo figlio è in carcere, anche lui è sospettato di aver partecipato all’omicidio. Ma il padre non ci crede. Il padre è come tutti i padri, come tutti noi: tutti noi crediamo che i nostri figli siano, fuori di casa, esattamente come sono in casa. Invece i figli cambiano. Svincolati dal controllo paterno-materno, si scatenano. Sono irriconoscibili. I nostri figli sono quel che sono quando sono fuori del nostro controllo. Quindi, per esempio, quando sono in vacanza. Specialmente se è una vacanza all’estero. Se fan uso di qualche droga - e la famiglia è l’ultima a saperlo - procurarsela all’estero, in una città che non conoscono e in una lingua che non conoscono, gli dà l’idea, eccitante e barbarica, di tuffarsi in una giungla. Stiamo tutti cercando di capire perché uno di questi ragazzi americani si fosse portato da casa un coltello da marine, lungo 17,7 centimetri. Io non trovo altra spiegazione se non quella che entrare in una piazza della droga è come entrare in un covo di animali, devi difenderti. Credo che anche questi padri americani dovrebbero porsi la domanda: «Perché nostro figlio fa un volo transcontinentale portandosi dietro un'arma bianca da assalto?». Anche noi italiani, se arrestano nostro figlio in America con una baionetta in tasca, corriamo là, ma la domanda che ci tormenterebbe dovrebbe essere questa: «Comprava droga? Era armato? Chi è?». Chi sono i nostri figli? È la domanda più difficile che possa capitarci. Viviamo con loro, ma questo non vuol dire che li conosciamo.

4 commenti:

  1. I genitori dei tossicodipendenti sono persone sconfitte, cercano di allontanare la responsabilità da se stessi.

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  2. Col passar degli anni i giovani e le donne si son presi la responsabilita' del proprio futuro. I metodi educativi non sono piu' standardizzati, ognuno e' artefice del proprio futuro in parole povere si sono liberati

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  4. Sottoscrivo per intero il commento di Sara.

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